Chi asseriva che il Labour con Corbyn fosse destinato ai margini della politica britannica è stato smentito in modo impietoso. Cosa è successo? E’ successo che i socialisti hanno fatto davvero i socialisti.
Il programma presentato da Corbyn è stato definito massimalista e populista, con toni spesso derisori. Ma guardando oltre le provocazioni da campagna elettorale, il programma non ha fatto altro che mettere in soffitta i principi neoliberisti adottati furbescamente con la Terza via di Blair.
Eppure gli elettori del Labour ci erano cascati. Blair era riuscito a riscuote successo e adesioni, anche nell’area moderata. A quel punto il partito socialista cominciò a tutelare gli interessi opposti a quelli fondanti. La gente ha aperto gli occhi solo quando si è trovata ad affrontare le difficoltà della crisi economica. E di lì è cominciata la caduta verso il basso del partito.
L’inversione di rotta
Poi è arrivato Corbyn, che ha presentato un vero programma di sinistra. Basta con la politica di austerità che colpisce solo le classi meno abbienti, stop ai tagli del welfare, rinazionalizzazione dei servizi essenziali come poste e ferrovie, oggetto di una privatizzazione fallimentare. E poi, basta con l’università talmente costosa da tagliare fuori chi non ha possibilità economiche sufficienti. Ed è stata forse questa la carta vincente.
I giovani, che per due terzi si erano astenuti sul referendum per la Brexit, sono andati a votare in massa, chiaramente per Corbyn.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il Labour, dato per sconfitto e ai margini, ha ottenuto il 40% dei voti, contro il 42,40% dei conservatori. In parlamento i socialisti avranno 261 seggi contro i 318 dei Tory. E sarebbero stati molti di più, visto il numero di voti, senza un sistema elettorale paradossale e da rivedere, un po’ come è accaduto negli Usa tra la Clinton e Trump. La visione politica di Corbyn si è dimostrata l’unica in grado di contendere la supremazia ai Tory. E adesso la May dovrà appoggiarsi al Dup non avendo la maggioranza prevista dei seggi.
Cosa chiede il futuro
Per gli altri pariti europei, che ancora si dichiarano di sinistra pur essendo ancora invischiati nella Terza via di Blair, il messaggio è molto chiaro. Devono cambiare rotta, e tornare a rispettare la loro missione politica. Del resto, nelle elezioni di quest’ultimo decennio contrassegnato dalla crisi, hanno ottenuto risultati da dimenticare. Da forze di governo si sono ritrovate ad essere forze irrilevanti. Gli ultimi due casi eclatanti sono quelli dell’Olanda e della Francia. I socialisti devono tornare ad essere se stessi. Altrimenti continueranno a pagare a caro prezzo la loro adesione blasfema ai principi neoliberisti, con il rischio di scomparire del tutto.
Sembra averlo capito il francese Jean-Luc Melenchon. Alle recenti presidenziali ha riscosso un successo imprevisto. Invece in Italia, lasciando stare il Pd sempre più lontano dalle origini, toccherebbe ai suoi fuoriusciti tener conto di questa lezione.
Le persone il cui futuro è messo in serio pericolo da colpe non loro aumenta giornalmente. Chi dice di voler tutelare i loro interessi, deve cominciare a farlo davvero.
Michele Lamonaca