Terra dei Fuochi: anche l’Italia brucia
Si è parlato tanto negli ultimi giorni degli incendi che stanno devastando l’Amazzonia per fare spazio all’agricoltura. Un fenomeno inquietante, ma spiegabile secondo la logica che la felicità, nel nostro tipo di mondo, è legata alla crescita economica. Quest’ultima, a sua volta, è possibile solo grazie ad una incessante produzione. Tale meccanismo, volenti o nolenti, fa sì che ogni giorno, accanto alla preziosissima merce, vengano prodotte tonnellate di rifiuti. In Campania esiste un grosso problema legato ai rifiuti: il sistema di smaltimento, sia dei rifiuti urbani che di quelli industriali, non risulta efficiente e la politica degli ultimi 30 anni non è mai stata in grado di risolvere la situazione. È stato facile, poi, per la criminalità organizzata fiutare l’affare. Ed è più o meno così che si è venuta a creare una delle pagine più cupe della storia del nostro Paese.
Chi spegne i roghi?
Dai rifiuti interrati alla fine degli anni ’80 ai roghi tossici di oggi il passo è stato abbastanza breve, ma assai doloroso. Il tasso di mortalità per alcune tipologie di cancro, in alcune zone come il cosiddetto “Triangolo della morte“, si è innalzato in maniera esponenziale e tutt’oggi centinaia di cittadini, spesso coadiuvati da alcune associazioni nate sul territorio, scendono in piazza contro questo scempio ambientale. Nonostante fonti sicure come quelle della Prefettura di Caserta raccontino di una tendenza in diminuzione anno dopo anno, negli ultimi mesi, ma anche soltanto negli ultimi giorni, le segnalazioni sono state molteplici. In queste ore, ad esempio, si sta consumando l’ennesimo rogo tra Santa Maria Capua Vetere e San Tammaro, in provincia di Caserta. Nell’hinterland napoletano, invece, è facile imbattersi nelle colonne di fumo nero a qualsiasi ora del giorno, durante la stagione estiva. Si tratta in particolar modo di roghi di rifiuti domestici (materassi, frigoriferi, cumuli di plastica, ndr), che sono cresciuti del 19% negli ultimi sette mesi. L’infiltrazione della camorra nei cicli di smaltimento e le soluzioni “fai da te” operate da molti cittadini e da più di qualche azienda non sono contrastate nella maniera adeguata, nonostante la “guerra ai roghi” attuata dal ministro dell’ambiente Sergio Costa (il quale sarà probabilmente riconfermato anche nel prossimo governo, ndr).
L’urlo dei cittadini
Basta leggere le decine di commenti sotto i post delle pagine che più si attivano nella segnalazione dei roghi per scorgere la disperazione dei cittadini. “Vorrei non aver mai portato i miei figli qui”, è il commento di una madre casalnuovese alla foto di un inquietante fumo nero presente ieri tra Acerra e Casalnuovo, pubblicato dalla pagina “Casalnuovo Aut“. È dallo stesso comune che arrivano tante segnalazioni di aria irrespirabile, con le persone costrette a chiudersi in casa per la paura di inalare sostanze nocive. Poco prima dell’ultimo rogo il sindaco Massimo Pelliccia aveva scritto su Facebook che “da accertamenti effettuati in collaborazione con le forze dell’ordine non risultano incendi sul territorio casalnuovese negli ultimi giorni – poi continua – abbiamo chiesto al comune di Caivano, dove insiste un grande campo ROM, vera e propria piaga dei nostri territori. Lì tutto è fuori controllo e fiorisce un mercato nero dei rifiuti, quindi con molta probabilità è lì che si sono sviluppati incendi”.
Denuncia per lesioni dolose e danno alla salute
Ma le soluzioni e le parole della politica non convincono più una grande fetta della popolazione che, ormai da troppo tempo, convive con la puzza dei roghi tossici. Le malattie causate dall’inquinamento non chiedono il permesso e non aspettano che le promesse vengano mantenute, prima di manifestarsi e minare la felicità di tantissime famiglie. L’associazione “Rete di cittadinanza e comunità“, fondata dallo storico atttivista Vincenzo Tosti, ha lanciato ieri un appello alla denuncia per le persone colpite da problemi respiratori, cutanei, oculari, etc: “Dobbiamo difenderci e abbiamo capito di doverlo fare da soli – si legge sui social dell’associazione – Andate in pronto soccorso e fatevi refertare. Dopodiché inviateci una mail all’indirizzo [email protected], i nostri legali provvederanno a sporgere denuncia per lesioni dolose, danno alla salute, tentata strage e omissione di soccorso”.
Pietro Colacicco