Con alle spalle un curriculum professionale e politico perlomeno controverso, l’avvocato Taormina denuncia Conte e si erge improvvisamente a paladino dei cittadini. Una trasformazione che ha dell’assurdo.
Quello di Carlo Taormina è un nome in grado di rievocare immediatamente alla memoria il ventennio berlusconiano. Il celebre avvocato è stato infatti a lungo noto per la sua militanza nelle file di Forza Italia, arrivando anche a ricoprire incarichi istituzionali. Soprattutto, è stato il più fidato consigliere giuridico del Cavaliere, attivo in prima linea nell’elaborazione delle famigerate leggi ad personam. Nonostante la sua carriera politica sia ormai da tempo terminata, l’avvocato non ha mai cessato di far parlare di sé. Ora Carlo Taormina denuncia Conte per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo, facendo nuovamente scalpore.
D’altronde il personaggio parla da sé. Non si vuole in questa sede entrare nel merito dei processi giudiziari a cui prese parte in passato, in qualità di avvocato difensore (dalla strage di Ustica all’eccidio delle Fosse Ardeatine, da Tangentopoli ai boss della mafia): per quanto si tratti di episodi dolorosi e sconvolgenti per la storia del Paese, nessuno mette in dubbio il diritto alla difesa garantito dal nostro ordinamento giuridico. Tuttavia, l’immagine che ne traspare non è sicuramente quella del difensore dei più deboli, ma del professionista disposto a tutto per ottenere risonanza mediatica.
Ma Taormina non si è fatto mancare nulla anche sul piano delle dichiarazioni personali
Nel 2016, l’avvocato ha annunciato la sua adesione al Movimento 5 Stelle, pur ribadendo la volontà di restare lontano dalla politica attiva. In questa occasione, ha candidamente ammesso di aver contribuito, con il proprio operato politico, alla stesura di leggi pensate appositamente per difendere Berlusconi dai guai con la giustizia. Salvo poi dichiarare la nuova volontà di sostenere il Movimento nelle sue battaglie per l’onestà e la trasparenza.
La redenzione non si nega a nessuno. Eppure la sensazione è che non si sia trattato di un sincero pentimento, quanto dell’occasione per destare nuovo scalpore. Sembra infatti che Taormina non riesca a tenersi lontano dalle polemiche. Già nel 2013, intervistato nel programma radiofonico La Zanzara, l’avvocato aveva affermato di non assumere omosessuali nel proprio studio, eventualità scongiurata attraverso “una cernita adeguata”. La dichiarazione gli costò una condanna in Appello con l’obbligo di versare un risarcimento di 10mila euro a un’associazione a tutela dei diritti degli omosessuali.
Politicamente scorretto semplicemente alla ricerca di visibilità?
Nello stesso anno, sempre in occasione di un’intervista radiofonica, si era mostrato orgoglioso di essere riuscito a fare assolvere un noto politico della DC (di cui non fece il nome), nonostante ne riconoscesse la piena colpevolezza, perché, a suo dire, “fottere la magistratura è la cosa più bella che uno possa fare”.
Per non parlare poi dell’assurda presa di posizione in merito all’attentato di Orlando del 2016, così espressa su Twitter:
L’attentato a Orlando perché due gay si baciavano. Sta di fatto che se si fossero baciato due etero, non sarebbe successo niente.
— Carlo Taormina (@carlo_taormina) June 12, 2016
O di quando, sempre via social, accostò il movimento delle Sardine alle Brigate Rosse.
Insomma, Carlo Taormina, da avvocato controverso e politico ambiguo, già figura invadente a livello mediatico, si è trasformato, nell’epoca dei social network, in uomo di spettacolo, una delle tante macchiette che affollano le nostre bacheche con foto imbarazzanti e post deliranti.
L’ultima trovata: Carlo Taormina denuncia Conte
L’ultimo annuncio, da bravo influencer, arriva direttamente su Facebook, accompagnato dall’ennesimo selfie sornione:
Dal post che Carlo Taormina ha pubblicato sul suo profilo Facebook qualche giorno fa
Già durante la primavera Taormina aveva espresso l’intenzione di portare in giudizio niente di meno che il Presidente del Consiglio, a suo dire responsabile delle morti in Italia per Covid 19. Il governo sarebbe colpevole di aver dichiarato tardivamente lo stato di emergenza, nonostante le autorità sanitarie avessero confermato la pericolosità della situazione almeno trenta giorni prima del lockdown.
Tra le accuse mosse al Premier compare anche quella di cattiva gestione delle Residenze Sanitarie Assistite (RSA). Una decisione piuttosto sorprendente, se si considera che le inchieste, fino ad oggi, hanno sempre chiamato in causa il comportamento delle singole regioni, sulle cui dinamiche interne il governo aveva ben poco potere. Invece, Taormina denuncia Conte anche sotto questo aspetto, e, per non farsi mancare nulla, rincara la dose accusando il governo giallorosso di aver instaurato una dittatura comunista.
Eppure, durante i mesi di lockdown, molti cittadini hanno iniziato a nutrire un certo affetto nei confronti della figura di Giuseppe Conte.
Non tanto perché avessimo gli strumenti effettivi per valutare la correttezza delle sue scelte. Ma perché ci siamo immaginati cosa potesse significare fronteggiare un’emergenza di tale portata, in un momento in cui, ancora più che adesso, le informazioni sul virus e sul suo comportamento erano poche, confuse e spesso contraddittorie. Questo non significa che l’esecutivo sia necessariamente esente da critiche e responsabilità. Bisogna tuttavia essere consapevoli dell’eccezionalità della situazione, e magari domandarsi se davvero altri avrebbero saputo fare meglio.
Non dovremmo poi dimenticare le responsabilità pregresse
Abile o inesperto che lo si voglia considerare, Conte è pur sempre l’ultimo arrivato. A chi dobbiamo chiedere conto invece della lunga e progressiva privatizzazione del sistema sanitario lombardo, che, indebolendo la medicina territoriale, sarebbe alla base della fallimentare gestione dell’emergenza Covid? Secondo le prime ricostruzioni, le responsabilità principali sarebbero da attribuire alle scelte degli uomini di Forza Italia, che hanno amministrato la regione per quasi vent’anni, dal 1995 al 2013. Lo stesso partito in cui Taormina ha militato per anni, e che ha contribuito a sostenere in qualità di avvocato di fiducia di Silvio Berlusconi.
Le responsabilità sono chiaramente molteplici e ramificate. Al posto di analizzarle nella loro complessità, si sceglie invece di cavalcare l’onda dell’emotività e del sensazionalismo, ergendosi a paladini degli italiani. Un ruolo che, in tutta franchezza, stride con la figura di Carlo Taormina.
Elena Brizio