Terapia di Conversione: quelli che credono di curare l’omosessualità

Terapia di Conversione

Terapia di Conversione

Il Canada rende illegale la Terapia di Conversione. Ossia quell’insieme di cure e di centri che forniscono una soluzione “al problema” dell’omosessulità.

Richard e la Terapia di Conversione

Lo chiameremo Richard. E non perché ci piaccia fare gli inglesi ma perché Richard è canadese. Ed è anche omosessuale. Richard ha subito una terapia di conversione dell’omosessualità. Confessa alla sua famiglia di essere gay quando è un ragazzino. La sua famiglia decide quindi di indirizzarlo verso un percorso che lo “guarisca”. Alcuni psicologi e religiosi lo persuadono che i suoi desideri sono sbagliati perché l’uomo nasce per natura attratto dalle donne; deve con loro fare molti figli. Gli ricordano di continuo che l’omosessualità è un peccato che garantisce un biglietto per le più violente pene dell’inferno. Lo portano a ricordare un abuso da parte di un uomo gay che lo avrebbe deviato. Abuso che lui non ha mai subito. Gli ricordano che anche masturbarsi pensando ad un uomo non va bene: Richard dorme con le mani legate tra loro oppure alla testiera del letto per mesi.



Umbrella Organization

Richard piano piano si convince che quel percorso sia giusto. Tutti intorno a lui gli dicono quanto sia sbagliato essere omosessuale e alla fine lui se ne convince. Inizia a frequentare anche convegni ed incontri promossi dalla Exodus International: associazione, ormai chiusa a causa di uno scandalo, che metteva in contatto associazioni e servizi che miravano a “curare” l’omosessualità e mettere in contatto omosessuali “guariti”. Le chiamano “organizzazioni ombrello”. Durante questi incontri a Richard viene insegnato che ci sono modi di camminare da uomo e da donna; modi di parlare da uomo e da donna; hobby che sono da uomo e da donna. Lo deve sapere, Richard, perché il suo compito è attrarre le femmine e si sa che queste apprezzano la virilità. Richard abbandona la danza classica, suo amore sin da quando era piccolo.

Campi di Conversione

Alcune di queste associazioni offrono soggiorni presso veri e propri collegi o centri basati su una Terapia di Conversione più intensa. Si parla di somministrazione di farmaci, ipnosi, condizionamento mentale, esorcismo, privazione del sonno e del cibo, isolamento, esposizione forzosa a materiale pornografico “giusto”, abusi verbali e talvolta anche fisici come violenze sessuali e stupri di gruppo. I genitori dei ragazzi si affidano a questa gente perché convinti di salvare i figli. Inutile negare che spesso queste famiglie sono cattoliche, i centri sono tenuti o sponsorizzati dai religiosi, i politici che difendono la terapia di conversione sono ascritti a partiti conservatori. Non tutte queste terapie di conversione sono alla luce del sole, così come non lo sono tutti quei ragazzi che ci passano attraverso. Come Richard che alla fine,  una volta “guarito” , si ammazza.

Canada e Italia

Richard non esiste. Ho elaborato la sua storia mettendo insieme le storie diverse di altri ragazzi. Però la Terapia di Conversione esiste, anche in Italia. Per esempio Courage, un apostolato che opera seguendo la logica degli Alcolisti Anonimi: l’omosessualità è una malattia e un vizio, un peccato da reprimere per approdare almeno alla castità. La Terapia di Conversione non ha fondamento scientifico e su questa base il Canada l’ha resa illegale ma ci vorrà un po’ perché sparisca dal sottobosco. In Italia l’affossamento del DDL Zan ha bloccato anche questo approccio all’omotransfobia. Il problema è come sempre culturale e politico. Occorre restare fermi su un punto: l’omosessualità non è una malattia. E non è nemmeno una scelta da cui ci si può “convertire”. Non c’è niente da riparare perché gli omosessuali non sono versioni difettose di esseri umani. Nessun Richard è sbagliato, nessun Richard deve più morire.

Alice Porta

 

 

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