I due schieramenti del terrorismo: quello giusto dalla nostra parte, quello crudele e inaccettabile dalla loro.
Il terrorismo è una realtà dalle mille sfaccettature, molto più complessa di come ci viene rappresentata dai media e dai politici.
Oggi è difficile andare oltre quell’interpretazione immediata e semplificata con cui giornali e trasmissioni televisive ci inondano quotidianamente. Ed ecco perché bisogna fare lo sforzo di allargare la nostra visione di terrorismo e comprenderne anche le sfumature più scomode.
“Di solito vengono definite come terrorismo le azioni perpetrate dalla parte avversa alla nostra“, con questa frase Noam Chomsky, in un’intervista rilasciata per L’Espresso, riassume la propensione dell’Occidente a condannare aspramente le cattive azioni dei suoi “nemici”, mentre si dimentica di quanto siano state ingiuste e crudeli certi suoi comportamenti.
“Quando l’Is decapita qualcuno siamo tutti indignati. Ma lo siamo stati molto meno quando Israele ha invaso e bombardato Gaza, e l’attacco è stato così massiccio e distruttivo che la gente riusciva a stento a trovare pezzi dei cadaveri dei propri cari, tra le macerie delle abitazioni“.
Questa semplice constatazione dei fatti dimostra quanto sostenuto da Chomsky in uno dei suoi saggi:
“La definizione operativa di crimine è: il crimine che avete commesso voi, non noi“.
La tendenza odierna è quella di associare la parola terrorismo all’Islam, senza nemmeno porsi troppi interrogativi a riguardo. Peccando di superficialità, non ci si rende conto che questa realtà così sconvolgente è scaturita proprio dall’Occidente e dalle sue “buoni azioni”.
Il terrorismo jihadista è esploso, inquinando con la sua nube tossica Paesi interi e scatenando una catena di massacri e crudeltà indicibili. Ma perché ciò è avvenuto? Qual è stata la scintilla che ha provocato questo disastro?
“In pochi anni, gli USA sono riusciti a diffondere il terrore jihadista da una piccola area dell’Afghanistan al mondo intero“.
Con questa affermazione, Chomsky evidenzia gli effetti che ha avuto la politica estera degli Stati Uniti dopo l’11 settembre. L’interruzione degli aiuti internazionali alla popolazione afghana, afflitta dalla carestia e quindi dalla mancanza di cibo, imposta dagli Usa hanno certamente inciso, oltre ai bombardamenti portavoce di una “autodifesa preventiva” ingiustificata e illegittima secondo il diritto internazionale.
“Con “guerra giusta”, antiterrorismo o altre giustificazioni simili, gli Stati Uniti si considerano esenti dai principi fondamentali dello stesso ordine mondiale che hanno contribuito a formulare” (N.Chomsky-Internazionale).
La guerra al terrore intrapresa dai Paesi Occidentali si sta rivelando disastrosa, e non solo in termini di efficacia. Essa cela al suo interno comportamenti e tendenze ingiustificabili.
Un esempio è il Sudafrica, qui la “guerra al terrore” fornì il pretesto per appoggiare i crimini razzisti, il Congresso nazionale africano di Nelson Mandela venne considerato «uno dei più famigerati gruppi terroristici» ed egli rimase sulla lista americana dei terroristi fino al 2008.
Allo stesso modo, in Medio Oriente, l’idea della “guerra al terrore” ha giustificato l’appoggio ad Israele e alla sua invasione del Libano, mentre ha fornito al presidente Bush il pretesto per invadere l’Iraq.
Per tali motivi bisognerebbe guardare agli eventi con occhio critico ed esaminare con oggettività l’essenza dei comportamenti, giudicandoli per quello che sono realmente, a prescindere dall’attore che gli ha compiuti.
“Un principio etico che dovrebbe essere incontrovertibile dovrebbe essere quello dell’universalità: dovremmo applicare a noi stessi i criteri che applichiamo agli altri” (N. Chomsky).