Se si crede nell’importanza della difesa e dell’attuazione dei diritti umani, allora non si può ignorare l’importanza di un sistema di tassazione più equo
Tasse e diritti umani: due argomenti che sembrano molto lontani, ma che, in realtà, sono profondamente legati.
I soldi che la popolazione versa nelle tasse vengono utilizzati dal governo per finanziare le proprie politiche e i propri programmi, che hanno come obiettivo finale quello di una crescita e di uno sviluppo equo per il Paese.
Anche la realizzazione e la protezione dei diritti umani richiede risorse finanziarie, che provengono appunto dalle tasse.
Per questo, Amnesty International ha pubblicato una guida dal nome: “What’s Tax Got to Do with it: A Resource Guide on Tax and Human Rights” (Cosa c’entrano le tasse: un manuale su tasse e diritti umani), per spiegare nel dettaglio come i sistemi fiscali impattino sui diritti umani.
I governi utilizzano le tasse per garantire finanziamenti sostenibili ai programmi sociali e agli investimenti pubblici per promuovere una crescita e uno sviluppo equi. La tassazione è quindi un elemento essenziale della capacità di un governo di attuare le proprie politiche e i propri programmi. La fiscalità è importante per i diritti umani perché le tasse sono uno dei modi principali per raccogliere risorse per realizzarli
Di conseguenza, bisogna lavorare su un sistema di tassazione che sia più in linea con i diritti umani, facendo sì che proprio questi temi – tecnologia, giustizia climatica, razziale e di genere – vengano utilizzati per valutare e guidare la politica fiscale.
Inoltre, è necessario che gli Stati si attivino per prevenire la perdita di risorse data dall’evasione fiscale.
Il risultato finale di tale approccio, secondo il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani, non è solo quello di uno Stato con maggiori risorse per affrontare disuguaglianze e problemi sociali. Ma la tassazione “può anche essere utilizzata per promuovere una governance più forte, la responsabilità e la partecipazione agli affari pubblici“.
Tasse e diritti umani: in che modo sono legati?
La tassazione, quando viene imposta in modo corretto dallo Stato, risponde alle “4 R” (a cui se ne aggiunge una quinta). Ossia, ciò che gli economisti definiscono i principali scopi sociali benefici.
Questi sono:
La mobilitazione di risorse (Resource Mobilitation), cioè il modo in cui lo Stato utilizza le risorse provenienti dalle tasse per finanziare e sostenere i servizi pubblici.
La regolamentazione o riprezzamento (Regulation or Repricing), che consiste nel fatto che le politiche fiscali possono agire come incentivi o come freni per un’ampia gamma di comportamenti (economici, sociali, culturali, politici, religiosi, artistici e di altro tipo).
La ridistribuzione (Redistribution) che dipende dalle priorità di un governo, e da come decide di gestire i bilanci. Una buona ridistribuzione può essere attuata tassando gli individui in base alla loro ricchezza e al loro reddito.
La rappresentanza (Representation), ossia, il modo in cui le opinioni e i bisogni della popolazione si riflettono nella riscossione e nell’utilizzo delle risorse derivanti dalle tasse.
E la riparazione (Reparation), cioè l’azione di fare ammenda per un torto che è stato fatto alle persone, spesso storicamente, fornendo forme di assistenza o risarcimento alle comunità colpite. Per esempio, nei casi di terre acquisite forzatamente in passato. Ma l’argomento può riguardare anche la giustizia fiscale, del debito e del clima.
Tutto ciò, come avviene per ogni politica governativa, può essere analizzato attraverso un quadro di riferimento per i diritti umani.
Ad esempio, l’articolo 2.1 del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR) afferma che:
Ogni Stato Parte del presente Patto si impegna a prendere provvedimenti, individualmente e attraverso l’assistenza e la cooperazione internazionale, in particolare economica e tecnica, al massimo delle sue risorse disponibili, al fine di raggiungere progressivamente la piena realizzazione dei diritti riconosciuti nel presente Patto con tutti i mezzi appropriati
Anche il Trattato di Maastricht, la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità contengono articoli che obbligano lo Stato ad utilizzare le risorse provenienti dalle tasse per garantire il rispetto dei diritti umani.
Infine, secondo le analisi svolte negli ultimi anni da esperti indipendenti dell’ONU, perché un sistema di tassazione venga considerato buono dal punto di vista dei diritti umani deve rispettare alcune caratteristiche principali:
- Gli Stati devono garantire che le politiche e le misure fiscali interne siano progettate per generare le massime risorse disponibili al fine di realizzare i diritti umani. Ciò implica garantire la progressiva realizzazione dei diritti, il rispetto di standard fondamentali minimi, e l’evitamento della regressione
- Adeguatezza o sufficienza: le tasse devono generare risorse/entrate sufficienti per soddisfare almeno i bisogni essenziali della società e/o la domanda di servizi pubblici
- Semplicità: più complesso è un sistema fiscale, maggiore è il costo della conformità. E più il sistema è complicato, maggiore è la probabilità di evasione/elusione fiscale
- Trasparenza: i contribuenti possono facilmente trovare informazioni sul sistema fiscale
- Semplificazione amministrativa: si riferisce alla facilità per i contribuenti di pagare le tasse, e per gli amministratori fiscali di garantire la riscossione delle tasse
Per quanto riguarda le aziende, queste devono garantire il rispetto delle loro responsabilità in materia di diritti umani per quanto riguarda tutte le loro pratiche commerciali in materia fiscale.
