Tentato golpe in Bolivia: l’invasione militare del governo

Tentato golpe in Bolivia: l'invasione militare del governo a La Paz

Un tentativo di colpo di Stato in Bolivia, durato circa tre ore nella giornata di ieri, è stato fermato con l’arresto del generale dell’esercito Juan José Zuniga, colui che ha guidato il tentati golpe in Bolivia. Il disegno del colpo di Stato ha avuto inizio intorno alle 16:00 locali, quando il generale Zuniga, a capo di un contingente militare, ha circondato il palazzo presidenziale in Piazza Murillo a La Paz e ha fatto irruzione nell’edificio. Dopo il tentato golpe in Bolivia sono seguiti gli arresti: il presidente Arce ha nominato delle nuove cariche nell’esercito e ha ringraziato i cittadini per aver resistito al golpe militare.

Il tentato golpe in Bolivia e l’assalto al palazzo presidenziale

Nella giornata di ieri, c’è stato un tentato golpe in Bolivia, in particolare nella la capitale La Paz, organizzato manu militari. Un mezzo blindato dell’esercito ha infatti fatto irruzione nel palazzo del governo, il Palacio Quemado, occupandolo con macchine e più di un centinaio di soldati. Il tentato golpe in Bolivia, durante l’occupazione del palazzo del governo, ha causato circa 12 feriti.

Intanto, nelle strade e nelle piazze della capitale, i cittadini hanno portato avanti una grande protesta contro il golpe militare. Dopo il tentato assalto, durato solo qualche ora, il Presidente Arce ha pubblicato un post su X in cui ha ringraziato tutti i cittadini scesi in una lunga marcia per la città. Come ha affermato “non permetteremo, né come governo né come popolo boliviano, alcun colpo di Stato”. 

Ad aumentare il fermento e la resistenza popolare è stato anche l’ex presidente boliviano, Evo Morales, nonché compagno del partito socialista – movimento per il socialismo – con Arce stesso. Sempre sulla piattaforma di X, ha denunciato il golpe in corso e ha invitato tutti a riappropriarsi della città contro il tentato golpe in Bolivia.



Dopo il tentato golpe in Bolivia e la conseguente occupazione del palazzo presidenziale, si è verificato un confronto tra Zuniga e il Presidente boliviano Luis Arce. Quest’ultimo ha nominato tre nuovi capi responsabili delle forze armate e ha ordinato la liberazione della piazza, emettendo un mandato di arresto per Zuniga. Il generale ha dichiarato di aver agito su ordine del presidente Arce, che gli avrebbe chiesto di aumentare la sua popolarità.

L’arresto di Zuniga e le risposte del governo

Il generale Juan José Zuniga è stato arrestato il 26 giugno stesso, dopo aver schierato soldati e veicoli blindati davanti al palazzo presidenziale di La Paz. Durante l’arresto, avvenuto mentre parlava con la stampa davanti a una caserma, il viceministro dell’interno Jhonny Aguilera gli ha comunicato la sua detenzione. Prima dell’arresto, Zuniga aveva affermato di aver agito con il tentato golpe in Bolivia su ordine del presidente Arce per aumentare la popolarità di quest’ultimo.

Prima dell’arresto, Zuniga ha resistito agli ordini del presidente e dell’interno governo, continuando a sostenere l’importanza delle sue azioni nel nome della libertà democratica. Nonostante le parole manipolatorie nel nome della democrazia e della libertà della Bolivia, Zuniga ha riscontrato poco successo sia da parte del popolo sia da parte delle cariche istituzionali, che hanno parlato di una minaccia e una distruzione all’ordine costituzionale. 

Il presidente Luis Arce ha reagito denunciando su social media i movimenti irregolari di alcune unità dell’esercito, sottolineando che la democrazia deve essere rispettata. Dopo l’arresto dei vecchi vertici militati e l’insediamento dei nuovi, Arce ha incontrato i nuovi capi, affidando loro il pieno controllo delle forze armate. Il ministro della Difesa, Edmundo Novillo, ha rassicurato la popolazione, invitandola a riprendere le attività quotidiane, affermando che la situazione era sotto controllo.

Il tutto è stato coronato da discorsi e importanti gesti in sostegno e difesa della democrazia. In particolare, la ministra degli Esteri Celinda Sosa e il vicepresidente David Choquehuanca hanno denunciato all’intera comunità internazionale il tentato golpe in Bolivia, parlando di “movimenti irregolari e attentati alla democrazia, alla pace e alla sicurezza del paese”. 

Condanna e solidarietà internazionale

Alla notizia del tentato golpe in Bolivia, la segreteria generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha condannato con fermezza l’azione dell’esercito boliviano, esortando al rispetto dell’autorità civile. Il presidente dell’Osa, Luis Almagro, ha espresso solidarietà al presidente Arce, dichiarando che la comunità internazionale non tollererà nessuna rottura dell’ordine costituzionale legittimo in Bolivia.

I primi messaggi di solidarietà sono arrivati dal vicino Paraguay che ha condannato l’assalto militare e ha rivendicato l’importanza dello Stato di diritto. In seguito, è arrivato anche il sostegno del Brasile, dell’Argentina, Cile e Colombia. Accanto ai paesi sudamericani, si sono affiancati anche quelli dell’Unione Europea, in particolare la Spagna di Pedro Sanchez.

La situazione interna e le ferite della crisi

Almeno 12 persone sono rimaste ferite durante il tentato golpe in Bolivia, alcune dai colpi sparati dai soldati in rivolta. La ministra della Sanità, María Renée Castro, ha confermato che le brigate mediche hanno prontamente assistito i feriti.

Il tentativo di colpo di Stato, conclusosi con l’arresto di Zuniga e la nomina di nuovi comandanti delle forze armate, ha messo in evidenza le tensioni politiche interne e la fragilità della situazione. Il presidente Arce ha dichiarato che la democrazia conquistata non può essere sottratta, invitando la popolazione a mantenere la calma.

Nonostante ciò, il tentato golpe in Bolivia e il ruolo dell’esercito armato è un segnale evidente della forte instabilità istituzionale che il paese sta affrontando. Le divisioni politiche e le difficoltà economiche stanno mettendo in serio rischio, almeno fino alle prossime elezioni presidenziali, la carta costituzionale e il corretto funzionamento della democrazia in Bolivia.

Lucrezia Agliani

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