“Voglio essere magra! Voi non potete capire… Sono sempre stata sovrappeso”. Brittany, 15 anni, ha gli occhi pieni di lacrime. Siamo a Renfrew, in Florida: è in questa struttura che vengono assistite donne che soffrono di disturbi alimentari. Il documentario è “Thin” (la versione italiana è “Magre da morire”), diretto dalla documentarista Lauren Greenfield, ed esplora Renfrew soffermandosi sulle vite di alcune pazienti.
Shelly, Alisa, Polly e Brittany sono le protagoniste di questo documentario, quattro donne di diverse età ed estrazioni sociali,ma con una cosa in comune: tutte e quattro lottano contro i disturbi alimentari. La Greenfield racconta la vita del centro con immagini efficaci: sveglia presto, controllo della pressione, pasti assistiti (soprattutto per le nuove arrivate), compleanni festeggiati con un’allegria dal sapore amaro. E poi le vite delle pazienti. “Thin” ci racconta di vite spezzate, segnate dalla sofferenza.
Shelly è un’infermiera venticinquenne che al suo arrivo a Renfrew pesa 38 chili. La giovane soffre di anoressia da sei anni, cinque dei quali passati con un tubo per alimentarsi. Shelly ha una sorella gemella, rispetto alla quale si sente inadeguata. Appena arrivata, stringe amicizia con Polly, un’altra paziente anoressica, ricoveratasi in seguito ad un tentativo di suicidio. Polly ha una spiccata personalità, e coinvolge spesso Shelly ed altre ragazze nelle sue piccole follie, mettendosi spesso nei guai. Alla fine del documentario, nonostante i notevoli progressi, viene espulsa.
Alisa, trentenne divorziata e madre di due figli, soffre di bulimia da tanti anni, a causa soprattutto di un commento spiacevole sul suo peso durante l’infanzia. E poi c’è Brittany, la “mascotte”, ammessa a Renfrew con una frequenza cardiaca molto bassa, perdita massiccia di capelli e malfunzionamento del fegato. Vedere una ragazzina di 15 anni (che dovrebbe pensare alla scuola, gli amici e lo sport) lottare contro la morte, ma allo stesso tempo desiderare ardentemente una magrezza eccessiva, ti spezza il cuore.
“Thin” è uscito nel 2006, in un periodo in cui la mortalità causata dai disturbi alimentari era molto alta. Ma che fine hanno fatto le protagoniste del documentario? Shelly, dopo essere stata dimessa da Renfrew, ha ricominciato a perdere peso, ed è stata costretta a sottoporsi alla terapia dell’elettroshock per curare una depressione causata da anni di anoressia. Polly, dopo essere stata espulsa dal centro, ha iniziato a studiare fotografia. Nel 2008 la notizia della sua morte ha fatto il giro del web. Si è pensato al suicidio. In seguito ad un tentativo di suicidio, Alisa è stata riammessa a Renfrew, e sembra che adesso stia mantenendo un peso sano. E Brittany? Dopo la scadenza dell’assicurazione sanitaria, la ragazza è stata costretta a tornare a casa, ricadendo nella spirale dell’anoressia. Recentemente, è stata ricoverata per una forte dipendenza dall’eroina.
Lacrime, momenti dolorosi, ma anche tenacia e speranza (Alisa ha espresso il desiderio di scoprire il sapore della guarigione) fanno di questo documentario uno dei migliori documentari concernenti i disturbi alimentari. “Thin” ci mostra l’altra faccia della medaglia: c’è vita dopo i disturbi alimentari, ma bisogna lottare con tutte le proprie forze.