The Big Wall, come l’Italia ha costruito le forze marittime della Libia

The Big Wall

Soldi in cambio di maggior controllo e repressione alle frontiere e più rimpatri. Italia ed Europa hanno costruito un grande muro invisibile(The Big Wall) per fermare le migrazioni lungo la rotta del Mediterraneo centrale.

Il costo? la vita di 24.303 persone tra morti e dispersi e circa un miliardo di euro stanziati dall’Italia e dall’Unione europea.

Cosa è The Big Wall?

The big wall è un progetto realizzato da Actionaid. É una piattaforma online accessibile a chiunque che monitora e traccia l’effettiva spesa dei progetti finanziati per la cosiddetta “esternalizzazione delle frontiere” da parte dell’Italia.  In particolare si pone l’obiettivo di fare chiarezza sulle risorse impiegate dal Bel Paese a sostegno di queste politiche.

Nel 2022, in collaborazione con IRPI Media sono state fatte due inchieste che approfondiscono la spesa per il controllo delle frontiere in Libia e Tunisia. Sono stati individuati e analizzati i finanziamenti destinati a programmi, progetti, fondi e altre iniziative speciali a beneficio di Paesi terzi.

The Big Wall è lo strumento che rende possibile il monitoraggio di questa spesa con lo specifico obiettivo di promuovere l’accountability degli enti finanziatori e misurare il loro impatto e le violazioni sui diritti umani dei migranti.




Il caso Libia

Nel 2022 sono più di 16.600 i migranti che sono stati riportati indietro dalle forze marittime della Libia occidentale.

Secondo ActionAid:

Queste operazioni possono essere viste in due modi. Il primo è come un salvataggio. Il secondo come l’intercettazione di una barca con a bordo un gruppo di migranti. Indipendentemente dalla visione, il finale è lo stesso. I passeggeri ritornano in Libia per essere nuovamente incarcerati in un centro di detenzione, in attesa di pagare di nuovo il proprio riscatto e tentare nuovamente la fortuna.

Questi numeri rappresentano una crescita nell’attività delle forze marittime libiche. E sembra proprio che ci sia lo zampino del nostro paese.

Il ruolo dell’Italia

L’Italia ha fornito almeno 12 navi per lo scopo, gestisce gli affidamenti delle gare per la loro manutenzione e la fornitura di equipaggiamenti specifici. Organizza i corsi di formazione degli equipaggi e guida il progetto per la creazione di un centro di coordinamento delle operazioni di salvataggio.

Sono questi i mattoni con i quali l’Italia ha costruito il Grande Muro delle frontiere esterne in Libia.

IRPI Media.

La costruzione del muro è iniziata con il Memorandum of Understanding tra il governo italiano e quello libico. L’accordo ha disegnato i confini della collaborazione per il controllo delle frontiere.

L’inchiesta The Big Wall, ha rivelato che l’Italia si è impegnata a spendere quasi un miliardo di euro per spingere le frontiere sempre più a Sud, allo scopo di evitare nuove partenze e rendere meno visibile il fenomeno migratorio all’opinione pubblica europea.

I “risultati” che la Libia ha raggiunto, senza il contributo dell’Italia e di altri Paesi europei non sarebbero stati possibili.

I finanziamenti del Big Wall

I mattoni su cui si costruisce il Grande Muro sono bandi di gara che rispondono a strategie disegnate da convenzioni spesso sconosciute all’opinione pubblica.

I finanziamenti, sia europei che italiani, sono tutt’altro che trasparenti. Questa mancanza comporta una impossibilità nel valutare la buona riuscita dello scopo di base di tutta l’operazione.

IRPI Media riporta che :

Da anni molte ong chiedono una diversa condivisione dei dati, alla luce delle ripetute violazioni dei diritti umani dei migranti e delle morti in mare.

L’obiettivo del “Grande Muro”

secondo gli enti che hanno realizzato l’inchiesta, l’obiettivo di fondo del muro, stando ai documenti, è stabilizzare i paesi per interrompere i flussi migratori e combattere l’immigrazione alla radice. I due paesi nordafricani, però, sono tutt’altro che stabili e gli aiuti economici hanno semmai alimentato, invece che pacificato, le divisioni interne. La logica che sta dietro al Big Wall alimenta la ricattabilità dell’Italia e dei suoi partner europei. Mettendo queste risorse in mano ai paesi nordafricani si diventa dipendenti dalla loro politica interna nella gestione delle frontiere d’Europa.

 

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