Recentemente un (più o meno) noto politico ha inneggiato alla difesa della razza bianca con conseguenti polemiche successive, a me non interessa entrare nel merito della questione politica, ma mi sembra utile fare il punto sul perché il termine razza è stato abbandonato dagli studiosi e perché sarebbe opportuno che lo facessimo anche noi quando si parla di specie umana.
Faccio un balzo in avanti e anticipo che il nocciolo della motivazione che ha portato gli antropologi (perlomeno la stragrande maggioranza di loro) ad abbandonare l’uso del termine razza è che non risulta utile nella classificazione, ma su questo tornerò dopo.
Una cosa interessante che ho appreso facendo ricerche per questo articolo è che non solo gli antropologi ma anche i biologi hanno abbandonato il termine nel classificare eventuali sottoinsiemi all’interno di una specie animale. Il termine razza in altre parole non ha un significato tassonomico, mantiene invece un uso in zootecnia, quindi per suddividere specie animali che noi alleviamo e selezioniamo (che sia per fini alimentari come le mucche o altri fini come i cani) in sottoinsiemi di cui noi stabiliamo le caratteristiche e i confini, non l’evoluzione e la biologia.
In ambiti diversi come quello legale suddividere l’unica specie umana (anzi sarebbe più preciso parlare di sottospecie in quanto tutti gli uomini che popolano la Terra appartengono alla sottospecie Homo sapiens sapiens dell’Homo sapiens arcaico che ha avuto altre sottospecie che si sono tutte estinte) in razze mantiene una certa utilità, se devo individuare una vittima piuttosto che un perpetratore dire che è di razza nera ha comunque un valore pratico.
Ora sono costretto a fare una piccola digressione storica, per spiegare perché il termine razza sarebbe meglio non adoperarlo neanche per comodità.
L’obiezione che mi si potrebbe fare è: “OK mi fido, per le classificazioni biologiche e antropologiche razza non ha fondamento, ma io a occhio nudo posso facilmente dire chi viene dall’Africa nera o dall’estremo oriente, perché non dovrei usare il termine razza nera o razza gialla per comodità? Non sono uno studioso.” Il motivo per quel che mi riguarda è storico, la classificazione delle specie viventi, compresa quella umana fiorisce con Linneo nel 18° secolo, lo stesso periodo delle grandi colonizzazioni, la suddivisione della specie umana in razze è stata strumentale a sostenere una innata superiorità dell’uomo bianco (cioè degli europei colonizzatori) rispetto alle altre razze umane, allora si riteneva che le evidenti differenze nel fenotipo (tutte le caratteristiche manifestate da un organismo vivente, sia quelle che sono dettate dal DNA che quelle che non lo sono) dividessero la specie umana in gruppi nettamente separati su base biologica. Fino ad arrivare all’aberrazione del XX secolo e alle teorie eugenetiche fasciste e naziste (a chi pensa che l’origine sia tutta nazista germanica basterà ricordare che Cesare Lombroso era italiano).
La realtà invece è che se andiamo a livello genetico il DNA della specie umana è così straordinariamente omogeneo che sono state proposte varie teorie per spiegarlo, infatti la maggior parte delle altre specie animali hanno più variabilità genetica di quella umana, è stato teorizzato che circa 75000 anni fa la popolazione umana si sia ridotta (forse per via di una catastrofe) a poche migliaia di coppie genitoriali, solo un collo di bottiglia evoluzionistico in tempi tutto sommato recenti può spiegare tanta omogeneità genetica nella nostra specie.
Stabilito perché sarebbe meglio abbandonare il termine razza e parlare magari di etnia veniamo finalmente a perché è stato abbandonato dagli antropologi, cioè che vuol dire che non ha senso in termini biologici ed evoluzionistici suddividere la specie umana in razze che corrispondano alle diverse pigmentazioni e tratti somatici che possiamo osservare.
In un articolo pubblicato a novembre 2016 nell’American Journal of Physical Anthropology sono state raccolte e presentate le opinioni di 3286 membri dell’associazione, l’82% composto da antropologi professionisti e il 18% da studenti. A onor del vero bisogna dire che solo il 7,26% degli intervistati era rappresentato da antropologi che studiano l’uomo dal punto di vista biologico e fisico, gli altri erano antropologi culturali e affini. Comunque il risultato è stato un altissimo consenso su alcuni punti (riporto solo i più interessanti per la tesi, nell’articolo li trovate tutti):
_ non esistono razze umane dal punto di vista biologico (86% degli intervistati);
_ le categorie razziali esistono in funzione del vissuto sociale, non sono determinate dalla biologia (88%)
_ non ci sono confini biologici netti tra le razze (93%);
_ all’interno della specie umana esiste una certa variabilità ma non coincide con le categorie tradizionalmente definite razze (89%);
_ i confini individuati nella tradizionale classificazione delle razze sono oltretutto anche arbitrari e riflettono i desideri del classificatore (69%);
_ le classificazioni in base ai continenti (europeo, asiatico, africano …) non sono la stessa cosa che la suddivisione razziale su base antropologica (73%) ;
_ la distribuzione delle caratteristiche fisiche si sovrappone a quella delle razze (cioè non esiste una caratteristica fisica limitata ai soli membri di una determinata “razza”);
_ non sono differenze genetiche a spiegare le differenze biologiche osservate tra individui di razze differenti (72%);
_ non sono differenze genetiche a spiegare differenze comportamentali osservate tra persone di gruppi razziali diversi (95% addirittura!).
Direte: non hai riportato tutte le risposte, solo quelle che ti fanno comodo, no in realtà il succo dei dati dove i pareri sono divisi in maniera più equa (ad esempio se il 37% crede che non si possano individuare gruppi razziali in base a caratteristiche genetiche, c’è però un 29% che lo crede utile, interessante che una grossa percentuale sia indecisa) è che se una maggioranza non schiacciante (ma pur sempre una maggioranza) degli antropologi americani ritiene che le razze non esistano e non siamo mai esistite (59%), una maggioranza ben più forte crede che la suddivisione in razze non abbia basi biologiche (71%) o che se le ha sono insignificanti (73%).
Invece solo un 49% ritiene che la razza non abbia correlazioni con la salute degli individui, quindi una leggera maggioranza questa correlazione la vede. Com’è possibile se il 73% crede che la razza non abbia significato biologico? Semplice, perché come ben sappiamo la salute di una popolazione è influenzata da fattori esterni (culturali, ambientali, socio-economici) e qui ritorniamo alla prima parte dell’articolo, razza potrebbe avere un valore per identificare gruppi umani su base non biologica o genetica, ma visto l’uso improprio che ne è stato fatto, quello di una suddivisione biologica inesistente, probabilmente sarebbe meglio utilizzare termini alternativi come etnia o gruppo umano.
Roberto Todini