È uno scenario alquanto preoccupante quello paventato dalla Federazione di Asl e ospedali (Fiaso). Secondo l’ultimo report, nel 2023 potrebbero mancare oltre 11.800 medici dal Servizio sanitario nazionale. Stando al report sulle politiche del personale, nei prossimi cinque anni il sistema sanitario italiano dovrà fare dunque i conti con una carenza di organico di grande entità.
Ciò va ad aggiungersi all’attuale situazione di carenza di personale che affligge la sanità pubblica a qualunque latitudine: da Nord a Sud, dai medici di base al personale ospedaliero.
Ma il dato più sconvolgente che emerge dal report riguarda i motivi dell’abbandono del Servizio sanitario nazionale. Pare, infatti, che entro il 2023 un medico su tre lascerà la sanità pubblica non per andare in pensione. L’età non è dunque il motivo della rinuncia di tanti medici, bensì un altro, ovvero la quasi impossibilità nell’avanzamento di carriera.
Come sottolinea anche Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso, il dimezzamento dei posti da primario negli ospedali pubblici ha finito per demotivare tanti medici a proseguire una carriera che ormai non concede più sbocchi.
Da qui la decisione sempre più dilagante di un abbandono della sanità pubblica. Molti medici optano per il pre-pensionamento, mentre molti altri decidono di transitare per il settore privato e tanti altri puntano per una carriera all’estero.
Secondo il report, i problemi sarebbero dunque “in entrata” e non “in uscita”. Così come un medico su tre abbandona il Servizio sanitario nazionale per problemi non relativi all’età, allo stesso modo uno specializzato su quattro dirotta la sua carriera nel settore privato o all’estero.
Questo, come detto, sta creando un divario crescente dal 2017 tra medici neo-specializzati e medici che lasciano il posto.
Dove si concentra la carenza di organico
Tale divario porterà ad una carenza di personale medico pari a circa 11.800 unità. Stando ai dati del report Fiaso, le carenze di organico si concentreranno per lo più nell’Igiene pubblica (-2.670), nella medicina interna (-1.638), nella medicina d’urgenza (-1.080) e nella chirurgia generale (-1.039).
Ma a risentire della mancanza di personale sarà tutto il comparto sanitario. Secondo Fiaso, nei prossimi otto anni si estingueranno i medici del servizio sanitario di base, gli igienisti si ridurranno del 93% e i patologi clinici dell’81%. Tuttavia, la categoria che sarà più soggetta a un drastico calo di personale sarà quella degli anestesisti: da qui al 2025 lasceranno la professione 4.715 unità.
Non va di certo meglio per internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori che vedranno una riduzione del loro numero di oltre la metà.
Ripa di Meana, in conclusione, non ritiene che la soluzione del problema sia l’eliminazione del numero chiuso nelle facoltà di medicina o l’ampliamento del numero di posti nelle scuole di specializzazione. Per il presidente Fiaso bisogna intervenire maggiormente nella valorizzazione delle professionalità.
Occorre dunque dare più risalto alle figure dirigenziali e stimolare l’integrazione fra pediatri e medici di medicina generale da un lato e fra le medesime figure in ambito ospedaliero. Lo stesso dicasi per i rapporti tra specialisti ambulatoriali e ospedalieri.
Nicolò Canazza