Tassa sul tabacco? A proporla è stata Beatrice Lorenzin. Il ministro della Salute ne ha parlato oggi durante la presentazione del rapporto AIOM su “Lo stato dell’oncologia in Italia“. E visti gli innumerevoli danni provocati dal consumo di tabacco e dal fumo, probabilmente non sarebbe una cattiva idea.
L’obiettivo primario per Beatrice Lorenzin, infatti, è contrastare le morti causate dal fumo. E una tassa sul tabacco sarebbe uno strumento per riuscirci. Dal rapporto AIOM emerge che ogni anno sono circa 80mila le morti causate dal fumo. E sempre a causa delle sigarette sta aumentando anche la diffusione del tumore ai polmoni tra le donne.
Per questo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha spiegato che
“Le tasse sul tabacco sono tasse contro la morte, così come praticato in tutti i Paesi civili del mondo. Per far diminuire i consumi di sigarette si usa qualsiasi arma. Infatti, la battaglia contro il tabacco è la prima battaglia di salute, considerando che sono proprio i più giovani il bersaglio del mercato del tabacco”.
E ha proseguito:
“Dobbiamo fare in modo che le persone abbiano paura di fumare. Perciò non sono contraria alle tasse sul tabacco, che rappresentano uno dei metodi per dissuadere le persone dal fumare. Si salverebbero tante vite e si eviterebbero costi enormi per malattie croniche”.
Tassa sul tabacco: arma contro il fumo in Italia
Introdurre una tassa sul tabacco potrebbe quindi essere una delle prossime proposte portate avanti dal ministro Lorenzin. Il numero di fumatori in Italia è ancora troppo elevato. E ad oggi il fumo delle sigarette continua ad essere in molti casi la causa della formazione di tumori.
Anche nel 2016 i tumori si sono classificati al secondo posto tra le principali cause di morte nel nostro Paese. Nonostante ciò, vi è un forte dislivello nella qualità e nella funzionalità delle cure e dell’assistenza medica tra le varie Regioni italiane. Condizione inaccettabile per la Lorenzin, la quale ha sottolineato che
“La disparità di accesso alle cure e alla diagnostica per i tumori tra le varie Regioni non può continuare: non possiamo permettere queste differenziazioni poiché si tratta di una discriminazione nell’accesso alla vita; questi sono diritti e tali differenze devono suscitare indignazione”.
Per questo, pur ammettendo i passi avanti e i risultati raggiunti nella lotta contro il cancro, sono necessari dei provvedimenti per ridurre le distanze tra le Regioni italiane, al fine di ottimizzare e migliorare l’accesso alle terapie e la diagnostica in ambito oncologico.
Ranjitha Mancini