Tan Weiwei canta il suo grido di rabbia accompagnata da un sottofondo orecchiabile. È una canzone pop a svelare parole indicibili. I segreti di chi deve restare in silenzio a subire. Il segreto di donne a cui viene cancellato anche il proprio nome.
La canzone pop di Tan Weiwei è disturbante. Le sue frasi lo sono. La crudezza delle azioni descritte. Il modo asciutto con cui si presentano al mondo. Un dolore che le donne cinesi hanno imparato a nascondere.
Il titolo della canzone è, infatti, Xiao Juan, il nome schermo che si affibbia alle donne vittime di violenza domestica. Viene tolta loro l’individualità. La loro storia. Storie tristemente uniche nella loro brutalità. Sono costrette a indossare gli occhiali neri dell’anonimato. Nel concerto live di TME (Tencent Music Entertainment), una dopo l’altra, si susseguono le donne sul palco. Ognuna si dispone di schiena. E nel momento finale, voltandosi, scagliano all’unisono verso la platea quegli occhiali che le celano al mondo.
Vite insabbiate
Essere vittima di violenza per la Repubblica Popolare comporta un disonore. L’obiettivo del Partito comunista, infatti, è quello di tenere insieme le famiglie. La legge cinese contro la violenza domestica risale al 2015. Ma, già nella forma, presenta il paradosso. In proposito, si legge nell’articolo 1:
Al fine di prevenire e porre termine alla violenza domestica; proteggere i diritti egualitari per ogni membro della famiglia; preservare legami familiari civili, in armonia ed egualitari; promuovere l’armonia della famiglia e la stabilità sociale.
Per il Confucianesimo, però, l’armonia familiare si garantisce tramite i valori patriarcali della sottomissione femminile. Leggiamo un passaggio che lo dimostra:
Picchiare rivela l’intimità; il rimprovero rivela l’amore.
E così cancellare la violenza diventa sistematico. Un’abitudine atta a mantenersi ligi ai valori della tradizione. Le donne che cercano aiuto hanno quindi troppa paura di farlo perché sanno che per loro non ci sarà protezione. Si sconsiglia loro di denunciare per non incorrere in danni maggiori.
Xiao Juan – Tan Weiwei
Uno dei primi versi recita: così è come ci descrivete: “Banshee, megera, puttana, prostituta, mangia-uomini…”.
Tan Weiwei nel brano fa riferimento a eventi particolarmente crudeli di violenza domestica.
Nessuno osa disobbedire… usate i vostri pugni, la benzina e l’acido solforico.
Si tratta di Lamu, una influencer cinese cosparsa di benzina e bruciata viva dall’ex-marito in diretta.
Gettateci nello scarico, dal letto nuziale al letto del fiume, mettete il mio corpo in una valigia.
L’avvenimento è quello di una donna smembrata dal marito. Ma anche a quello di una donna ritrovata in pezzi in una valigia.
E ancora:
Mettetelo [il corpo, ndr] in un frigo su un balcone.
Per quanto queste parole siano dure, rappresentano un segnale d’allarme. La disperata richiesta d’aiuto di chi non si può più muovere. È impressionante come in un Paese come la Cina sia stata una canzone a farsi vessillo della denuncia. Una domanda risulta ovvia per noi: “Riusciamo a pensare a un modello così forte di contestazione musicale in Italia?”.
La canzone di Tan Weiwei ha anche la capacità di svelare un solido universo di misoginia. La voce della cantante si staglia contro la violenza, ma anche contro la cultura. Una cultura che incorpora in parole dal connotato negativo il carattere “nü”. “Nü” in cinese identifica la donna. Si tratta di una violenza piccola, ma estremamente pervasiva. In tantissime parole negative spicca quel “nü”. Indica che la donna è cattiva per natura. Maliziosa, puttana e mangia-uomini. Indica che dalle donne ci si deve difendere. E che, quindi, le donne non devono ricevere protezione.
Nella profonda angoscia delle donne cinesi nasce il barlume di un nuovo inizio.
Il buco nero della pandemia e la ribellione
In Cina come in tutto il mondo, non ultima l’Italia, la pandemia ha acuito il problema della violenza. Chiuse nelle case con i loro aguzzini le donne si sono trovare sole. Nella Repubblica Popolare non esiste un sistema di aiuti realmente funzionante. Le statistiche nazionali, inoltre, vengono falsate. Tutto in virtù del preservare la stabilità sociale.
Nel 2014, ci fu la prima denuncia per molestia sessuale da parte di Zhou Xiaoxuan ai danni di un importante presentatore televisivo. Xiaoxuan fu poi, nel 2018, il volto cinese del Movimento Me Too. Grazie al suo esempio, altre donne cinesi si sentirono libere di accusare i propri aggressori. Quell’anno si alzò il primo vento di protesta. Ma un avvertimento deciso non permise alle vittime di proseguire oltre.
Per molti la canzone di Tan Weiwei è un atto di coraggio. Ma, secondo lei, la denuncia non scaturisce dal coraggio. La paura non dovrebbe esistere. L’artista orientale ha riassunto così il significato del suo testo e del suo atto politico:
Not brave, but just a responsibility
Antonia Ferri