Negli ultimi due anni, la pandemia ha messo a dura prova uno dei nostri cinque sensi: il tatto. Almeno per la maggior parte di noi, il timore di toccare e toccarci è stato motivo di ansia, tensione, isolamento. Oggi, nel vivo dello scenario post-pandemico, abbiamo più che mai bisogno di una riscoperta di una sensibilità tattile che ci permetta di riavvicinarci agli altri. In risposta a questo bisogno vediamo il manifesto marinettiano del tattilismo, che ci spiega come trasformare il tatto in contatto, e il contatto in vicinanza.
“Gli esseri umani si parlano con la bocca e con gli occhi, ma non giungono ad una vera sincerità, data l’insensibilità della pelle, che è tutt’ora una mediocre conduttrice del pensiero. (…) Da ciò la necessità di trasformare la stretta di mano, il bacio e l’accoppiamento in trasmissioni continue del pensiero.”
Filippo Tommaso Marinetti, Tattilismo
Il manifesto del tattilismo e le tavole tattili
Il 14 gennaio 1921 Filippo Tommaso Marinetti, padre del movimento futurista, presenta il manifesto del tattilismo alla platea del Theatre de l’Oeuvre di Parigi. Nonostante questa nuova ricerca appartenga al periodo delle parole in libertà, il tattilismo rivela il desiderio di ricreare piuttosto che distruggere. Questo manifesto si presenta più lento e accogliente, con lo scopo di voler annullare le distanze tra gli esseri umani per sviluppare un nuovo sentire più attento e profondo. La dolcezza degli obiettivi e dei metodi proposti da Marinetti segnano un mutamento di sensibilità anche all’interno del movimento futurista stesso.
Il tattilismo marinettiano è una rieducazione dell’epidermide a sentire e comunicare. Il manifesto propone di ampliare la consapevolezza sensoriale degli individui fino allo sviluppo di una nuova sensibilità percettiva, che permetta di ristabilire un contatto con sé stessi e con gli altri.
Con il manifesto Marinetti crea una grammatica educativa del tatto. Inizialmente fissa una “scala di valori tattili”, che classifica i vari tipi di tatto in sei categorie, insieme ai rispettivi materiali. Esempi sono “sicurissimo, astratto, freddo” come la carta argentata, o “eccitante, tiepido, nostalgico” come il velluto. Dopo aver fatto la stessa distinzione con i volumi, Marinetti crea le tavole tattili, che si suddividono in tavole semplici, tavole astratte e suggestive, e tavole per sessi diversi. Il manifesto prosegue poi con l’elenco dei metodi pratici per l’educazione al tatto. Ad esempio, tenere le mani inguantate per molto tempo, nuotare sott’acqua distinguendo le correnti, o riconoscere oggetti nell’oscurità sono i principali esercizi per riscoprire la propria sensibilità.
Il tattilismo prima e dopo Marinetti
L’idea del tattilismo non si limita unicamente alla figura di Filippo Tommaso Marinetti, che non ne è stato inventore, bensì creatore di grammatica. Infatti, prima di lui c’è stata sua moglie: Benedetta Cappa. Nella prefazione del libro “Tattilismo e Lo splendore geometrico e meccanico”, l’autrice Valentina Ferri svela che probabilmente la prima idea di Marinetti sul bisogno sensoriale sia partita da Benedetta, che era stata a contatto con il metodo Montessori e i suoi giochi educativi polisensoriali. Inoltre, Ferri aggiunge che all’interno del movimento futurista, furono le artiste Růžena Zátková e Eva Kuhn a portare avanti la ricerca tattilista attraverso altre tavole tattili e lavori personali.
Lo stesso potenziale educativo del tattilismo viene riconosciuto e sperimentato dall’artista Bruno Munari. Come Marinetti, anche Munari crea tavole tattili e crede alla riconquista di questo strumento di percezione diretta per conoscere il mondo. Per far sì che questo avvenga, l’educazione tattile deve partire dall’infanzia. Munari è, infatti, comunemente associato ai suoi laboratori tattili per bambini. La sua ricerca parte nel 1977, con l’apertura del primo laboratorio dei tanti, chiamato “Le mani guardano”.
“La conoscenza del mondo, per un bambino, è di tipo plurisensoriale. (…) Lasciar toccare, secondo i tempi di ognuno, e poi parlare con i bambini sulle loro sensazioni (…). Che differenza c’è tra la lana e l’ovatta? Tra la segatura e la sabbia? Qual è il nome esatto del materiale? Della sua qualità? Come si definisce una sensazione?”
Bruno Munari, Laboratori Tattili
Il tattilismo come cura per l’umanità disorientata
Marinetti manifesta il bisogno di far nascere “un senso visivo alla punta delle dita” alla fine della Prima guerra mondiale. Il suo interesse è quello di curare l’umanità dai traumi causati dal grande conflitto. In un clima di disorientamento generale, avvelenato dalla paura e dall’isolamento, le persone non sanno come muoversi nella distanza che si è posta tra loro e il mondo. Per annullare questa distanza e ricreare vicinanza c’è bisogno di un nuovo linguaggio, lo stesso di cui necessitiamo ancora oggi. Per questo l’importanza del tattilismo è ancora attuale. Non solo per risvegliare la nostra sensibilità tattile dall’incubo della pandemia, ma anche per orientarci nella complessità del mondo che cambia così velocemente da sembrare inafferrabile.
Mariolina Falone