Tiger King, lo show Netflix del momento ha creato la nuova stella Joe Exotic, ma i fan non si preoccupano del destino delle tigri in cattività.
Lo scorso 20 marzo Netflix ha rilasciato la docu-serie Tiger King, diventata una delle più popolari della piattaforma, tanto che la società di distribuzione avrebbe promesso ai fan nuovi episodi inediti.
Perché tanto successo?
Da sempre i documentari Netflix sono amati dal pubblico, ma mai si era assistito a un fenomeno simile. Il segreto di Tiger King sta essenzialmente nell’eccesso dei suoi personaggi, primo fra tutti Joe Exotic. Allevatore di tigri eclettico e unico nel suo genere, si mostra impavido con i felini che accarezza come gattini davanti ai visitatori del suo zoo in Oklahoma. Con il suo inconfondibile mullet biondo e i piercing da duro diventa il simbolo della lotta bifolca contro gli animalisti, in particolare contro Carole Baskin, fondatrice del santuario Big Cat Rescue. Da questo momento Joe e la sua acerrima nemica cominciano una battaglia a colpi di minacce sui social, azioni legali e strategie di guerra degne di una versione country del Trono di Spade.
La questione dei grandi felini
I grandi felini sono la ricchezza e il movente per i protagonisti di queste vicende, ma la loro tragedia fa solamente da sottofondo a quella umana. È chiaro fin da subito come non siano considerati esseri viventi, ma come trofei da mettere in mostra e far accarezzare ai visitatori, per poi sbarazzarsene una volta ammalati o invecchiati, creando vere e proprie fosse comuni negli angoli più remoti del parco. Proprio per questo Joe Exotic è finito dietro le sbarre nel 2017, incriminato non solo per maltrattamento e traffico illegale di animali esotici, ma anche per il tentato omicidio di Carole Baskin. Eppure nessuno sembra preoccuparsi del destino delle oltre 200 tigri, ora in mano al socio Jeff Lowe, il quale sostiene di aver avuto visite record allo zoo grazie a Netflix. Nel frattempo inoltre, si sono aperte petizioni per scarcerare Joe, considerato “incastrato” a beneficio della concorrenza.
La domanda a questo punto sorge lecita: perché ci si preoccupa del carnefice e non delle vittime? Negli USA si stimano tra le 5000 e le 10000 tigri in cattività, disseminate tra zoo e giardini privati, mentre in natura rimarrebbero solamente 4000 esemplari. Dati sconcertanti che, uniti all’inaudita indifferenza mostrata dagli spettatori dello show, lasciano spazio a uno scenario tragico per il destino di questi maestosi e affascinanti animali. Intanto dal carcere un Joe in isolamento per il covid-19 si dichiara pentito e pronto per una collaborazione con la PETA. Chissà se anche i suoi seguaci, costretti in casa dalla quarantena, riusciranno a comprendere cosa significhi essere privati della libertà.
Anna Barale