In epoca di bufale, complotti e complottisti, oggi più che mai, diventa utile capire come e perché nasca una teoria del complotto e quanta importanza rivesta in molte dinamiche di portata storica e mondiale. Un caso illuminante, in tal senso, è quello che riguarda la più famosa e antica tra esse: la teoria del complotto giudaico.
Ci sembra che certe invenzioni siano roba dei giorni nostri, amplificate all’ennesima potenza con l’avvento del COVID-19, della pandemia e del vaccino per sconfiggerla. Sono, ormai, all’ordine del giorno le lotte tra chi crede e chi non crede, tra chi supporta teorie scientifiche dimostrate empiricamente e chi cerca di affondarle, servendosi di prove di dubbia realtà e provenienza. Eppure, le teorie del complotto esistono da quando è nato il mondo. Conoscerle e capirne i meccanismi può, probabilmente, aiutarci a lottare per la verità dei fatti e per rendere giustizia alla storia e imparare dalla memoria. È interessante, per esempio, analizzare la più antica e diffusa, la teoria del complotto per antonomasia, quella del complotto giudaico, con tutto ciò che, di terribile, ne è derivato.
La teoria del complotto giudaico
Per teoria del complotto intendiamo una teoria che attribuisce la responsabilità di alcuni eventi, spesso catastrofici, di carattere soprattutto politico e sociale, a un complotto, appunto. Si tratta di teorie complesse e contrarie al senso comune, di solito molto elaborate e basate su fonti alternative, diverse da quelle ufficialmente accettate e ritenute vere dall’opinione pubblica.
Quella forse più conosciuta e diffusa al mondo, che si è portata dietro una serie di conseguenze significative e disastrose per la storia umana, è quella del complotto giudaico. Essa implica, a sua volta, una serie di altre teorie, secondo le quali il popolo ebraico tramerebbe a danno del resto della popolazione mondiale. Il disprezzo verso questo popolo, considerato causa di tanti mali del mondo, a partire dalla morte di Cristo, è antichissimo. La mitizzazione di un presunto complotto ebraico, risale al Medioevo e si è trascinata nei secoli. Ma un particolare contributo all’enfatizzazione del tutto è stato dato, nella storia recente, dalla diffusione dei celebri Protocolli dei Savi di Sion.
Dai Protocolli dei Savi di Sion allo sterminio
Famoso scritto dei primi del Novecento, esso è stato smascherato come falso già nel 1921, ma preso in considerazione come documento ufficiale che attestava la veridicità della cospirazione ebraica, anche successivamente a quell’anno. Ed è tuttora circolante e spacciato per vero negli ambienti antisemiti di molti paesi.
È opinione diffusa che l’opera sia stata pubblicata agli inizi del XX secolo nella Russia imperiale dalla polizia segreta zarista, come documento segreto che si rifaceva ad una cospirazione ebraica e massonica, messa in atto al fine di conquistare il mondo e, al cui interno, gli Anziani (i Savi) ne spiegavano dettagliatamente i modi e le strategie.
Il testo è oggi considerato uno dei più influenti del XX secolo, ma è riconosciuto come “falso storico” che ha notevolmente contribuito ad alimentare intolleranza e violenza fra gli uomini. Solo per citare una fra le disastrose conseguenze, i nazisti, capeggiati da Hitler, trovarono in esso la giustificazione per mettere in atto il genocidio. Vari intellettuali se ne sono occupati, analizzando le cause e le conseguenze della sua incredibile diffusione e dell’influenza che continua ad avere sulla società.
Fra i fenomeni derivati, uno è, a tratti sconosciuto, ma ancora proficuo culturalmente in molti contesti di stampo razzista e antisemita. Si tratta del negazionismo riguardante l’Olocausto.
Shoah e negazione seguite alla teoria del complotto giudaico
Come sopra accennato, la più diretta e tragica conseguenza della teoria del complotto giudaico è stata, il diffuso antisemitismo che ha portato, alla soluzione finale, altrimenti detta Shoah, ovvero lo sterminio di circa sei milioni di Ebrei, durante la Seconda guerra mondiale, voluto da Adolf Hitler. La storia è ben documentata e così ci è stata tramandata, grazie anche alle testimonianze numerosissime e precise dei sopravvissuti ai campi di sterminio.
Ma, ancora oggi, complice il mito del complotto giudaico-massonico, mai assopito, l’antisemitismo prolifera in molti contesti e, perfino fior di intellettuali negano l’Olocausto, con tanto di spiegazioni scientifiche (o spacciate per tali) a sostegno delle proprie teorie.
