Quando una ricerca ci dice che se il tempo libero è troppo può essere fonte di malessere, non è forse il momento di fermarci a riflettere?
Un recente studio ci conduce alla necessità di interrogarci sul nostro rapporto con il tempo, libero e non.
La ricerca:
La ricerca, pubblicata sul Journal of Personality and Social Psychology e condotta da Marissa Sharif della University of Pennsylvania porta alla luce un ritratto curioso dell’uomo di oggi. In breve: più è il tempo libero che abbiamo a disposizione, meno esso ci fa star bene. Cosa significa questo? Significa che attraverso uno studio i ricercatori coinvolti hanno rilevato che sì, avere poco tempo libero aumenta lo stress e allontana il benessere, ma l’equazione opposta non vale. Cioè: più tempo libero non equivale a maggior benessere. Anzi. Aumenterebbe il disagio nelle persone.
Nello specifico:
Addentrandoci nella ricerca si scopre che spesso due ore di tempo libero sono più che sufficienti. Due ore tutte per noi possono farci star bene. Il tutto può perdurare fino ad un tetto massimo di cinque. Ma superate quelle, lo stress è dietro l’angolo. Come può essere possibile? Non siamo forse perennemente vittima di persone che lamentano il poco tempo a disposizione per sé? Gente stanca di dedicare troppo tempo al proprio lavoro e ansiosa di raggiungere l’agognata pensione?
Ebbene, forse per uno strano scherzo del destino, questa società iperproduttiva non solo può influire sul nostro tempo quantitativamente, ma anche qualitativamente. Così dev’essere se dopo alcune ore “libere” il senso di non produttività inizia a farsi sentire e a stuzzicare un altro senso, quello di colpa, recondito e spesso inconsapevole.
Una domanda scomoda:
A questo punto una domanda scomoda potrebbe essere: ma cosa significa che il tempo sia libero? Significa che in quel lasso di tempo facciamo ciò che vogliamo? Significa non far nulla? Significa forse che esso è un tempo senza uno scopo? Ma forse la vera domanda indiscreta può diventare: sappiamo realmente cosa significa vivere il tempo? O ancor di più. Ci chiediamo mai se siamo veramente padroni del nostro tempo?
Se avere del tempo per noi, in cui poter coltivare le nostre passioni, amicizie, amori non ci dà la felicità che crediamo di volere, allora no. Non siamo padroni del tempo. Ma è lui che ci possiede. Quasi il tempo “non libero” ci facesse stare bene poiché impiegato in un’attività che altri – e di conseguenza noi – riteniamo produttiva, con uno scopo preciso, utile.
Un tempo libero in cui conoscere noi stessi?
Una vecchia ed attualissima massima filosofica cita conosci te stesso (γνῶθι σεαυτόν). Forse non siamo pronti per farlo. Forse non siamo all’altezza del compito se quel tempo che potremmo passare per conoscere noi stessi si traduce in ansia da non produttività.
Allora dovremmo chiederci: non rischiamo forse anche noi di divenire un prodotto? Un prodotto del tempo che ci inghiotte?