Game of Thrones è l’evento televisivo di rottura per ciò che concerne storia del mezzo, ci sarà un prima e un dopo che sarà negli annali saggistici e critici ma nel frattempo ecco il documentario del backstage “The last watch”.
Il Trono di spade (come oramai di consuetudine lo conosciamo nella sua titolazione italiana) ha canalizzato attenzione e consensi, non soltanto per gli eccessi e i ritmi dettati dalla casa di produzione HBO che di tanta “antitelevisità” ha fatto il proprio marchio di fabbrica ma per una serie numerosa di motivazioni.
Potremmo considerare il target di un prodotto televisivo che si reinventa kolossal cinematografico (tra le produzioni più dispendiose di sempre), ma anche per il numero, decifrabile in milioni di fan che hanno preso parte all’agorà di quella che è una delle fan community più ampia di sempre e non poteva mancare, come ampiamente dibattuto anche i pareri discordanti su un finale che non ha messo d’accordo tutti gli appassionati.
Questa settimana, in streaming e on demand (Sky Atlantic e Now tv), per la gioia di coloro che ancora non riescono a venire fuori da un legame quasi di dipendenza che li lega alle vicende dei protagonisti di Game of Thrones, ma anche per tutti i curiosi e amanti del genere esce “The last watch”, interessantissimo docu-film che, nelle sue due ore di durata, racchiude un anno trascorso da “infiltrata” di Jeanie Finlay. La cineasta inglese, infatti, ha seguito direttamente dal set l’intero svolgersi di quella enorme macchina dietro il girato dell’ottava e ultima stagione della serie.
The Last Watch è il l racconto della creazione di un intero ed enorme mondo, quello di Westeros e dei sette regni, cosa ha significato riprodurlo da zero, dalla mente dei creatori Benioff e Weiss fino ha portarlo alla conclusione.
Il documentario racconta l’enorme sfida di portare in vita il fantastico mondo negli studios, nei terreni, nei parcheggi dell’Irlanda del Nord (combattere con le condizioni avverse, pare uno degli inverni più nevicati degli ultimi anni in Irlanda).
La regista ha seguito la troupe e il cast mentre affrontavano, non soltanto, le estreme condizioni climatiche, scadenze proibitive e non meno estremi eserciti di fan affamati di spoiler.
Nel documentario troviamo le parole dei membri della crew che hanno fatto sacrifici su sacrifici per portare in scena l’ultima stagione della serie tv più ambiziosa (e costosa) di sempre: maestranze, responsabili dei vari reparti tecnici, stunt, comparse, set designer, assistenti di produzione.
The Last Watch ci racconta non soltanto la fascinosa bellezza che si cela dietro una così grande macchina produttiva, ma ci svela, come detto, difficoltà e ostacoli da superare che si celano dietro lavori tanto enormi e ambiziosi ma anche ricco di curiosità. Ad esempio scopriamo di una figura apposita sul set che si occupa della costante perfetta acconciatura delle regina dei draghi Daenerys, ma anche dell’incredulità ed emozione per gli attori nel ricevere il copione dell’ultimo episodio solo tre giorni prima table reading, o le varie tecniche utilizzate sulle location per sviare i fan da possibili intuizioni sul finale o le lacrime versate sul ciak dell’ultima scena.
The Last Watch, in attesa dell’uscita di una serie di spin off che non lasceranno a bocca asciutta i fan nei prossimi anni, è un prodotto che va apprezzato, un prodotto che scende all’interno dell’animo di una macchina enorme che ha fatto già storia nella serialità televisiva, una bellezza fatta non soltanto di tecnologia ed enormi mezzi ma anche di tanta umanità e di coloro che impegnati ci hanno rimesso sicuramente un pezzo di loro stessi in un serie di cui si parlerà a lungo.
Claudio Palumbo