Uno studio firmato da geologi e scienziati planetari della UCLA e appena pubblicato su Nature Geoscience ha rivelato che le tempeste su Titano sono molto più frequenti di quanto pensassimo e di conseguenza ne enfatizza il ruolo nel modellare la superficie del più grande satellite di Saturno (secondo nel sistema solare solo al gioviano Ganimede).
Cosa sapevamo già di Titano e della sua atmosfera
Tempo fa avevo scritto dell’atmosfera di Titano per parlare di una scoperta su un argomento totalmente differente, la presenza di cianuro di vinile nella sua atmosfera, ed avevo spiegato che l’atmosfera è composta principalmente da azoto ma che ci sono piogge di metano. Quello che non avevo scritto è che Titano per quel che riguarda il ciclo delle piogge che formano laghi e fiumi è davvero simile alla Terra, solo piove metano liquido al posto dell’acqua. Un’altra cosa che sapevamo perlomeno fin dall’arrivo della sonda Cassini è che alle basse latitudini Titano è caratterizzato da dune (che si formano in zone desertiche) mentre troviamo i fiumi alla latitudini più alte.
Cosa hanno scoperto gli scienziati della UCLA
Gli scienziati dell’università californiana hanno individuato coni alluvionali, praticamente a tutte la latitudini ma concentrati soprattutto tra i 50 e gli 80 gradi di latitudine, i coni alluvionali sono depositi di sedimenti a forma di ventaglio che vengono depositati da un fiume all’uscita da un canale quando l’acqua si spande e perde la sua capacità di trasportare i solidi in sospensione. Facciamo un passo indietro non ho scritto una cosa importante, che si intende per tempeste di pioggia più frequenti? Frequenti quanto? meno di una all’anno … e l’anno di Titano dura 29 anni e mezzo di quelli terrestri, ma in precedenza si pensava fossero eventi del tipo uno in un millennio dunque con poco impatto sulla morfologia superficiale del grande (se ce ne fosse bisogno ricordo che Titano è più grande di Mercurio e Plutone) satellite. Ovvio quindi che gli scienziati non hanno osservato direttamente le piogge ma i segni lasciati sul terreno e hanno utilizzato un modello computerizzato che simulasse il ciclo idrogeologico di Titano. Il risultato è stato che mentre l’abbondanza di laghi e fiumi è più vicina ai poli, segno che le piogge si accumulano lì, le tempeste più violente avvengono attorno ai 60 gradi di latitudine e proprio quella è la latitudine a cui si trova la maggiore abbondanza di coni alluvionali, portandoli così alla deduzione che le tempeste su Titano svolgano un ruolo primario nel modellarne la superficie.
Roberto Todini