Si converte all’islamismo nel 2011 e inizia la sua propaganda mediatica sui social network, istigando alla guerra santa.
“Apologia del terrorismo mediante strumenti informatici e istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche” sono le due accuse mosse a Giuseppe d’Ignoti, un catanese di 32anni, jadista dal 2011. Dopo la sua conversione aveva iniziato a usare i social network come mezzo di propaganda e strumento per la diffusione dell’ala più radicale del pensiero islamico. Le indagini sono state coordinate dalla sezione Antiterrorismo della Digos catanese e dalla Polizia postale del dipartimento Sicilia Orientale.
Si faceva chiamare Yussuf
Come ho detto, il suo nome di battesimo era Giuseppe, ma dal 2011 ha iniziato a farsi chiamare Yussuf e a dire che era originario del Marocco. L’uomo, un pregiudicato, era già stato arrestato nel 2017 con l’accusa di riduzione in schiavitù, violenza sessuale continuata, sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali gravissime commessi nei confronti della compagna. La obbligava a portare il velo islamico, a pregare insieme a lui e – fatico a scriverlo – a guardare video di uccisioni e torture di uomini occidentali ritenuti “infedeli”.
La donna è riuscita a denunciare alla Digos di Torino dopo un lungo e travagliato viaggio. Fuggita dall’ospedale di Catania dove era ricoverata in seguito all’ennesima aggressione, prende un treno. Si così dirige prima a Paternò, poi a Napoli e infine nel capoluogo piemontese. Qui scoprono che D’Ignoti era già stato condannato per il reato di violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie. Aveva anche scontato una pena in carcere di cinque anni, dal 2010 al 2015, nel carcere di Caltagirone.
Proprio lì è avvenuta la conversione all’Islam, indotta da Aziz Sarrah, ora espulso dall’Italia e rimpatriato in Marocco. Oggi si trova, invece nel carcere di Palermo con un nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere.
“Apologia del terrorismo mediante strumenti informatici e istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche”
Sono i due reati contestati a Giuseppe D’Ignoti. A fornire preziosi materiali e informazioni alla Digos è stata la figlia della convivente. La sua propaganda è iniziata tra le chat di Whatsapp, dove condivideva in diversi gruppi scene di uccisioni e decapitazioni, i video di Giulia Sergio, famosa con il nome di Fatica, la prima italiana condannata per terrorismo che ha aderito alla Jihad, e ancora immagini dell’Isis, canti islamici e tanti documenti.
Ilaria Genovese