Terremoto in Nepal: una notte di orrore che ha generato oltre 130 vittime

Terremoto in Nepal

Il terremoto in Nepal ha lasciato dietro di sé una scia di devastazione e dolore. Le cifre iniziali sono spaventose: oltre 130 vite spezzate e circa 150 persone ferite. La catastrofe ha colpito principalmente i distretti di Jajarkot e West Rukum, situati nell’ovest del paese, nelle vicinanze dell’epicentro del terremoto. L’orologio segnava le 23:47 ora locale quando la terra ha tremato, scuotendo l’intera regione e gettando il Nepal nell’oscurità di una notte di terrore.


Venerdì sera, un terremoto di notevole intensità ha colpito il Nepal, portando con sé devastazione e disperazione. Sebbene il bilancio sia ancora provvisorio, le cifre iniziali sono spaventose, un raccapricciante elenco di sofferenza. Oltre 130 vite perdute, una conta che non può ancora dirsi definitiva, mentre circa 150 persone hanno riportato ferite. L’ovest del paese, nei distretti di Jajarkot e West Rukum, è stato l’epicentro di questa devastazione, una zona che ora si trova a fronteggiare la sua cruda realtà. I soccorritori, nello spietato gioco del destino, si trovano a cercare tra le macerie, spingendosi fino ai villaggi remoti dove le comunicazioni sono state completamente interrotte.

Eppure, nonostante la desolazione, l’umanità si mobilita. In una corsa contro il tempo, le forze di soccorso si stanno sforzando al massimo, lavorando instancabilmente per portare un barlume di speranza. Il Centro sismologico nazionale del Nepal ha calcolato una magnitudo di 6.4 per il terremoto, un segno tangibile della forza della terra stessa. Alle 23.47 ora locale, l’oscillazione sismica ha messo a dura prova la resistenza del Nepal.

I dati raccontano storie di sofferenza, una terribile cronaca delle conseguenze. Il distretto di Jajarkot ha pagato un prezzo altissimo, con 92 anime perse, tra cui il vicesindaco del comune di Nalgad, Sarita Singh, e 55 feriti, alcuni trasportati verso ospedali meglio attrezzati nelle città vicine, altri ancorati in strutture sanitarie locali. West Rukum, a sua volta, piange la perdita di 36 vite e affronta il peso delle ferite di 85 sopravvissuti. Piccoli centri come Aathbiskot, Sanibheri, Bheri, Nalgad, Kushe, Barekot e Chedagad sono stati colpiti con particolare violenza, portando a uno stato di emergenza che coinvolge tutte le forze di sicurezza dei distretti, con la polizia e l’esercito schierati nella lotta contro la distruzione.

Le parole del primo ministro nepalese, Pushpa Kamal Dahal, rimbombano nella notte, cariche di dolore e speranza: “Il primo ministro ha espresso il suo profondo dolore per la perdita di vite umane nel terremoto di venerdì notte e ha mobilitato tutti gli organismi di sicurezza per il salvataggio e il soccorso immediati“. Nel frattempo, l’India si è unita in solidarietà, con il primo ministro Narendra Modi che ha condiviso un messaggio sui social: “Sono profondamente addolorato per la perdita di vite umane e i danni causati dal terremoto in Nepal. L’India è solidale con il popolo del Nepal ed è pronta a fornire tutta l’assistenza possibile“.

Il Nepal è una terra abituata a tremare, un paese situato sulla “cresta” dove le placche tettoniche tibetana e indiana si scontrano. Ogni secolo, queste placche si avvicinano di due metri l’una all’altra, accumulando una pressione che alla fine si libera sotto forma di sismi. Nel 2015, un terremoto di magnitudo 7.8 e le successive scosse di assestamento hanno portato alla tragica perdita di circa 9.000 vite umane. La storia sismica del Nepal è una danza incessante tra la terra e il cielo, un’eterna lotta che sfida la resistenza di un popolo coraggioso.

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