La Thailandia blocca le importazioni dei rifiuti in plastica

rifiuti in plastica

La Thailandia ha annunciato un divieto radicale sull’importazione di rifiuti in plastica, in vigore dal 2025, per contrastare l’inquinamento e proteggere la salute pubblica. Nonostante il passo avanti, gli ambientalisti avvertono che l’efficacia della misura dipenderà dall’applicazione rigorosa e dal controllo del traffico illecito. Il provvedimento arriva in un contesto globale segnato da difficoltà nei negoziati per un trattato internazionale sulla plastica.

Un divieto atteso da anni

Dal 1° gennaio 2025, la Thailandia metterà al bando l’importazione di rifiuti di plastica, una decisione che segna una svolta significativa dopo anni di battaglie ambientaliste. Il provvedimento, approvato nel dicembre 2023, mira a ridurre l’inquinamento causato dalla plastica importata, spesso male gestita o bruciata con gravi conseguenze per salute ed ecosistemi. Questo divieto è il culmine di una lunga serie di pressioni da parte di associazioni ambientaliste, che temevano che la Thailandia continuasse a essere una discarica per i rifiuti dei Paesi più sviluppati.

Un problema globale trasferito al Sud-Est Asiatico

Il divieto thailandese dei rifiuti in plastica si inserisce in un contesto internazionale complesso. Dopo che la Cina, nel 2018, ha chiuso le porte ai rifiuti di plastica provenienti dall’estero, molti Paesi occidentali, tra cui Stati Uniti, Giappone e Regno Unito, hanno riversato le loro scorie in altri stati del Sud-Est Asiatico. La Thailandia è diventata uno dei principali destinatari di questa “migrazione dei rifiuti”.

Tra il 2018 e il 2021, il Paese ha ricevuto oltre 1,1 milioni di tonnellate di plastica, con il Giappone in testa tra gli esportatori.

Le ragioni di un cambio di rotta

La scelta di vietare le importazioni di rifiuti di plastica è motivata da gravi preoccupazioni ambientali e sanitarie. Secondo un rapporto della ONG Environmental Justice Foundation, il riciclo inadeguato e gli incendi di materiali plastici hanno peggiorato la qualità dell’aria, danneggiando la biodiversità e mettendo a rischio la salute pubblica.



I danni causati da questa gestione disastrosa hanno spinto il governo a intervenire, cercando anche di contrastare l’aumento dell’inquinamento oceanico, a cui la Thailandia contribuisce con circa 50.000 tonnellate di rifiuti plastici non raccolti ogni anno.

Le sfide del divieto: monitoraggio e collaborazione

Sebbene accolto con favore, il divieto presenta sfide notevoli. Gli ambientalisti avvertono che sarà fondamentale garantirne l’applicazione attraverso un controllo rigoroso e una cooperazione attiva tra governo e organizzazioni locali. Esiste infatti il rischio che i rifiuti continuino a entrare in Thailandia sotto mentite spoglie, destinati ad altri Paesi vicini come Laos e Cambogia. La monarchia asiatica potrebbe continuare a essere un hub di transito per traffici illeciti, rendendo necessarie ulteriori riforme.

La decisione thailandese sullo stop alle importazioni di rifiuti in plastica arriva mentre a livello globale si cerca di trovare un accordo per ridurre l’inquinamento da plastica. Nel 2022, le Nazioni Unite hanno avviato i negoziati per un trattato vincolante, ma i progressi sono lenti. L’ultimo incontro del Comitato Intergovernativo di Negoziazione a Busan, in Corea del Sud, si è concluso senza un accordo definitivo. Gli ostacoli principali derivano dalle divisioni tra Paesi che chiedono una riduzione drastica della produzione di plastica e quelli che puntano solo a una diminuzione graduale.

Un esempio virtuoso da seguire?

Il divieto rappresenta un passo importante verso una maggiore responsabilità ambientale, ma da solo non basta. Con una capacità di riciclo interna limitata e un consumo di plastica tra i più alti al mondo, la Thailandia deve affrontare riforme interne significative per evitare che il divieto rimanga solo sulla carta. L’esempio thailandese potrebbe incoraggiare altri Paesi a intraprendere misure analoghe e spingere per un trattato globale che regoli il problema alla radice.

Il divieto di importazione di rifiuti in plastica in Thailandia è una vittoria simbolica per gli ambientalisti e un segnale di speranza per il futuro del pianeta. La sua efficacia dipenderà dalla capacità del governo di contrastare il traffico illecito, migliorare il riciclo e promuovere politiche più sostenibili. Allo stesso tempo, l’assenza di un accordo globale sul tema sottolinea quanto sia urgente un impegno coordinato per affrontare questa crisi ambientale su scala planetaria.

Lucrezia Agliani

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