Three Billboards Outside Ebbing, dalla rabbia al perdono oltre gli stereotipi

 

Scritto e diretto da Martin McDonagh, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, in concorso alla Mostra di Venezia, possiede la densità di un grande racconto breve, genere letterario nel quale gli americani sono maestri.

La storia ambientata in una piccola cittadina del midwest ruota attorno al dolore, alla rabbia e alla sete di giustizia di una madre che ha perso sua figlia, stuprata e poi data alle fiamme. Il desiderio di vendetta la porterà a scontrarsi con lo sceriffo e i suoi vice, dando vita a un dramma pieno di umorismo che ha conquistato giornalisti e pubblico.




Three Billboards Outside Ebbing
Conferenza Three Billboards Outside Ebbing – Foto di Michele Lamonaca

In sala stampa il regista e la sua formidabile squadra di attori, composta da tre veterani del grande schermo come Frances McDormand, Woody Harrelson e Sam Rockwell, è stata accolta da un’ovazione. Protagonista assoluta della pellicola, nel ruolo principale di Mildred, Frances McDormand ha tenuto banco anche durante la conferenza di presentazione. “Mi ha colpito il doppio carattere del film, l’umorismo e la melanconia. Il copione è un eccellente esempio di letteratura. In Mildred ho visto un personaggio western. Quindi ho cercato personaggi iconici su cui modellarla, e ho trovato solo uomini. Mi sono ispirata a John Wayne. Ho usato la sua camminata. Lui ha resistito alla prova del tempo“.

Nella fase di studio della parte non sono mancate le discussioni tra lei e il regista. “Prima che iniziassero le riprese ho avuto la sceneggiatura, e leggendola ho pensato che essendoci parecchia differenza d’età tra madre e figlia, Mildred dovesse essere sua nonna. Poi mio marito ( Joel Coen ) ha detto: se Martin la vede così, stai zitta e fallo“. E così è stato. Buon per McDonagh, che ha avuto a disposizione un’attrice di indiscusso talento: “Frances ha tante abilità, ed è bravissima a trasformare la tragedia in umorismo”. Woody Harrelson, nei panni dello sceriffo Bill Willoughby invece non ha avuto dubbi: “Tutto era nella pagina, ma per ottenere un buon risultato bisogna astenersi dal giudicare l’eroe”.




Quella di McDonagh è una storia universale. Ma “l’obiettivo principale era quello di lavorare sulla classe operaia“. Senza per altro negare le caratteristiche western della trama. Anzi, “credo di aver visto elementi dello spaghetti western. Volevo anche usarne la musica”.

I critici gli hanno riconosciuto la capacità di creare personalità complesse, di grande forza. “La riuscita della storia sta nel trovare empatia con i personaggi, un grado di umanità in ognuno di loro“. Il che significa “vedere il razzista non solo come tale, ma trovare anche il perché delle sue convinzioni“. Ma “non è un film naturalistico, parlerei piuttosto di un realismo magico”, ha precisato Frances McDormand.

Three Billboards Outside Ebbing – Foto di Michele Lamonaca

A colpire, del film, sono stati i dialoghi mai superficiali e pronti a sondare l’animo dei protagonisti. “Ci siamo concentrati sulla verità delle situazioni”, ha spiegato McDonagh. Come il rapporto tra la madre e lo sceriffo: “mi piace che Mildred e Willoughby tengano l’uno all’altro nonostante entrino in conflitto”.

La gestazione per un’opera così brillante è stata parecchio lunga. “L’idea è nata 20 anni fa, quando viaggiando in autobus ho visto qualcosa di simile ai tre manifesti. Qualcosa di molto oscuro e di molto energico”, ha raccontato McDonagh. “Allora mi sono chiesto: chi può averlo fatto? Poi non ci ho pensato più per un po’, anche se l’idea continuava a circolare nella mia mente. Alla fine ho deciso che si trattava di una madre e la storia ha preso piede“.

Molti dei protagonisti di Three Billboards Outside Ebbing, Missouri hanno in cuore una gran rabbia. In alcuni casi servirà a raggiungere lo scopo, ma gli eventi saranno di aiuto per superarla. Secondo McDonagh “la rabbia non è l’arma migliore per affrontare i problemi, ma certe volte determina delle reazioni positive. Può essere anche una rabbia pacifista, non violenta. E per me il film comincia da questo sentimento ma finisce nel perdono”.




Three Billboards Outside Ebbing, Missouri: il film

Ebbing è una piccola cittadina del midwest . Mildred Hayes (Frances McDormand) ha perso sua figlia, violentata e poi bruciata viva dai suoi aguzzini. Attende che la giustizia faccia il suo corso, ma sono mesi che la polizia guidata dallo sceriffo Bill Willoughby (Woody Harrelson) non si fa sentire. Così la donna decide di spronarla a modo suo, facendo affiggere tre manifesti sui tre cartelloni pubblicitari appena fuori città, sui quali ci sono parole che inchiodano lo sceriffo alle sue responsabilità.

Il gesto provoca reazioni a catena. Non tanto nello sceriffo, uomo leale e ragionevole, per giunta malato terminale di cancro, quanto nei suoi secondi, a cominciare dall’agente Jason Dixon (Sam Rockwell), razzista conclamato di indole infantile, che vive ancora con sua madre. Morto lo sceriffo la violenza trova terreno fertile con le ripicche e i pestaggi dell’agente Dixon – troppo incline a ragionare di pancia – contro le persone più vicine a Mildred, che a sua volta risponde con bombe molotov contro la centrale della polizia.

Le vicende da storia western sono accompagnate da dialoghi che vanno oltre il semplice contorno dell’azione, sviscerando parola dopo, e con sofisticata ironia, i tormenti e le speranze dei protagonisti. Perché McDonagh evoca gli stereotipi della provincia americana e li travalica donando ad ogni singolo personaggio quell’afflato divino che è l’unicità dell’individuo. E alla fine le lettere post mortem cariche di saggezza dello sceriffo Willoughby sapranno riportare tutti alla ragione, segnando il passaggio dalla rabbia al perdono.

 

Michele Lamonaca

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