Ancora nel 1980 la Cia non voleva omosessuali fra i suoi agenti. Con ogni probabilità temeva che, se scoperti, potessero essere ricattati da servizi di intelligence ostili. Naturalmente, se gli omosessuali fossero stati apertamente tali, nessuno avrebbe potuto ricattarli e il problema si sarebbe risolto da sé – ma tant’è, magari i tempi non erano ancora maturi per nessuno. L’agenzia faceva quindi di tutto per individuarli ed escluderli al momento dell’assunzione o, se era il caso, anche dopo. Il difficile era riconoscerli, soprattutto riconoscere quegli omosessuali più sofisticati che certo non vengono in ufficio “con gli occhi truccati o profumati di My Sin Lanvin” – ma piuttosto conducono una vita “normale” impeccabile.
Ecco allora un manualetto di poche pagine dattiloscritte per gli intervistatori dell’ufficio personale, per spiegare loro il vocabolario, i misteri e i trucchi del mondo gay (che si tratti solo di maschi sembra scontato, un accenno alle “lesbiche” è molto laterale). Ne traduco solo poche righe che esplicitano vecchi e nuovi stereotipi e anche, mi sembra, qualche feeling di ammirazione e invidia. Secondo gli autori, se guidi un’automobile straniera? Sei pulito e ordinato in casa e puntuale in ufficio? Sei intelligente e interessante? Mmmm, gatta ci cova.
Il testo, datato 21 aprile 1980, è stato reso disponibile nel 1999 tramite il Freedom of Information Act e può essere letto qui, nell’ archivio elettronico della Central Intelligence Agency.
Uno degli errori più comuni fatto dalle persone normali è la convinzione che sia possibile riconoscere un omosessuale a prima vista. E’ la stessa cosa che riconoscere un comunista. Il nostro soggetto ha un problema mentale o emotivo piuttosto che fisico. Non c’è modo di riconoscere un omosessuale.
L’omosessuale ha un problema. […] Riconoscere l’esistenza del problema e conviverci richiede certi aggiustamenti e certe coperture nella vita quotidiana dell’omosessuale di classe superiore che è il soggetto che qui ci interessa. Pochissimi dipendenti vengono al lavoro con gli occhi truccati o profumati di My Sin Lanvin. Questo tipo di omosessuali, non c’è bisogno di dirlo, raramente arriva fino all’intervistatore dell’ufficio personale.
Il soggetto omosessuale è di solito considerato come un dipendente al di sopra della media. Lavora molto bene, è puntuale, rispetta l’autorità, è collaborativo e cordiale, è l’orgoglio dell’organizzazione. Nelle indagini sul suo carattere e sul suo background, non emergono mai informazioni negative da parte dei superiori o dei compagni di lavoro.
E tuttavia il nostro soggetto conduce una esistenza alla Jekyll-Hyde, sempre prudente, sempre consapevole che il suo “Mr. Hyde” potrebbe essere rivelato. Spesso usa una casella postale per ricevere posta dagli amici più fidati, mentre fatture, pubblicità, e lettere di parenti arrivano tranquillamente all’indirizzo di residenza. Spesso il suo numero di telefono non è nell’elenco. Fa shopping di persona, evitando quando possibile che fattorini o altri estranei gli vengano in casa. In genere usa l’automobile (preferibilmente straniera) solo nei weekend, di rado la usa per venire in ufficio.
Il nostro soggetto ha conoscenza intima di una vita totalmente sconosciuta al resto della società. Ha il suo linguaggio, i suoi costumi sociali. Reagisce con prontezza a certe parole, a certi comportamenti, a certe affettazioni nel vestire. Li riconosce istintivamente. Negherà la loro esistenza fino all’ultimo respiro. L’omosessuale ha “parole in codice” con cui fa l’esame a un nuovo conoscente. […]
Molti omosessuali di classe superiore trovano una sistemazione stabile di convivenza con altri del loro tipo. Ci sono molte meno possibilità di essere individuati, di avere guai con la legge, di rischiare rapine o ricatti. Se il nostro soggetto e lo “sposo” hanno molti vicini, è possibile che traslochino spesso. Se il quartiere è tollerante, mettono radici e godono al massimo i piaceri domestici. I padroni di casa spesso affittano volentieri agli omosessuali perché sono puliti, in genere tranquilli, interessati a tenere l’appartamento in buone condizioni, e affidabili dal punto di vista finanziario. L’omosessuale “felicemente sposato” non vuole guai con nessuno e si comporta di conseguenza. Ciò può ingannare un investigatore che conduca un controllo nel quartiere. Deve esser attento a qualcosa di più di una buona reputazione locale. […]
L’omosessuale è un individuo complesso, intelligente, interessante e confuso. Può non possedere tutti i tratti e caratteri menzionati qui sopra, ma certo ne avrà alcuni. E’ un uomo con un problema.
Arnaldo Testi