Luna di miele ad Auschwitz
C’è un libro che spiega bene la diatriba. È Luna di miele ad Auschwitz – riflessioni sul negazionismo della Shoah, di Francesco Rotondi (non uno storico ma un cardiologo prestato alla saggistica che argomenta la questione in modo eccellente). Il sarcasmo del titolo prende le mosse dalla citazione di una frase pronunciata da un negazionista per definire il suo viaggio ad Auschwitz. Si tratta di una rassegna bibliografica che spiega le ragioni della parte più estremista del revisionismo storico. Questa parte estremista è il revisionismo negazionista o, appunto, negazionismo. E poi le smentisce una ad una, con tanto di prove a favore dell’antinegazionismo, di cui Rotondi si fa portavoce.
Il negazionismo poggia le sue teorie su alcuni punti fondamentali da lui elencati, dopo aver premesso che:
I negazionisti non si limitano al ridimensionamento del giudizio sul nazismo o al rifiuto dell’unicità della Shoah, ma arrivano a negarne, con varie argomentazioni, la realtà […]
Luoghi, modi e tempi della diffusione
Vari nomi e personalità della cultura si sono succedute nel tempo e nello spazio a sostenere le ragioni negazioniste e a spendersi per dimostrarle. Il paese in cui esse si sono fatte valere, con più forza, è stato la Francia. Lì si sono moltiplicate, per diffondersi, poi, nel resto dell’Europa e del mondo.
In Italia, il movimento è arrivato relativamente tardi, ma ha comunque trovato terreno fertile in vari contesti.
Il canale che, maggiormente, ha permesso la diffusione di tutto ciò è sicuramente Internet, dove esiste una sterminata bibliografia riguardante il negazionismo. E ora più che mai, nel periodo storico che stiamo vivendo, siamo testimoni di ciò. Oggi assistiamo a un proliferare di scritti negazionisti che riguardano, non più, solo la Shoah.
Studio, scienza e ragione a servizio della verità
L’ultimo capitolo del libro di Rotondi è dedicato all’analisi dell’antinegazionismo, nell’adempimento alla volontà, annunciata all’inizio dall’autore stesso, di fornire uno spunto di riflessione e di ricerca a tutti coloro che vogliano approfondire il tema. Questo per far si che il negazionismo non prenda piede ulteriormente. E anche perché la memoria di ciò che realmente è stato non sia intaccata dal revisionismo più radicale. Si dedica, in particolare, all’opera di colui che è considerato antesignano del filone antinegazionista, Jean Claude Pressac:
Jean Claude Pressac, ex allievo di un’accademia militare francese, abbandonerà la carriera militare per laurearsi in farmacia; successivamente si dedicherà alla ricerca storiografica, iniziando come filorevisionista e allievo di Robert Faurisson (noto negazionista francese). Convintosi ben presto dell’esistenza delle camere a gas, inaugurerà il filone dell’antinegazionismo scientifico, diventandone l’alfiere indiscusso. Il suo lavoro è costituito dall’analisi squisitamente tecnica del problema delle camere a gas e delle cremazioni nei campi di concentramento nazisti.
Pressac è stato la dimostrazione vivente che, grazie al rigore del ragionamento scientifico si può arrivare alla verità. Egli è passato dal negazionismo all’essere fautore e sostenitore del filone opposto, grazie a uno studio rigoroso e scientifico.
Smascherare i complottismi è un dovere morale
Si comprende bene, da quanto detto fin qui, come le teorie del complotto, possano generare confusione nella storia e quanto sia facile dar loro credibilità. È, tuttavia, possibile “smascherarle” grazie all’aiuto della storiografia, della filologia e della scienza. Ancora Francesco Rotondi, a chiusura del libro, fa notare che:
(…) le teorie contrarie alle tesi ufficiali e le ipotesi più astruse suscitano sempre curiosità e riescono talora ad ottenere successo: Nessun aereo è caduto sul Pentagono, Paolo VI era massone, L’AIDS non esiste, i Merovingi discendono dai figli avuti da Gesù con Maria Maddalena, Paul McCartney è morto in un incidente d’auto nel 1965 ed è stato rimpiazzato da un sosia. Negare l’Olocausto non significa revisionare la storia ma fare una deprecabile fantastoria che, proprio in virtù della sua componente fantasiosa, suscita curiosità e potrebbe riscuotere successo. Dare sempre e comunque risposte è un dovere anche e soprattutto nei confronti dei milioni di ebrei morti nei campi di sterminio.
Contro bufale e complottismi, l’unica arma che abbiamo è sostenere e promuovere la conoscenza di fatti autentici. È giusto farlo, anche solo per un dovere morale verso chi le tragedie della storia le ha subite. Per le vittime della Shoah di ieri e per quelle della pandemia di oggi. Per essere sicuri di imparare, dalla memoria, qualcosa che in futuro potrebbe salvarci la vita.