Tanto se una madre africana perde suo figlio in ospedale “non è mica una tragedia”

madre africana andrea umbrello

Ospedale di Sondrio. Lei è una madre africana, è nigeriana. Perde la figlia di 5 mesi. Uno strazio, grida. Sta male. I pazienti in corsia con lei però ne sono infastiditi. Infastiditi. Considerano quella scenata un “rito satanico o tribale”. “Una tradizione africana”.

Di più. Gli uomini e le donne che assistevano a quello strazio, riporta il giornalista che ha lanciato la notizia,

“Hanno detto che perdere un figlio non è poi così importante per gli africani perché “tanto ne sfornano uno all’anno”. Hanno atteso di essere visitati mentre quella “scimmia” si straziava dalla sofferenza nel corridoio di un ospedale. Hanno commentato e deriso”.

Ecco. Allora adesso a chi, ancora oggi, afferma che in Italia non c’è nessuna emergenza razzismo, diciamo che sì, forse avete ragione. Quella a cui stiamo assistendo non è più un’emergenza razzismo: è un’emergenza umanitaria nel senso di “sentire umano”. Perché se di fronte a quel dolore hai una reazione del genere, non sei più neanche umano.

Ma ci spingiamo anche oltre. E sempre a loro chiediamo: quando, da questo lato, diciamo che c’è una parte d’Italia da sanare, da guarire, da rivedere, potete ancora darci torto? Quando parliamo di un serio problema che ormai va oltre il razzismo, ma diventa proprio “umano”, avete ancora la faccia tosta di dirci che siamo noi quelli sbagliati?

Abbiate allora il coraggio di dircelo anche di fronte a questo evento. Qui e adesso. Oppure rimanete in silenzio e accettate che qualcosa, finalmente, si muova. Per estirpare questo schifo dal Paese che ci fa del male fisico e morale, e di cui siamo davvero molto, ma proprio molto stanchi.

 

Leonardo Cecchi
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