Di ieri la notizia che il noto “Re delle Bufala” Usa, Paul Horner, è stato trovato morto in circostanze, manco a dirlo, poco chiare e nebulose. Dell’altro ieri l’ultima uscita del Ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, contro i c.d. “bufalari”: colpevoli, tra le altre cose, di aver alimentato la disinformazione e l’isteria che permeano i maggiori movimenti no-vax e free-vax. Non è certo la prima volta che i creatori di fake news (notizie false, nrd) finiscono nel mirino della politica o dei più disparati divulgatori, impegnati nelle loro mastodontiche – e forse un po’ ingenue – opere di scolarizzazione mediante social network.
Una bufala non è altro che una notizia, un articoletto o talvolta persino un semplice titolo, ingannevole, creato ad hoc per parlare alla pancia degli utenti del web e diventare così virale in pochissimo tempo. Esistono diverse tipi di fake news e diversi sono i motivi che possono spingere qualcuno a creare contenuti di questo tipo; così come diverse sono le reazioni degli utenti – di quelli presi per il naso e di quelli invece più furbi – alle bufala: c’è chi la smentisce, chi la usa (subdolamente ma forse non a torto) per testare le capacità logiche e la cultura della propria ristretta cerchia di amici e chi invece le dichiara guerra, invocando addirittura il carcere per i bufalari.
Sospendendo ogni giudizio sulla materia, noi di Ultima Voce abbiamo deciso di incontrare lui: il Mister Bufala d’Italia. Non l’unico, certo, ma sicuramente uno dei primi, dei più noti e ovviamente esperto sull’argomento tanto da far diventare la bufala una “materia di insegnamento”.
Ermes Maiolica, nome sfuggente tanto quanto la sua carismatica persona, classe 1983, ternano, ex musicista ora metalmeccanico, spesso e volentieri apostrofato come troll, bufalaro e situazionista, ha fatto della creazione delle fake news la sua forma d’arte e la sua chiave di lettura del mondo moderno, almeno di quello che scorre attraverso i click; quasi un esperimento sociale o quanto meno di comunicazione, nella sua infinita semplicità e, allo stesso tempo, irriverenza. Forse è per questo che la sua è una ricetta vincente. Attualmente in pausa dalla creazione diretta di fake news, gira l’Italia tra festival ed università, per spiegare di persona le dinamiche dei social network; è collaboratore diretto di riviste di genere come Frigidaire e Il Male e, in questo momento, dell’autore Jacopo Fo; ha trovato il tempo per rispondere ad alcune nostre domande, evitando – possibilmente – di prenderci tutti troppo sul serio.
Esiste la formula scientifica della fake news?
Ovvio che si, la bufala è un disalgoritmo, cioè il procedimento per la creazione di un determinato problema. A differenza di altri bufalari, sono diventato interessante soprattutto per il modo di agire: io non avevo né siti né pagine seguite, non avevo nessun tipo di visibilità, riuscivo a creare dei virali sfruttando soltanto la provocazione in determinati gruppi social, ma questo è un discorso molto complesso ed è difficile spiegarlo in una intervista, per questo faccio molti incontri.
Sono tutti contro le fake news, ultima in ordine cronologico la Lorezin che accusa le bufale di essere in parte responsabili dell’isteria no-vax; tu cosa ne pensi?
Facile prendersela sempre con gli altri e mai con se stessi. Molte bufale hanno successo anche per colpa di un giornalismo sempre meno autorevole, in egual modo se esiste disinformazione medica è soprattutto colpa di una pessima comunicazione da parte delle istituzioni, una comunicazione aggressiva che serve solo a polarizzare, come quella del “blastare la gente”, attuata da alcuni personaggi come Burioni (Roberto Burioni, medico docente e ricercatore, ora anche noto personaggio web,ndr): personaggio che ammiro tantissimo ma blastare non serve a niente, anzi, mi sembra una cosa da nerd sfigatissimo. Anche questa legge riproposta contro il fascismo non mi convince, considerando che molti giovani si avvicinano a gruppi estremisti proprio per affermare un’identità e per sentirsi dei ribelli, nessuno ha considerato che probabilmente questa legge renderà il tutto solo più eccitante. La comunicazione è una cosa complessa e bisogna agire sempre in modo strategico.
