Il nostro fisco è pieno di tasse bizzarre ed ingiuste. Soprattutto nei Comuni, dove c’è il federalismo fiscale e la necessità di fare cassa spinge gli enti locali – sempre in bolletta – a inventarsi stravaganti e fantasiose forme di imposizione fiscale.
L’ultima novità è la tassa sullo zerbino, che in realtà non è poi una novità, ma l’interpretazione di una norma già esistente nel nostro ordinamento.
Solo che, in questo caso, la si vuole estendere anche ai tappetini dove tutti si puliscono le scarpe prima di entrare in un locale.
Beninteso, non qualsiasi zerbino, ma solo quelli che contengono loghi, nomi e indicazioni di attività commerciali o di studi professionali.
Indicazioni che sarebbero una pubblicità non occulta e che, quindi, sono soggette alla relativa imposta.
Colpisce, per ora, gli esercizi commerciali, ma questa volta si concentra sugli zerbini dei negozi, se corredati di logo, nome del negozio o grafica che riconduca ad esso.
Per ora la zona colpita è quella di Modena dove molti commercianti si sono visti notificare cartelle esattoriali da Equitalia, che indicano come infrazione pubblicità non dichiarata, quella appunto degli zerbini.
In verità a leggere la normativa, gli zerbini non sembrerebbero rientrare nella pubblicità. Ma la definizione dell’imposta lascia spazi infiniti all’ arte interpretativa. Che è tanto cara al fisco italiano.
È previsto che la imposta si applichi «a tutti coloro che effettuano la diffusione di messaggi pubblicitari, attraverso forme di comunicazione visive e/o acustiche diverse da quelle assoggettate al diritto sulle pubbliche affissioni, in luoghi pubblici o aperti al pubblico o da tali luoghi percepibile».
L’elenco delle esenzioni è lungo, ma non cita espressamente lo zerbino. Circostanza sufficiente a farne oggetto di interesse per la riscossione e mettere in mora chi non ha denunciato il tappetino come pubblicità.
Insomma, un altro modo all’italiana di fare cassa.
“Un bestiario fiscale”, assicura Mauro Salvatori, presidente Confesercenti Area di Modena, il quale si dice pronto a dare battaglia all’ennesima gabella medioevale che ricatta le famiglie e le imprese di tutta Italia.
Anna Rahinò