Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Friuli Venezia Giulia ha accolto il ricorso contro l’ovovia di Trieste, presentato da Lipu, Wwf, Legambiente e Rete Associativa, e sostenuto dal Comitato No Ovovia. I giudici hanno annullato l’iter autorizzativo del progetto di cabinovia che doveva collegare Trieste a Opicina, evidenziando gravi carenze nella conformità urbanistica e ambientale. Questa decisione rappresenta una significativa vittoria per le associazioni ambientaliste e i cittadini contrari all’opera.
Le motivazioni del TAR
Secondo i giudici che hanno accolto il ricorso contro l’ovovia di Trieste, il progetto è stato avviato senza che la variante 12 al Piano Regolatore Generale (PRG) fosse stata approvata e inclusa pienamente. La mancanza di questa variante rappresenta un ostacolo fondamentale, rendendo necessaria una revisione completa dell’iter autorizzativo.
Nella sentenza si sottolinea che è indispensabile verificare la compatibilità urbanistica e ambientale dell’opera prima di concedere qualsiasi autorizzazione. I giudici amministrativi infatti hanno scritto che “è dovuta una preventiva e imprescindibile conclusione delle valutazioni sul piano e la definitiva approvazione della variante”.
Il ruolo della Regione
Il TAR ha richiesto alla Regione Friuli Venezia Giulia di riavviare l’intero procedimento. Le opzioni disponibili sono due: concludere l’iter verificando le condizioni attuali o attendere che la variante 12 entri pienamente in vigore. Questo passaggio è cruciale per garantire che l’opera sia conforme ai vincoli territoriali e ambientali.
Le reazioni del Comune e degli ambientalisti
Nonostante la decisione del TAR di accogliere il ricorso contro l’ovovia, il Comune di Trieste ha minimizzato l’arrivo della sentenza. In una nota ufficiale, ha dichiarato che il procedimento potrà proseguire regolarmente una volta rispettate le indicazioni dei giudici. L’assessora Cristina Amirante ha ammesso che è emerso un vizio procedurale, ma ha espresso fiducia nella possibilità di superare gli ostacoli.
D’altro canto, il Comitato No ovovia di Trieste ha festeggiato la decisione del TAR, sostenendo che l’accettazione del ricorso contro l’ovovia è una vittoria significativa per la protezione dell’ambiente, del territorio e del futuro dei paesi limitrofi e della città di Trieste.
Il Comitato No Ovovia ha accolto con soddisfazione la sentenza, definendola una vittoria per il territorio e per il buon senso. Gli attivisti hanno sottolineato come il progetto presenti gravi rischi ambientali, tra cui l’abbattimento di oltre mille alberi e un possibile aumento del dissesto idrogeologico. Inoltre, sono in sospeso altri tre ricorsi legali che potrebbero ulteriormente complicare il futuro dell’opera.
Un progetto controverso
Il progetto della cabinovia, sostenuto economicamente con 48 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), è stato oggetto di aspre critiche fin dall’inizio. Gli oppositori sottolineano che l’opera violerebbe normative ambientali, tra cui il decreto ministeriale sui criteri per le zone di protezione speciale della Rete Natura 2000. Inoltre, l’iniziativa è vista come una scelta insostenibile e inutile per la città di Trieste.
La sentenza del TAR sul ricorso contro l’ovovia obbliga Comune, Regione e Ministero della Cultura a ripartire da zero se desiderano portare avanti il progetto. Tuttavia, il crescente consenso pubblico contrario e le battaglie legali in corso rendono sempre più incerto il destino della cabinovia. Per il Comitato No Ovovia, questa è solo una tappa di una lunga lotta per proteggere il territorio triestino.
La decisione del TAR sul ricorso contro l’ovovia di Trieste rappresenta un punto di svolta in questa vicenda, evidenziando l’importanza di una pianificazione urbanistica e ambientale rigorosa. D’altro canto, evidenzia anche la mancata cura del territorio che le istituzioni possono dimostrare, partendo dal rispetto del piano regolatore fino allo studio più meticoloso del territorio.
Il futuro del progetto è ora nelle mani di queste stesse istituzioni, che dovranno affrontare le criticità sollevate dai giudici e dai cittadini. Intanto, gli ambientalisti continuano a vigilare, determinati a fermare un’opera considerata dannosa e non necessaria.