Biden accelera gli aiuti a Kiev prima dell’ingresso di Trump
L'amministrazione Biden sta accelerando l'invio degli ultimi aiuti a Kiev, cercando di completare le consegne...
Il dibattito sul terzo mandato per sindaci e governatori si sta rivelando fortemente complicato, così da coinvolgere tutti i partiti dell’arco parlamentare. Persino la segretaria del Pd, Elly Schlein, si trova su un terreno minato in questa delicata questione. La maggioranza è ora chiamata a trovare una composizione entro giovedì, data in cui è previsto il voto sull’emendamento della Lega, il quale propone di eliminare i limiti alle rielezioni di sindaci e governatori.
Recentemente, il governo ha emanato un decreto legge con disposizioni urgenti riguardanti le elezioni del 2024, stabilendo giorni e orari per le elezioni europee di giugno. Oltre a questo, il decreto modifica il testo unico degli enti locali (Tuel) riguardo al numero massimo di mandati per i sindaci. La modifica prevede un aumento del limite a 3 per i comuni con una popolazione tra 5 e 15mila abitanti, mentre si eliminerebbe per quelli più piccoli. Questa mossa è giustificata con l’intento di favorire i piccoli centri che spesso incontrano difficoltà nella ricerca di candidati.
Tuttavia, l’adozione di questa norma sembra entrare in conflitto con alcuni principi costituzionali cruciali. Openpolis, in un recente report, sottolinea che, sebbene ciò non implichi necessariamente l’illegittimità, vi sono validi motivi di avere l’opportunità di concedere a una singola figura politica un potere così ampio sul proprio territorio in un lungo lasso di tempo.
In parallelo alle discussioni parlamentari sulla conversione del decreto in legge, esponenti della Lega hanno avanzato emendamenti per estendere il limite di mandati a tre anche per i sindaci delle grandi città e i presidenti di Regione. La Lega, infatti, non ha ritirato i provvedimenti relativi al terzo mandato dei sindaci delle grandi città e dei governatori, così da posizionarsi in maniera antagonista rispetto a Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Inizialmente, la legge del terzo mandato prevedeva un limite di due mandati per i comuni con popolazione superiore ai 5mila abitanti e di 3 per quelli più piccoli, almeno nelle regioni a statuto ordinario. Tuttavia, il nuovo decreto ha modificato il limite a 3 mandati per i comuni tra 5 e 10mila abitanti e nessun limite per quelli più piccoli. Secondo il report, questa modifica solleva dubbi sulla legittimità costituzionale e sull’opportunità politica del decreto. La Corte Costituzionale aveva precedentemente dichiarato l’illegittimità di una legge regionale della Sardegna che consentiva tre mandati consecutivi, sottolineando la violazione dell’articolo 51 della Costituzione garantendo la parità di accesso alle cariche elettive.
Openpolis ritiene che l’abolizione completa del limite comporti rischi significativi, sottolineando il forte legame tra elezione diretta e il limite al numero di mandati. La Corte aveva evidenziato i rischi di clientelismo e personalizzazione del potere che potrebbero derivare dall’assenza di questo margine.
A livello politico, la legge sembra inserirsi in una tendenza più ampia di rafforzamento del potere esecutivo, soprattutto nei suoi vertici, a tutti i livelli di governo. L’abolizione o l’estensione del limite di mandati è stata discussa anche per i sindaci delle grandi città e i presidenti di Regione. La legge proposta sembra fare parte di questo quadro più ampio, con la maggioranza che considera l’introduzione di un premierato in Italia attraverso un disegno di legge costituzionale in discussione in parlamento.
Il tempo stringe, ma il terzo mandato rimane una questione spinosa nel centrodestra. La Lega continua a sostenere gli emendamenti al decreto “Election day,” mantenendo la possibilità di tre mandati per i presidenti di Regione. La tensione nella maggioranza è palpabile, ma il leader della Lega, Matteo Salvini, rassicura sostenendo che non è su questo che il centrodestra litigherà o si dividerà.
Il voto in commissione Affari Costituzionali del Senato è programmato per oggi: come ha annunciato il presidente Alberto Balboni, la Commissione voterà i 41 emendamenti al decreto elettorale, tra cui proprio quello del terzo mandato riguardo ai governatori e ai sindaci. Proposte su voto agli studenti fuorisede e raccolta firme per le liste alle Europee, avanzate da Fratelli d’Italia, insieme agli emendamenti della Lega, stanno dividendo la maggioranza. La commissione è attualmente occupata con il ddl costituzionale sul premierato, ma il decreto Milleproroghe verrà incardinato presto.
La situazione è complessa, e la decisione sulla questione del terzo mandato potrebbe prendere più tempo del previsto. La proposta di creare un gruppo di lavoro per discutere una riforma complessiva degli enti locali è stata accolta in direzione, ma il senso di questo “passo avanti” è ancora da definire completamente.
Il dibattito politico è acceso, e il Partito Democratico ha preso tempo per decidere sulla questione del terzo mandato. La proposta di creare un gruppo di lavoro per una riforma complessiva degli enti locali sembra essere una possibile via d’uscita dall’impasse. Tuttavia, la tensione persiste, e la dichiarazione di inammissibilità dell’emendamento.
Intanto, la Lega di Salvini continua dritta sul terzo mandato, non promettendo passi indietro sui presidenti della Regione. Oggi potrebbe esserci un altro vertice: a Cagliari, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini si incontreranno per concludere la campagna elettorale del loro candidato governatore, Paolo Truzzu.
L'amministrazione Biden sta accelerando l'invio degli ultimi aiuti a Kiev, cercando di completare le consegne...
La reazione di Hamas dopo la vittoria di Trump non si è fatta attendere, e...
Paolo Desogus Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbona di Parigi Trump tra protezionismo...
Wall Street e le Borse europee reagiscono spesso in modo simile agli esiti elettorali degli...
Scrivi a :
– [email protected]
– [email protected]
– [email protected]
– [email protected]
Le foto presenti su ultimavoce.it sono state in larga parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione – indirizzo e-mail [email protected], che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.
Testata Giornalistica registrata presso il Tribunale di Brescia n° 8/2021 del 15/03/2021. Direttore Responsabile: Gianluca Lucini / Direttore Editoriale: Andrea Umbrello
Il vero problema non è certo il numero dei mandati quanto la capacità delle forze politiche di selezionare una classe dirigente “presentabile” e competente.
L’elettore resta il centro della democrazia, a tutti i livelli.
Se un limite deve essere necessariamente posto, questo deve valere per tutte le cariche elettive dirette, dove il rafforzamento del potere personale su base clientelare resta un tema molto diffuso geograficamente e trasversale tra i partiti.
La forza di una democrazia non si misura con i limiti ma con la qualità e la rispettabilità di chi deve rivestire ruoli pubblici.
La scelta degli eletti, con tutti i rischi che questo comporta in un Paese come l’Italia,, deve restare una prerogativa dei votanti.
Alle forze politiche il compito di selezionare accuratamente le candidature, in modo da offrire al Paese e agli elettori le “migliori” risorse disponibili, pena la disaffezione alla democrazia, che si concretizza con la forte astensione registrata nelle ultime tornate elettorali.