“Siamo in presenza di uno di quei volti che maggiormente esprime l’anima di Napoli, un volto che vale più di mille parole”.
Queste le dichiarazioni di Vittorio Valiante, il writer chiamato alla grande sfida, per tempo di realizzazione e sensibilità dell’opera, di creare il murale che rappresenta La Tarantina, primo transgender pugliese e uno degli storici “femminielli” napoletani.
I femminielli rappresentano per la cultura partenopea e meridionale quasi una figura mitologica, dalle rappresentazioni folkloristiche e religiose come la Candelora al Santuario di Montevergine ad Avellino fino alla “Tammurriata” napoletana, diventando nel tempo tasselli indivisibili della storia popolare dei quartieri, degli anfratti storici e sociali della città.
Sin dalle disgrazie del dopoguerra, si fanno primi portatori di un processo di accettazione sessuale, arrivando a godere di una popolare rispettabilità, nonché emblemi fortunati nella scaramanzia che li vede tradizionalmente imbracciare neonati, simbolo ben augurale, o partecipare alla tombola.
Questa invece è la storia di uno degli ultimi sopravvissuti, “Tarantina Taran“, 83 anni il prossimo marzo.
L’opera ritrae, infatti, il volto e quegli occhi ricolmi di un vissuto che ha visto Napoli risollevarsi dalle macerie della Grande Guerra e poi combattere quella battaglia altrettanto importante, liberarsi dai pregiudizi. E’ insieme un simbolo di lotta (contro l’occupazione tedesca e il fascismo, ma anche contro i pregiudizi) e di capacità di accoglienza della città.
All’anagrafe Carmelo Cosma, di Avetrana, che ancora minorenne venne ripudiata dalla famiglia. Poi una vita intera vissuta in simbiosi con Napoli. La realizzazione del murales è , come detto, dell’artista-madonnaro Vittorio Valiante, è stata promossa e sostenuta dalla Fondazione Foqus con il coordinamento e il sostegno organizzativo del Tavolo interassessorile della Creatività Urbana del Comune di Napoli.
Il murale, inaugurato ieri nei vicoli del quartiere Montecalvario e precisamente sulla parete esterna del Palazzetto Urban, è stato realizzato nell’ambito dell’iniziativa ST.AR.T – Street art, con l’intento di promuovere l’arte urbana nei quartieri storici della città.
“Questi artisti bravissimi stanno contribuendo alla rinascita culturale di Napoli” – ha detto il sindaco Luigi de Magistris, presente ieri all’inaugurazione, “e a trasformare luoghi oscuri e insignificanti in spazi pieni di vita, di storia e di umanità con l’apprezzamento della gente del posto creando una riscoperta del senso di comunità su cui lavoriamo molto”.
“Quest’opera, oltre alla sua bellezza, parla di inclusione, del riconoscimento della vita delle persone”
ha affermato il direttore della Fondazione Foqus, Renato Quaglia, affermando inoltre:
“Napoli è una città straordinaria, è un vero laboratorio, è città in cui la ricerca del benessere è reale e pertanto ritengo che sindaci e cittadini di altre città dovrebbero venire qui per capire l’energia che i napoletani sanno sprigionare”.
La giornata si è poi conclusa nei locali del Palazzetto Urban, dove è stato proiettato il documentario La Tarantinà di Fortunato Calvino e si è svolto un reading dal testo I love Napolì, a cura di Agnese Palumbo.
Claudio Palumbo