Bisogna dire che a volte gli inglesismi vengono proprio in aiuto. È così che Telecom con un “remix generazionale” che suona molto bene e fa sperare, andrà a licenziare 100 dirigenti, 7500 impiegati a fronte dell’assunzione di 2000 giovani a basso costo.
Ed ecco che molti giornali titolano: ‘Telecom assume 2000 persone’. E ci si sente rincuorati, magari la crisi sta finendo. Ma basta fare due conti e vediamo che le cose forse non tornano, non del tutto almeno.
L’apprendistato professionalizzante
Cominciamo dalla cosa più ovvia, un’abitudine di ‘sfruttamento’, passatemi il termine un po’ forte, delle nuove generazioni in età lavorativa: i 2000 nuovi assunti saranno impiegati soprattutto con i contratti low cost “dell’apprendistato professionalizzante”. Per dirla in inglese, stagisti. Ma non è tutto. Per pagare questi “apprendisti” gli attuali dipendenti di Telecom (i fortunati che non rientrano nei 7500 licenziati) dovranno accettare una riduzione lavorativa di 20 minuti al giorno. E questo non per migliorare il loro tenore di vita, ma per “pagare” a tutti gli effetti, le 2000 nuove assunzioni di apprendisti e stagisti low cost (in Italiano: a basso costo, pagati poco!). Questo ‘remix generazionale’ è anche sinonimo di ‘solidarietà espansiva’ ovvero: tu che già lavori, percepirai meno (un impatto lordo calcolato fino ad un massimo del 5%) di modo che io Telecom, senza investire un euro, possa pagare (poco) i nuovi apprendisti.
La selezione
I giovani selezionati per “apprendere professionalmente” in realtà dovranno essere esperti e competenti in: Big data scientist, big data analyst, sviluppo di applicazioni, sviluppo di software per servizi innovativi. E ancora: progettista di piattaforme di rete virtuali, progettisti di reti di nuova generazione, specialista nell’assistenza al cliente via social. Più facile che a low cost saranno loro a portare dei miglioramenti al colosso Telecom, ma tant’è, bisogna fare il “remix”.
La fine dei 7500 licenziati
Sempre a proposito di “remix generazionale”. Soffermiamoci un attimo sui 7500 dipendenti che verranno licenziati. Dovranno avere almeno 58 anni e 38 anni di anzianità aziendale. Con il continuo cambiamento di regole sul pensionamento non si capisce bene la fine che faranno questi impiegati. Perché in Italia trovare lavoro dopo i 35 anni, un lavoro fisso, è pressoché impossibile, a meno che non ci si immetta in quei bei circuiti di nepotismo, favoritismo, conoscenze, ecc… per cui siamo famosi nel mondo e per cui, i giovani di buona speranza, se ne vanno sempre più spesso all’estero. Ma torniamo al nostro 58enne che rimane disoccupato e che magari andrà in pensione a 66 anni e 7 mesi. Cosa farà per 8 anni? Certo avrà la liquidazione, i risparmi e tutto ma, di fatto, dovrà pagarsi lui questo periodo. O, nella migliore delle ipotesi, sarà affidato all’ Inps in anticipo. La nuova proprietà francese di Vivendi/Telecom – guidata in Italia dall’ israeliano Amos Genish – mette 700 sul piatto milioni. Una cifra che i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom dichiarano come:
…insufficienti a garantire un’adeguata tutela del personale coinvolto. Stiamo parlando di circa il 20 per cento dei dipendenti italiani, una percentuale enorme che qualche anno fa avrebbe messo i brividi.
Ma del resto, il ricambio generazionale low cost è indispensabile per la crescita sana di un’azienda. Come diceva anche il megadirettore galattico in Fantozzi subisce ancora (film di sempre tragica attualità):
Largo ai giovani
Meglio ancora se low cost.
Marta Migliardi