Liana Borghi, teorica e attivista brillante e rivoluzionaria viene celebrata in Tessiture, nuovo libro edito da Fandango.
Il 2 dicembre è uscito Tessiture. Il pensiero fertile di Liana Borghi, nuovo libro edito da Fandango su Liana Borghi, morta lo scorso novembre all’età di 81 anni. Sembra quasi impossibile racchiudere in un libro le esperienze che ruotano intorno ad una delle figure più importanti per quanto riguarda gli studi di genere, femministi e queer d’Italia. Ma vedrete che questo libro vi stupirà, riuscendoci alla perfezione.
Liana, letterata di formazione, si è occupata di narrativa lesbica contemporanea, di scrittrici ebree americane e di poesia. Tra le altre cose, nel campo poetico, è stata un’importante traduttrice di Adrienne Rich. Liana Borghi è stata inoltre fondatrice della libreria delle donne di Firenze, della casa editrice lesbica Estro e dell’Associazione lesbica L’Amandorla. Tra i suoi traguardi va sicuramente ricordato il suo contributo al dipartimento di Women’ Studies dell’Università di Utrecht. In quel caso Liana insieme ad altre colleghe pioniere degli studi femministi lanciò ideò i primi corsi di formazione per il dottorato di ricerca femminista.
Racconta di lei Rosi Braidotti nel libro:
Liana, una delle persone più colte che io abbia conosciuto nel movimento femminista, viveva per, respirava con e rappresentava la letteratura delle donne, lesbiche, Lbgtq+ e oltre.
Il titolo, Tessiture, è significativo perché è un viaggio attraverso le testimonianze di persone che si sono in qualche modo “intrecciate” con Liana. Un’esperienza corale che mette insieme voci dalle università, dai movimenti, dagli affetti di questa incredibile donna. Una comunità sensibile, una “kinship”, una famiglia non biologica legata dal piacere di stare insieme e condividere ideali e passioni.
LeggereTessiture è un modo efficace per conoscere l’operato di Liana, nella maniera più sincera possibile. Molte sono ad esempio le persone che raccontano le esperienze vissute nel laboratorio “Raccontar/si”, una scuola estiva organizzata da Liana, dal 2001 al 2008, a Villa Fiorelli a Prato, dedicata a tante donne di diversa età. Un laboratorio volto a spiegare l’intercultura di genere e basato sullo scambio reciproco.
I temi
In ogni testimonianza presente nel libro, l’incontro con Liana viene concepito come un’esperienza estremamente coinvolgente e trasformante al tempo stesso. Liana condivideva con le sue seguaci concetti complessi, riferimenti, nozioni, cercando di ampliare il più possibile gli scenari immaginativi. Leggendo i contributi, altri elementi che emergono dagli incontri sembrano essere temi come la decostruzione, lo sconcerto e la responsabilità di dissentire dalla morale e dalla logica prestabilita.
Una pensatrice in grado di scombussolare gli animi, come a sottolineare la possibilità di esistere in milioni di modi e di sentire diversamente. Durante convegni e laboratori, tra i termini sui quali si invitava spesso a ragionare, c’era la parola “queer“. Un termine emblematico che sfugge ad una definizione precisa e apre all’impensato e alla libertà, ad un’azione in costante movimento.
Il suo posizionamento lesbico transfemminista queer era infatti costantemente alla ricerca di parole nuove. Il mondo evolve continuamente e per Liana se il mondo viene “fatto” nominandolo, occorre inventare parole nuove, inedite, spiazzanti e sovversive. Muoversi nel buio è spaventoso, ma serve perché nessuna conoscenza è mai definitiva e bisogna mettere alla prova i sensi, i sentimenti, e talvolta anche la lingua.