Disparità e diseguaglianze: i problemi della tassazione
La politica fiscale di uno Stato ha un impatto su una serie di tematiche rilevanti, tra cui: l’uguaglianza di genere, la crisi climatica, la crescita del settore tecnologico, la giustizia del debito e la giustizia razziale.
Uguaglianza di genere
Per quanto riguarda la parità di genere, le tasse rappresentano spesso un ostacolo in relazione alla discriminazione e alla disuguaglianza sulla capacità delle persone di guadagnare, spendere e produrre.
Una tassazione e una spesa eque si potrebbero raggiungere, ad esempio, riducendo o eliminando le tasse su alcuni articoli di genere, come i prodotti mestruali. Sarebbe anche opportuno riconoscere che il lavoro di cura (retribuito e non retribuito) è solitamente a carico delle donne, e introdurre misure di protezione sociale che affrontino questo squilibrio. Inoltre, i governi hanno il dovere di garantire che ogni persona abbia pari opportunità di perseguire e sviluppare la propria carriera, i propri obiettivi educativi e di partecipare in modo significativo alla vita pubblica.
Crisi climatica
Per affrontare la crisi climatica è necessario che gli Stati rispettino i loro obblighi in materia di diritti umani in relazione alla tassazione.
Sono due i principi della giustizia climatica (dalla Dichiarazione di Rio del 1992, poi inclusi nella Convenzione ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e nell’Accordo di Parigi del 2015): “Responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità“, e “Chi inquina paga“.
Sulla base di ciò, le tasse possono essere utilizzate per “riprezzare” le attività. Ossia, disincentivare le attività pericolose per l’ambiente e incentivare forme più ecologiche di produzione e consumo.
Le entrate potrebbero essere utilizzate anche per sostenere le persone e i Paesi più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, perché possano sostenere la transizione verso un’economia più green.
Tuttavia, quando si studiano nuove politiche fiscali ambientali, è essenziale valutare l’impatto delle tasse su disuguaglianze sociali o economiche. Se non ben progettate, alcune tasse ambientali possono infatti essere dannose e causare regressione.
Ad esempio, le tasse sul consumo energetico delle famiglie. In questi casi, la tassazione va regolata in modo che le entrate vengano utilizzate per compensare attraverso altri mezzi, come una maggiore protezione sociale.
Tecnologia
Negli ultimi anni, gli sviluppi tecnologici hanno cambiato il modo in cui i governi forniscono servizi e in cui vengono generati i profitti aziendali. Di fronte a un’economia sempre più globalizzata e un mondo tecnologicamente in evoluzione, con sempre più modelli di business che forniscono, o si basano su, servizi tecnologici, il regime fiscale ha la necessità di rinnovarsi.
Di conseguenza, la tecnologia (tra cui la digitalizzazione, l’automazione e l’intelligenza artificiale) sarà sempre più utilizzata per attuare la politica e l’amministrazione fiscale, anche per aumentare l’efficienza e la facilità dell’amministrazione. Sebbene queste tecnologie possano portare miglioramenti (identificare i contribuenti, individuare frodi fiscali), è fondamentale osservarne l’impatto sui diritti umani, evitando formule e risultati discriminatori.
Giustizia razziale
Le disuguaglianze tra e all’interno dei Paesi sono spesso radicate nel razzismo e nello sfruttamento coloniale che si è protratto nel tempo passato, e che si riflette oggi anche nelle politiche di tassazione.
Inoltre, le disuguaglianze vengono perpetuate dai sistemi finanziari globali tramite lo sfruttamento di accordi iniqui e dei cosiddetti “paradisi fiscali“.
In questi casi, è necessario applicare un sistema di tassazione con scopi redistributivi e riparativi, che abbia come obiettivo quello di correggere le ingiustizie storiche. Inoltre, una riforma fiscale globale più inclusiva dovrebbe garantire una maggiore equità nella tassazione tra Paesi a basso e alto reddito.
Perché i sistemi fiscali del mondo siano sempre più incentrati sul rispetto dei diritti umani, la partecipazione pubblica, la trasparenza e la responsabilità sono elementi necessari.
Per questo, organizzazioni e attivisti sono impegnati in varie forme di campagne e partecipazione politica.
Ad esempio, intervenendo nei processi di elaborazione del bilancio a livello nazionale. Si svolge per tutto l’anno, e ci sono spesso richieste di coinvolgimento dei cittadini.
Si può prendere parte anche ai processi di sviluppo delle politiche a livello nazionale, compreso lo sviluppo delle leggi finanziarie annuali e di altre leggi e politiche nazionali. In questo modo, è possibile valutare se le politiche fiscali sono sviluppate per il beneficio collettivo di tutti o se discriminano determinati gruppi.
Oltre a ciò, alcuni raggruppamenti regionali, come il Gruppo Africa, si sono coordinati per rafforzare le loro posizioni, di fronte alle Nazioni Unite. A sua volta, l’ONU offre alle organizzazioni l’opportunità di impegnarsi con il suo sistema di segnalazione degli organi dei trattati e le procedure speciali.
Infine, spesso, attivisti e organizzazioni sono presenti a incontri annuali delle banche di sviluppo, G20, G7, World Economic Forum (WEF), e altre conferenze.