In Terra Santa c’è silenzio. Una calma innaturale ha colpito Gerusalemme. Botteghe chiuse, piazze vuote, vicoli deserti. La città vecchia, brulicante di vita in questo periodo dell’anno, è desolata. Il Covid-19 ha messo in ginocchio anche la colonna portante di parecchie società: la religione. I tre grandi culti, per la prima volta, si trovano a dover affrontare un comune nemico. La pandemia ha unito, ciò che l’uomo ha separato.
Israele è sempre colma di turisti in questo periodo dell’anno. Siamo alle porte delle festività pasquali per gli ebrei, per i cattolici e per gli ortodossi, nonché vicini al Ramadan musulmano, che inizierà il 23 aprile. Sta volta, tuttavia, nessun pellegrino potrà recarsi in Terra Santa per rinnovare la propria spiritualità. A Tel Aviv gli aeroporti sono chiusi. L’epidemia sta mettendo distanze tra un mondo prima in costante connessione. Già da metà marzo erano entrate in vigore alcune norme restrittive, ma il premier israeliano ha annunciato che da aprile le misure sarebbero state più rigide, per evitare assembramenti e contagi, che hanno avuto un’impennata con la festa di ebraica Purim. Non poter essere liberi di pregare è una novità sia per i palestinesi che per gli israeliani, abituati a scandire le giornate a seconda del credo.
La preghiera in Terra Santa non può essere trascurata
Mercoledì scorso ha avuto inizio La Pesach (la Pasqua ebraica). Il primo ministro ha vietato qualsiasi tipo di spostamento a non più di 100 metri da casa. Dunque, i fedeli sono costretti a festeggiare in solitudine, senza il conforto della famiglia e dei luoghi di culto. Tuttavia, le norme non sono rispettate in modo rigido. Gli ultra-ortodossi non sembrano voler rinunciare alla preghiera e nei giorni scorsi la polizia ha fatto irruzione in alcune sinagoghe in cui si erano riuniti i credenti. Infatti, proprio nella comunità ultra-ortodossa sono registrati il maggior numero di casi positivi al Covid-19 censiti in Israele. Il giornalista Tzyppi Yarom, portavoce della rivista ultra-ortodossa Mishpacha, ha assicurato che nella maggior parte dei casi i divieti vengono rispettati. Basta spiegare in modo chiaro il pericolo del contagio.
Anche la comunità cattolica ha subito delle rinunce. Domenica scorsa, la tradizionale processione per la domenica delle palme dal monte degli Ulivi alla città vecchia, è stata annullata. Anche il Santo Sepolcro è stato chiuso. Alcuni alti funzionari delle religioni che gestiscono il luogo sacro – quella ortodossa, quella cristiana e quella armena – hanno chiesto il permesso della riapertura del sito per permettere ad alcuni capi religiosi di pregare, pur rispettando le norme sanitarie. Al pari, la chiesa ortodossa ha annullato i raduni consueti. La Pasqua ortodossa ha luogo una settimana dopo la festività cattolica e solitamente i capi religiosi e i fedeli si recano in Terra Santa per la tradizionale cerimonia del “fuoco sacro“. Di solito i fedeli si recano a Gerusalemme per prendere una fiaccola e riportarla nei propri paesi. Quest’anno soltanto gli emissari potranno aspettare in aeroporto che la fiaccola venga loro consegnata.
Il Ramadan sarà l’ultima festa religiosa di aprile. Il premier israeliano ha sottolineato che potrebbe diminuire le restrizioni, se si conferma una tendenza positiva. Tuttavia, è inevitabile che per l’inizio delle festività molti pellegrini vogliano recarsi Gerusalemme per pregare. Per evitare qualsiasi tensione, la decisione di limitare anche la ricorrenza musulmana sarà presa in accordo con il governo giordano, responsabile dei luoghi sacri dell’Islam.
Anche per chi non è credente, vedere Piazza San Pietro, in Vaticano, completamente deserta fa uno strano effetto. Il Papa seduto solo soletto sulle scale di granito trasmette malinconia e tristezza. Sembra una metafora sulla caducità della vita. In Terra Santa, luogo per antonomasia tra i più spirituali, l’effetto è nettamente accentuato. Tra i fedeli tutti c’è contrizione e magari, per una volta, comunione: si vive la stessa afflizione, col medesimo spirito. Il tempismo è perfetto. Che non sia un segno?
Antonia Galise