Teoria del complotto lunare: le origini del negazionismo sul primo sbarco sulla Luna

Teoria del complotto lunare, com’è nata?

La storia dell’uomo che arriva fin sulla Luna, datata 20 luglio 1969 ad opera dei due astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, suona ancora oggi tanto affascinante quanto incredibile, per molti, nel senso letterale del termine. Sì, perché non è difficile imbattersi, ancora oggi, in qualcuno che consideri l’allunaggio come una farsa, una grande bugia – e illusione – che avrebbe condizionato l’umanità a partire dalle scelte politiche. Basta digitare “teoria del complotto lunare” sulla barra di ricerca di Google per ritrovarsi decine di link su questa presunta messa in scena creata ad hoc dal governo degli Stati Uniti in collaborazione con la Nasa, che avrebbe falsificato le prove. Le immagini finali della missione Apollo 11 sarebbero dunque frutto di riprese fatte in studio con l’ausilio di effetti speciali, sotto la supervisione del celebre regista Stanley Kubrick.

La teoria del complotto lunare nasce poco più di 40 anni fa, quando negli Stati Uniti viene pubblicato il libro “We Never Went to the Moondi Bill Kaysing. L’autore, un laureato in inglese finito a lavorare per un’azienda produttrice di motori a razzo, sosteneva che, negli anni Sessanta, la tecnologia non sarebbe stata in grado di inviare un equipaggio così lontano. Secondo lui, inoltre, la Nasa in quegli anni non poteva permettersi una missione tanto costosa . Da qui, dunque, la decisione del governo americano di affidare tutto a Kubrick, che un anno prima era diventato famoso con 2001 Odissea nello Spazio”. Il regista avrebbe accettato sotto minaccia, secondo Kaysing, per non rendere pubblico il coinvolgimento del fratello Raul col partito comunista ai tempi della guerra fredda. Il fatto che Kubrick non avesse mai avuto un fratello non bastò a delegittimare la teoria complottista.



Ma perché inventarsi tutto?

Secondo l’ipotesi complottista più accreditata,  l’allunaggio-farsa sarebbe stato organizzato per togliere il primato della “conquista spaziale” alla rivale Unione Sovietica. Ma esistono altri filoni. Uno di questi è che le immagini dell’uomo sulla Luna sarebbero servite a distrarre la popolazione americana – e mondiale – dal fallimento della guerra in Vietnam. Un altro, invece, fa riferimento ai 30 miliardi di dollari di fondi che, qualora l’impresa non fosse andata a buon fine, sarebbero stati tagliati. Esiste anche un filone negazionista tutto italiano: il regista Massimo Mazzucco, nel suo film “American Moon“, si è interrogato su diverse questioni, tra cui la presunta scomparsa dei nastri contenenti i dati di volo.

La narrativa negazionista è cresciuta negli anni e se ne trova qualche riferimento anche in un film di James BondUna cascata di diamanti“:  il celebre agente segreto, ad un certo punto, si ritrova nel bel mezzo di un set con degli attori-astronauti che si muovono piano come se fossero davvero sulla luna.

Il “semi-negazionismo” e Umberto Eco

Dopo Apollo 11, gli americani sono sbarcati sulla Luna altre cinque volte, ma ciò non è bastato a smontare le teorie del complotto. Anzi, ne esistono anche di più moderne, tra le quali quella del fotografo francese Philippe Lheureux, che si definisce “semi-negazionista“: secondo lui, infatti, la missione sarebbe esistita davvero nonostante sia stata raccontata in modo artificioso per non svelare troppe informazioni ai sovietici. Tutte le immagini, quindi, sarebbero soltanto foto scattate su un set.

Sull’argomento è intervenuto anche Umberto Eco, molto lucido:

Se i russi sono stati zitti significa che lo sbarco sulla Luna era vero. Fine del dibattito.

 

Il celebre scrittore ha infatti ben ragione di credere che, qualora la missione fosse stata una grande finzione, gli unici ad avere interesse nello sbugiardare gli americani, nel contesto della guerra fredda, sarebbero stati proprio i sovietici.

Il cinquantesimo anniversario

Il 20 luglio 2019, tra pochi giorni, saranno passati 50 anni dal primo sbarco sulla luna, mentre la Nasa progetta il prossimo sbarco entro il 2024, seguito poi da quello su Marte.

Per Piero Angela, noto divulgatore scientifico: “Quel giorno è stato molto emozionante. Andare sulla Luna è sempre stato qualcosa che gli uomini hanno sognato di fare. Oggi invece sappiamo che possiamo andare e ritornare anche solo in una settimana – poi dice la sua sulla teoria del complotto lunare- che sciocchezza continuare ancora a negare il primo sbarco. Chi lo fa, sfrutta l’ingenuità delle persone solo per trarne profitto, come scrivere un libro o girare un documentario”.

 

Pietro Colacicco

 

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