Terapie di conversione al bando: la richiesta dei rappresentanti religiosi

terapie di conversione

E’ arrivato il momento di bandire le terapie di conversione rivolte ai soggetti della comunità LGBT+

A chiederlo non è un’organizzazione per i diritti delle persone queer. E nemmeno una campagna promossa da attivisti. A chiederlo sono circa quattrocento fra i più alti rappresentanti delle principali religioni: cristianesimo, islam, ebraismo.
Che si definiscano “terapie di conversione” o “terapie riparative”, la sostanza non cambia. E  la loro esistenza è nota a tutti. Tanti sono i trattamenti di questo tipo presenti nel mondo. Basti pensare che solo dieci anni fa, in Italia, è stato pubblicato un documento scientifico che condannava apertamente ogni tentativo di patologizzare l’omosessualità. Ancor più recentemente, nel 2015, le Nazioni Unite si sono pronunciate contro le terapie di conversione e altri trattamenti indegni ai danni delle persone della comunità LGBT+.



Nella mattina di giovedì 17 dicembre, la richiesta è stata presentata formalmente a Londra nell’ambito di una conferenza sponsorizzata dal Foreign Office, il ministero degli Esteri britannico. Una dichiarazione firmata dai più alti rappresentanti di diversi fedi religiose. Insieme, nonostante le diversità del proprio credo, a sostegno della comunità LGBT+.

Un’iniziativa quasi ai limiti del paradosso e per questo di incredibile risalto

Paradossale perché per anni la società civile ha cercato di emanciparsi dai dettami della religione, contraria ad ogni unione che non sia il rapporto binario uomo-donna. Mentre ora è proprio la religione, o quantomeno alcuni dei suoi portavoce, a fare un mea culpa. Facendosi carico, con questa richiesta, di una strigliata alla società civile. Perché, certa del progresso verso una civiltà più equa, sembra ignorare le forme di oppressione tuttora in atto contro le minoranze. Le terapie di conversione, ancora politicamente e socialmente consentite, ne sono un esempio.

E’ pur vero che queste pratiche sono state proibite in Svizzera e in certi territori del Canada, degli USA e dell’Australia. Ma è altrettanto vero che i tentativi di cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona, in troppi casi, restano ancora impuniti.
Nel termine “terapia di conversione” rientra ogni forma di trattamento o psicoterapia che mira a modificare l’orientamento sessuale di un individuo o a annullarne l’identità di genere. Si basano sul concetto malsano che l’orientamento sessuale e la propria identità si possano scegliere, controllare, manipolare. Per farlo, possono essere usati mezzi crudeli ed invasivi che riportano alle immagini di una civiltà che di civile ha ben poco. Elettroshock, terapie ormonali, indottrinamento religioso.



L’iniziativa portata avanti da esponenti delle diverse fedi ha come obiettivo quello di far riconoscere anche al Regno Unito il divieto delle pratiche. Tra i firmatari del documento:
Paul Bayes, vescovo anglicano di Liverpool. Mpho Tutu Van Furth, reverenda. Michaela Youngson, reverenda e presidente della British Methodist Conference. Pannavamsa Thero, reverendo centro di meditazione Dhamma UK. Laura Janner-Klausner, rabbino UK Reform Judaism 2012-2020. Rajnish Kashyap Mcicm, segretario generale del consiglio Hindu UK. Dilwair Hussain, New Horizons in British Islam.

A sostegno dell’iniziativa, i rappresentanti religiosi si mostrano in un video in cui condividono queste parole

“Ci uniamo come rappresentanti senior delle religioni, accademici e membri di congregazioni di tutto il mondo, per affermare la santità e la dignità di ciascuna vita. Sosteniamo che tutti gli esseri umani di ogni orientamento sessuale, espressione di genere ed identità di genere, siano una parte preziosa del creato e una parte dell’ordine naturale. Sosteniamo di essere tutti uguali al cospetto di Dio. E per questo, siamo tutti uguali gli uni con gli altri. Ci aspettiamo che tutti siano trattati equamente al cospetto della legge. Siamo tristemente consapevoli che alcuni insegnamenti religiosi hanno spesso causato e continuano a causare profonda sofferenza e offesa alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersex.

 

Riconosciamo con profondo dispiacere che alcuni dei nostri insegnamenti hanno creato e continuano a creare sistemi oppressivi che alimentano l’intolleranza, perpetuano ingiustizia e sfociano nella violenza. Questo ha portato e continua a portare al rifiuto e all’alienazione di molti. Da parte delle loro famiglie, dai loro gruppi religiosi e dalle loro comunità culturali.

 

Chiediamo perdono a coloro le cui vite sono state rovinate e distrutte con il pretesto di insegnamenti religiosi. Crediamo che l’amore e la compassione dovrebbero essere le basi della fede. E che l’odio non possa trovare posto nella religione. Ci rivolgiamo a tutte le nazioni affinché pongano fine alla criminalizzazione sulle basi dell’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Che la violenza contro le persone LGBT+ sia condannata. Che giustizia sia fatta nei loro confronti. Chiediamo la fine dei tentativi di cambiare, sopprimere o cancellare l’orientamento sessuale di una persona, la sua identità di genere o la sua espressione di genere, conosciute comunemente come terapie di conversione. E richiediamo che queste pratiche pericolose vengano bandite.”

Carola Varano

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