The Irishman è probabilmente, per il carico di divinità del cinema che lo sorreggono, il più atteso film mai prodotto da Netflix. Arriverà disponibile sulla nota piattaforma streaming da Novembre ma la notizia è altra, dopo il debutto al New York Film Festival arriverà a Roma, al festival del cinema della capitale.
Alla regia Martin Scorsese, che da oltre quarant’anni ha sancito una nuova strada del dramma americano, un maestro che con le sue atmosfere ha creato classici nudi e crudi che vanno da Toro Scatenato a The Wolf of Wall Street (tra i più recenti). Dall’altro lato, davanti a quella cinepresa di Scorsese, i due “padrini” per eccellenza, Al Pacino e Robert De Niro. Due tra le più grandi icone della seconda età dell’oro di Hollywood insieme, comunque, ad un’altra eccellenza come Joe Pesci.
Il film racconterà una saga criminale lunga 50 anni, tratta dal libro “L’irlandese-Ho ucciso Jimmy Hoffa” scritto da Charles Brandt e basata sulla vita del sicario mafioso Frank Sheeran (interpretato da De Niro). Raccontando uno dei tanti misteri irrisolti americani perdurato per decenni: la misteriosa scomparsa del sindacalista Hoffa, amico dei lavoratori ma colluso con i potenti.
Il film oltre al suo grande carico di importanza per l’establishment di star che compaiono, consiste nel più lungo film girato dal regista Scorsese: circa tre ore e mezzo di pellicola. Una delle produzioni Netflix più importanti con circa 150 milioni di dollari di budget. Il caso legato al film porta avanti quella controversa, e tanto dibattuta, visione che pone agli opposti i puristi del cinema che si oppongono a produzioni finanziate dal colosso streaming e registi, come Scorsese, pronti ad abbracciare il futuro in una visione di un cinema più liquido e multiforme.
Il timore di un allontanamento del pubblico dalle sale rimane ma si è anche testimoni di esperimenti di grande successo come nel caso di Roma di Alfonso Cuaròn arrivato agli Oscar. Ha dichiarato, a tal proposito, Scorsese a Toronto: “Il cinema e Netflix devono saper collaborare creando un ponte capace di passaggi e scambi fra la sala e il digitale. Così i festival possono diventare pedane di momenti aggregativi” . Aggiunge poi:
Mi auguro, che come Roma di Alfonso Cuaròn targato sempre Netlfix anche The Irishman abbia lo stesso successo nelle sale e sulla piattaforma. Bisogna affrontare i cambiamenti della realtà sia nel multiculturalismo che nella fruizione del cinema
Il film vive di una gestazione lunghissima, erano circa dieci anni che il progetto “The Irishman” era in cantiere, e dopo un rifiuto della Paramount fu poi accantonato. La rivista Empire scrive:
Ci voleva un regista come Scorsese per mettere insieme un drappello eccezionale di attori. Martin è per eccellenza l’autore che poteva raccontare la storia di una criminalità epica, in un mix di potere e denaro. Come Toro Scatenato, The Irishman affronta realtà brutali, personaggi estremi sulla base della realtà descritta dallo sceneggiatore Steven Zillian che va avanti e indietro in un arco di tempo di 50 anni mentre gli attori, con effetti speciali molto particolari, invecchiano e ringiovaniscono nei flashback
Seppur, quindi, il film si lega al filone del gangster movie apporta grandi novità anche dal punto di vista tecnologico grazie a tecniche digitali rivoluzionarie capaci di modificare le fisionomie degli attori, oltre ad una certa veridicità e intensità delle vicende. The Irishman è cronaca a 360 gradi fatta di quotidiano, di amicizia, lealtà, sentimenti e sentite riflessione dei due maturi protagonisti.
Non ci resta quindi che attendere poche settimane per The Irishman a Roma, precisamente dal 17 Ottobre quando avrà inizio il Festival del Cinema di Roma e finalmente il film sarà presentato al pubblico italiano, siamo certi accolto degnamente come si deve per chi ha fatto la storia della settima arte.
Claudio Palumbo