Per paradosso, la società del benessere sembra pervasa da vissuti di disagio e sofferenza. Ciò è legato al fatto che molto spesso manca il tempo per coltivare le proprie passioni e le relazioni con gli altri. Manca, cioè, il tempo per vivere. Se davvero vogliamo essere felici, però, come insegnano Seneca e Pepe Mujica, dobbiamo esercitare la nostra libertà per trovare e preservare questo tempo.
Quale felicità, senza il tempo per vivere?
Che cos’è la felicità? Secondo il filosofo greco Aristotele, è il fine della nostra vita. Essa si realizza esercitando le nostre facoltà al meglio, in un contesto favorevole e in relazione con gli altri. Sulla carta, questo modello di felicità sembra condivisibile e realizzabile anche nella nostra epoca. Ma allora perché ogni giorno sperimentiamo come vissuti di ansia e sofferenza sembrino accomunare la maggioranza delle persone indipendentemente dall’età, dalla professione, dal percorso esistenziale? Questo malessere diffuso trova voce in un’espressione che ricorre più spesso delle altre: “non ho tempo di/per”. Responsabile del nostro disagio sembra soprattutto la sensazione di non avere abbastanza tempo né per noi stessi, né per chi è importante per noi. Si potrebbe addirittura dire: di non avere tempo per vivere. Del resto, mille impegni e doveri ci incalzano da ogni parte. Come possiamo affrontarli senza che fagocitino completamente la nostra vita?
Seneca: “Riprendi in mano te stesso”
Il problema è antico. Preoccupava, non per primo, il filosofo Seneca già nel I secolo d.C. Secondo Seneca, la vita in sé non è breve: siamo noi a renderla breve impiegandola male. Infatti, chiarisce in una famosa lettera al giovane amico Lucilio, gran parte della vita ci vede impegnati in cose non davvero essenziali per noi. E mentre rimandiamo ciò che conta realmente, il nostro tempo si consuma. Per evitare questo si può solo seguire il consiglio da lui rivolto a Lucilio:
riprendi in mano te stesso.
Cosa significa? Per Seneca, ci si “riprende in mano” con la riflessione, diventando più consapevoli del proprio tempo. Anzitutto, accettando che questo è limitato ed esposto a innumerevoli imprevisti. Comprenderlo ci consente di uscire dalla cruenta rincorsa al fare tutto. E, soprattutto, ci aiuta a smettere di rimandare ciò che per noi è davvero importante.
L’attualità del messaggio di Seneca
Seneca ci mette di fronte al nostro limite e ci spinge a scegliere. “Poiché non avrai mai abbastanza tempo per tutto”, ci dice, “dovrai scegliere cosa conta di più. Dovrai rinunciare a qualcosa, talvolta, ma sarà una tua libera scelta. Perché saprai che il tempo che non puoi dedicare a questo non ti è sfuggito, ti è servito per qualcosa di importante per te”. Ma quali sono le cose davvero importanti? (Per il parere di uno sciamano, qui trovi l’intervista a Luis Calle)
L’infinita ricchezza del “presidente povero”
Nel presentarsi agli studenti dell’Università di Ferrara per una conferenza nel 2016, José Alberto Mujica Cordano, noto come “Pepe” Mujica, raccontava:
dicono di me che sono stato un presidente povero. Ma io non sono povero, sono sobrio. Ho imparato a vivere con il necessario, per avere tempo libero da dedicare alle cose che mi commuovono.
Guerrigliero ai tempi della dittatura, Mujica è stato presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015. Durante questo periodo ha devoluto circa il 90% del proprio appannaggio ai bisognosi, vivendo con uno stipendio pari a quello dei connazionali più poveri. L’ex presidente nel suo intervento getta una luce diversa sul concetto di povertà, affermando che davvero povero è chi non ha affetti e relazioni umane. Sono queste, secondo Mujica, l’autentica ricchezza della vita.
“Non fatevi rubare la vita!”
Rivolgendosi ai giovani, Mujica li mette in guardia:
mi raccomando: non fatevi rubare la vita!
Con ciò si riferisce al fatto che la società dei consumi genera falsi bisogni cui si risponde con l’acquisto compulsivo di beni superflui. Atomizzati e prosciugati, gli individui cercano nelle merci ciò che manca loro umanamente. Queste merci, però, non si pagano solo in denaro, bensì col tempo della vita speso a guadagnarlo. È questa la trappola della società contemporanea che “ruba la vita”. Mujica invita i giovani all’esercizio di quella libertà che preserva il tempo per vivere le proprie passioni e le relazioni con gli altri.
Poveri, ricchi, felici
Seneca e Pepe Mujica condividono una convinzione già espressa dal filosofo greco Epicuro nel III secolo a.C.:
povero non è chi ha poco, ma chi brama di più.
Dal loro dialogo emerge forte e chiaro un invito: quello a non vivere da poveri di questa povertà. Ovvero, a non consumare la vita trascurando la nostra felicità o negandocela per qualcosa di umanamente irrilevante. La possibilità di essere felici, ci insegnano, va costruita e preservata nel tempo con un esercizio costante di libertà. Quello di trovare, di giorno in giorno, il tempo per vivere.
Valeria Meazza