Terremoto a L’Aquila, oggi 6 aprile, ricorre l’anniversario della tragedia che rase al suolo un’intera città.
Una città distrutta dal terremoto e dall’indifferenza.
Sono trascorsi ormai tanti anni da quel 6 aprile 2009. 309 il numero delle vittime, oltre 1.600 feriti. La scossa principale che ha reso al suolo L’Aquila è durata 23 interminabili secondi.
Sono bastati 23 secondi per distruggere l’intera città e spezzare tante vite umane. I danni stimati ammontano a 10 miliardi di euro. Un’enormità se si pensa materialmente, nulla in confronto alle vite umane spazzate via come fossero foglie in una ventosa giornata primaverile.
Gli orologi si sono fermati alle ore 3:32. Proprio nell’istante in cui la città sembrava mettersi a letto, tirando su le coperte, la natura ha colpito. Distrutto. Lacerato. Spazzato via. Stroncato.
Per strada non si sente parlare del terremoto. Si parla di “quel giorno”, quasi fosse il giorno del giudizio. Ci si riferisce allo sciame sismico dicendo “quando quell’avvenimento è accaduto”. Ci si avvolge tra le lenzuola pensando che non sia più possibile riposare come quando ancora nulla era accaduto.
A distanza di molto tempo, la città sembra deserta perché ormai non c’è più turismo. Il silenzio è assordante, fra sanguinare le orecchie. Gli occhi? Loro possono servire soltanto a guardare in alto per vedere se piovono ancora calcinacci. Tutto questo perché da quella notte poco è cambiato.
Palazzi distrutti, case abbandonate, impalcature ovunque. Capita a volte di camminare per strada, vedere tanta polvere fluttuare nell’aria e capire che quel palazzo è stato buttato giù, perché ritenuto pericolante.
La scritta “Nec recisa recedit” (“neppure spezzata retrocede”) campeggia nel luogo dove sono stati celebrati i funerali. Questo però non basta. Ciò che viene da pensare, però, è il perché l’aquilano non sia ancora tornato a risplendere, a distanza di così tanto tempo. Ciò che è necessario è riflettere e agire.
Oggi, nella giornata commemorativa, L’Aquila tace ricordando le vittime di quella notte di terrore.
Shhh, non disturbatela se non per renderla viva. Shhh.