E’ successo di nuovo. Ieri 30 ottobre, alle 7 e 41 del mattino, la terra ha tremato ancora una volta. Un terremoto sconvolgente e inaspettato come tutti gli altri, ma potente come pochi: una scossa magnitudo 6.5.
Gli sfollati sono 40,000, anche se potrebbero arrivare addirittura a 100,000. In circa 70 comuni sono stati registrati numerosi crolli. Ieri era una domenica mattina e tutti dormivano: il risveglio è stato traumatico, e il terremoto è stato avvertito perfino a Bolzano. E’ stato devastante per coloro che vivono nei luoghi che non sono stati colpiti, figuriamoci per quelli che hanno vissuto la tragedia direttamente.
Provate ad immaginare il significato di “perdere tutto”. I fortunati riescono a comprendere la gravità della situazione solo in via teorica, senza nulla togliere alla naturale empatia verso i più sfortunati. Per un secondo provate a mettervi nei loro panni: in pochi secondi la casa, i beni preziosi, la macchina sono andati perduti. In pochi secondi non si possiede più nulla. Insieme alla casa e a tutto il resto, sono crollate anche le certezze di una volta. Tuttavia, pur non avendo più nulla, non si può fare a meno di sentirsi fortunati per essere vivi.
Il terremoto è una durissima lezione di vita, un modo crudele per ricordare alla gente che non bisogna dare nulla per scontato. E insieme all’angoscia, alla rabbia e alla paura per il futuro inizia a nascere una grande forza in coloro che, da un momento all’altro, hanno perso tutto. Bisogna rimettersi in piedi e ricostruire la propria vita. Ricominciare da zero, anche quando la speranza sembra essere morta e sepolta.
Il terremoto de L’Aquila, nel 2009, è stato un durissimo colpo per gli abitanti della città abruzzese. Ricominciare è stato difficilissimo, e gli strascichi si fanno sentire ancora oggi, a sette anni di distanza. Un salto nel vuoto, l’inizio di una nuova vita, con tanta speranza e tenacia.
Veronica Suaria