Si conclude l’esercitazione militare cinese nei pressi di Taiwan

Si è conclusa un'esercitazione militare cinese lanciata in risposta all'insediamento del nuovo presidente taiwanese

Esercitazione militare cinese

In diretta risposta all’insediamento del nuovo presidente di Taiwan, considerato da Pechino vicino a posizioni indipendentiste, è andata in scena un’esercitazione militare cinese su vasta scala nei pressi dell’isola di Taiwan. L’operazione ha coinvolto contemporaneamente l’esercito, la marina militare e l’aviazione della Repubblica Popolare Cinese. Come prevedibile, l’elezione del nuovo presidente taiwanese ha determinato una notevole escalation delle tensioni nel Pacifico e inasprito i rapporti tra Taiwan e Cina continentale, destando preoccupazioni negli Stati Uniti e nei loro alleati occidentali.

L’esercitazione militare cinese nei pressi di Taiwan

Si è conclusa l’esercitazione militare cinese lanciata dal governo di Pechino in diretta risposta all’insediamento del nuovo presidente taiwanese Lai Ching-te, inviso alla Cina per le sue tendenze separatiste. Lanciata all’alba di giovedì 23 maggio, a soli tre giorni dal discorso di inaugurazione pronunciato a Taipei da Lai, l’operazione militare cinese rappresenta una rappresaglia mirata a punire gli atti separatisti di cui il nuovo governo di Taiwan è accusato di essersi reso protagonista.

La Cina, infatti, non ha apprezzato le dichiarazioni di Lai Ching-te, che il 20 maggio aveva richiesto a Pechino di interrompere le sue minacce nei confronti della sovranità dell’isola. La Cina, che reputa Taiwan parte integrante del proprio territorio nazionale e considera inevitabile il ricongiungimento tra la Cina continentale e l’isola, ha individuato nelle parole del nuovo presidente taiwanese una pericolosa tendenza separatista, e ha deciso di punire Taiwan tramite il lancio di un’esercitazione militare della durata di due giorni.

Secondo quanto dichiarato dalla Cina, Lai Ching-te sarebbe reo di aver esplicitamente dichiarato l’indipendenza di Taiwan da Pechino nel suo discorso di inaugurazione affermando che le due sponde dello Stretto di Taiwan non sono in alcun modo subordinate l’una all’altra. L’esercitazione militare cinese che ha seguito queste dichiarazioni non sarebbe altro che una dimostrazione di forza da parte di Pechino, intenzionata a mostrare coi fatti che non accetterà alcuna iniziativa in senso separatista da parte del nuovo governo.


Joint Sword – 2024A

L’esercitazione militare cinese, che ha preso il nome di Joint Sword – 2024A (la ‘A’ nel nome lascia intendere che l’operazione sarà seguita da iniziative simili), si è prefissata lo scopo di testare la capacità effettiva dell’Esercito Popolare di Liberazione di occupare l’isola e prenderne il controllo con la forza nel caso in cui le ambizioni indipendentiste taiwanesi lo rendessero necessario. Infatti, Pechino si è dichiarata aperta all’impiego della forza per ristabilire il proprio controllo su Taiwan.

L’operazione Joint Sword – 2024A ha coinvolto contemporaneamente l’esercito, la marina, l’aviazione e la guardia costiera cinesi e ha visto le forze di Pechino muoversi nello Stretto di Taiwan, nonché a nord, sud ed est dell’isola, circondando di fatto la Repubblica di Cina. Sono state inoltre interessate dall’esercitazione militare cinese le aree circostanti alle isole di Kinmen, Matsu, Wuqiu e Dongyin, controllate da Taipei ma situate a ridosso della costa orientale cinese.

L’operazione si è conclusa durante la serata di venerdì 24. Pur essendo operazioni cinesi di questa natura frequenti nei pressi di Taiwan, le proporzioni assunte da questa esercitazione militare cinese sono decisamente allarmanti. Secondo quanto riporta Reuters, il Ministero della Difesa di Taiwan ha riscontrato la presenza di 62 aerei da guerra (di cui 46 hanno di fatto oltrepassato il confine tra i due paesi) e di 27 navi della marina militare cinese.

La reazione di Taiwan e le possibili implicazioni

L’esercitazione militare cinese ha suscitato lo sdegno del governo di Taiwan. Il Ministro della Difesa di Taipei ha definito l’iniziativa cinese un atto provocatorio e irrazionale, deleterio per la stabilità e la sicurezza della regione. Taiwan, come affermato da Lai Ching-te nel suo discorso di inaugurazione, non è intenzionato a provocare in alcun modo la Cina e a creare conflitti, ma si è detto determinato a proteggere la democrazia taiwanese da attacchi esterni.

Dunque, se Pechino ha definito questa operazione militare cinese una risposta legittima e necessaria alle provocazioni subite per mano del nuovo presidente Lai Ching-te, Taiwan ha trovato deplorevole il comportamento della Cina. Questo deterioramento delle relazioni tra Cina continentale e Taiwan ha scatenato forti preoccupazioni tra gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali.

Washington ha infatti monitorato con estrema apprensione l’esercitazione militare cinese che ha preso luogo tra giovedì e venerdì. Il vice comandante dello U.S. Indo-Pacific Command, Stephen Sklenka, si è dichiarato preoccupato, seppur non sorpreso, dal comportamento di Pechino, che rischia di portare ad una rapida escalation delle tensioni nella regione, e ha invitato le altre nazioni dell’area del Pacifico a condannare con decisione le azioni di Pechino.

Il Pacifico, dove oltre alle schermaglie tra Cina e Taiwan sta andando in scena un acceso conflitto tra Pechino e Manila, appare ad oggi simile ad una polveriera pronta ad esplodere. L’atteggiamento sempre più assertivo messo in mostra dalla Cina preoccupa la comunità internazionale e getta un’ombra sinistra sulla futura stabilità della regione del Pacifico.

Pietro Menzani

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