Tasso di occupazione femminile: l’Italia è tra i peggiori d’Europa. Tra coloro che hanno perso il lavoro a causa del Covid il 98% sono donne

tasso di disoccupazione femminile

La pandemia ha aumentato maggiormente il divario già esistente tra uomo e donna. In Italia riscontriamo uno dei tassi di occupazione femminile tra i peggiori d’Europa. Tra coloro che hanno perso il lavoro a causa del Covid il 98% sono donne. Secondo i dati Istat su 101 mila nuovi disoccupati 99 mila sono donne.

Le donne hanno più difficoltà a trovare lavoro rispetto ad un uomo. Una donna su quattro occupa un posto di lavoro al di sotto delle proprie potenzialità. Nelle aziende private italiane è molto basso il tasso di occupazione femminile, solo il 28% delle posizioni dirigenziali è infatti ricoperto da donne. Molte altre lavorano gli stessi  giorni di un uomo, ma con un salario molto più basso e hanno contratti di lavoro precari.

In questo caso si parla di gender pay gap ovvero della differenza salariale tra uomo e donna: questa differenza tra il salario annuale medio percepito si aggira intorno al 20%.

A risentire delle chiusure, causate dalla pandemia, sono stati quei settori occupati principalmente dalle donne come il turismo, le attività commerciali, la ristorazione, le attività di cura alla persona.



Dal 2009 al 2019 il tasso di occupazione femminile è aumentato soltanto dell’ 8%, per poi subire una stangata durante i mesi della pandemia. I dati del report Eurostat hanno evidenziato che in molti casi le donne rimangono inattive dal punto di vista lavorativo, perché sono costrette a rimanere in casa e ad accudire i figli o ad assistere i parenti anziani. Il 39,4% delle donne è inattiva per accudire i parenti. Al contrario, solo il 4% degli uomini individua nelle responsabilità di cura il motivo della propria condizione di inattività. Questo è il quadro, alquanto sconfortante, che emerge.

L’aggravante Covid-19

Il Covid ha sacrificato soprattutto le donne, da sempre vittime di discriminazioni. La disuguaglianza tra uomo e donna ha radici culturali e storiche difficili da sradicare. Affonda le proprie idee nel pregiudizio. Questi preconcetti limitano la donna e non le permettono di mostrare davvero le proprie capacità. D’altra parte invece la pandemia ha costretto quasi tutti a lavorare da casa. Ecco che, ancora una volta, è la donna  a trovarsi in una posizione svantaggiata rispetto all’uomo, soprattutto quando tra le mura domestiche i compiti non sono divisi in maniera equa. Ci ritroviamo così di fronte ad un altro divario di genere.

È importante quindi cambiare mentalità e incentivare concretamente le pari opportunità lavorative tra uomo e donna.

Irene Amenta

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