Figlio di una maga o di una ninfa immortale, parricida, eroe più strettamente connesso all’Italia di quanto si creda. Telegono, figlio secondogenito di Ulisse, è stato nella mitologia antica tutte queste cose. Risultando, con la sua sete di sapere e la sua combattività, più simile al protagonista dell’Odissea del più noto e mite primogenito, Telemaco.
Di solito, quando si cita il “figlio di Ulisse” si pensa a Telemaco, il primogenito del re di Itaca protagonista dell’Odissea. L’eroe, però, durante le sue avventure ebbe almeno un altro figlio, concepito con la maga Circe (o, secondo alcune versioni, con la ninfa Calipso): Telegono. Nato lontano – come indica l’etimologia del suo nome – dagli occhi del padre ignaro, una volta cresciuto Telegono sarebbe andato in cerca di Ulisse. Condividendo, nella ricerca delle proprie origini, un destino crudele comune a diversi eroi antichi: quello di macchiarsi di parricidio. Proprio con l’uccisione per mano di Telegono, infatti, si conclude una delle versioni del mito di Ulisse. Come e perché ciò avviene?
Telegono, il protagonista di un misterioso poema rubato
La storia di Telegono era narrata in un poema in due libri andato perduto, la Telegonia. Di questo poema si sa davvero poco, ma dalle scarne notizie è possibile ricavare una vicenda singolare e travagliata. Infatti, anche se certamente questo poema concludeva il Ciclo Troiano, non è certo anzitutto che parlasse unicamente di Telegono. Secondo alcune notizie, il primo libro – intitolato Thesprotìs – raccontava piuttosto le vicende belliche e amorose di Ulisse in Tesprozia. L’eroe, infatti, si sarebbe recato lì dopo aver sconfitto i Proci in cerca di nuove ricchezze. E, combattendo contro i Brigi per i Tesproti, avrebbe trovato anche il tempo di avere un figlio, Polipete, dalla loro regina Callidice. La vicenda di Telegono, dunque, avrebbe trovato spazio nel secondo libro, completando l’arco narrativo dell’eroe omerico e della sua discendenza.
Molti dubbi, del resto, permangono non solo sui contenuti dell’opera, ma anche sull’autore. Diverse fonti antiche attribuiscono il poema a Cinetone di Sparta. Clemente Alessandrino, invece, lo ascrive a Eugammone di Cirene, precisando tuttavia che questo lo avrebbe rubato al leggendario poeta Museo. Con ciò, probabilmente, Clemente intendeva affermare che Eugammone avrebbe messo per iscritto, forse nella seconda metà del VI secolo a. C., una tradizione orale preesistente. Attingendo, di fatto, – come è avvenuto per i poemi omerici al momento della redazione scritta – da un patrimonio mitico che circolava intrecciandosi da secoli.
Ecco dunque che Telegono si presenta come degno figlio di Ulisse: protagonista di una storia incerta, rinarrata in circostanze diverse con un pizzico di inganno. Proprio come suo padre, che era stato chiamato “straniero”, “mendicante”, “principe” e addirittura “Nessuno”.
Un parricidio involontario
Secondo la leggenda – ripresa di recente, peraltro, nel bellissimo romanzo Circe di Madeline Miller – il primo incontro tra Telegono e Ulisse sarebbe stato anche l’ultimo. Informato per volere degli Dei dalla madre sull’identità del padre, prima nascostagli, Telegono solo poco più che adolescente fece vela verso Itaca. Il re, tuttavia, non lo attendeva a braccia aperte. Il poema, infatti, narra che Telegono, approdando sull’isola dopo una tempesta e scambiandola per Corcira, avrebbe permesso all’equipaggio di farvi razzia. Il tragediografo Sofocle in una tragedia andata perduta, l’Odysseus Acanthoplex, offre invece un’altra versione. In essa, Ulisse attaccava Telegono per primo scambiandolo per Telemaco, allontanato da Itaca perché una profezia informava il re che suo figlio lo avrebbe ucciso.
Offensore o vittima, nella vicenda di Telegono il risultato è il medesimo. Scontrandosi all’ultimo sangue con l’anziano ma vigoroso nemico, lo ferisce con una lancia micidiale, dalla punta intinta nel mortale veleno di un trigone. Solo sentendosi venire meno Ulisse comprende la profezia che Tiresia gli aveva formulato nell’oltretomba, secondo la quale la morte sarebbe venuta all’eroe dal mare. Intanto, condotto dal re morente, Telegono comprende su chi abbia davvero avuto la meglio nel duello mortale. E si dispera.
Dopo Ulisse: Telegono e l’Italia
Inconsolabile, dopo la morte di Ulisse Telegono fa ritorno a Ea. E, poiché dopo la strage dei Proci gli assetti politici di Itaca sono andati mutando, porta con sé le spoglie del padre, Penelope e Telemaco. Dopo le esequie dell’eroe, Circe rende immortali il figlio e i suoi ospiti. Per volere degli Dei, inoltre, Circe e Telemaco e Penelope e Telegono sono uniti in matrimonio.
Ma con la stirpe di Ulisse, secondo Miller, la dea protettrice di Atene non ha ancora finito. La scrittrice, infatti, riprende la versione del mitografo romano Igino, che vede in Telegono il fondatore di Tusculo (Frascati) e Preneste (Palestrina). Nonché, soprattutto, il padre di Italo, eroe eponimo del nostro Paese, avuto proprio da Penelope, che lo aveva seguito nel suo viaggio per volere di Atena/Minerva.
Ecco che dunque, per certi versi, il Bel Paese si ritrova ulteriormente collegato per discendenza diretta all’epica antica, nientemeno che sotto il segno della saggezza. Qualcosa su cui, soprattutto di questi tempi, se un mito non è mai soltanto una vecchia storia, potrebbe essere il caso di meditare.
Valeria Meazza