Ammesso che una buona fake news abbia un valore sociale o istruttivo, esistono delle pessime fake news e quindi dei pessimi bufalari?
Esistono agenzie di marketing esperte in fake news che inondano i social con notizie inventate su immigrati e contro il governo, sono click facili e generano solo odio, qui non c’è niente di artistico ma sono organizzazioni criminali. Poi esiste un click baiting etico come quello dei siti come Il Giomale e Fatto Quotidaino, che guadagnano due lire con delle bufale grottesche che di sicuro non generano odio, anche se lo fanno per marketing non li criminalizzerei come bufalari.
Vi riunite voi bufalari o fate delle feste, tipo associazione segreta, dove cospirate e sobillate alle spalle degli ingenui e dei governi?
Si, noi bufalari e troll goliardici ci conosciamo più o meno tutti e con qualcuno ho legato una vera e propria amicizia. Altro non posso dire, altrimenti metterei la mia vita in pericolo.
Kim Jong-un fa sul serio o son tutte bufale?
Non lo so, delle strategie di guerra non ci capiamo niente, abbiamo delle nostre teorie sulla propaganda russa nei social ma nulla di più.
Qual è il politico italiano più bufalaro, secondo te?
Un po’ tutti, per essere un buon politico bisogna saper manipolare un po’ i fatti, per questo credo nell’arte situazionista delle bufale, cioè mettere a nudo i meccanismi e la credibilità di quello che ci dicono.
Quali sono state, ad oggi, le tue bufale più riuscite?
La mia preferita è stata quella del Senatore Cirenga, fatta insieme ad altri colleghi troll, Dino Ballerino, Walter Quattrocchi, Salvatore Previto e Gian Marco Saolino. La bufala consisteva in uno screenshot di un post su Facebook in cui era scritto che:
“Ieri il Senato della repubblica ha approvato con 257 voti favorevoli e 165 astenuti il disegno di legge del Senatore Cirenga che prevede la nascita del fondo per i “parlamentari in crisi” creato in vista dell’imminente fine legislatura. Questo fondo prevede lo stanziamento di 134 miliardi di euro da destinarsi a tutti i deputati che non troveranno lavoro nell’anno successivo alla fine del mandato. Questo quando in Italia i malati di SLA sono costretti a pagarsi da soli le cure. Rifletti e fai girare”.
Purtroppo quel “fai girare” funziona ancora benissimo: è dal 2012 che va avanti questa farsa.
C’è una fake news di cui ti penti?
Mi sono finto morto tante volte ma l’ultima dipartita mi ha creato molti problemi, ci sono cascate persone a me vicine, la situazione e la smentita non sono state belle.
Perché le persone credono a tutto quello che leggono sui social e, una volta virale, non è possibile smontare una fake news?
Le persone non vedono l’ora di trovare conferme ai propri pregiudizi, se azzecchi il nervo scoperto l’utente interagisce con la bufala senza nemmeno leggere l’articolo e quindi smontarla sarà difficile, visto che lui la smentita non la cercherà. Comunque le bufale stanno diminuendo molto, tutto questo disordine dell’informazione nei social ha diminuito alcuni tipi di creduloneria ed ha spinto la necessità di creare siti d’informazione più etici e critici verso i loro stessi colleghi giornalisti. Volenti o nolenti questi troll bufalari hanno fatto del bene.
Alcuni pensano che tu dovresti stare in galera: vuoi rispondere qualcosa? (E soprattutto: perché non ci stai? E’ legale quello che fai?)
Io sono stato molto criticato per un periodo nel quale diffamavo molto. La mia idea era di prendere personaggi dello spettacolo molto moralisti e per bene e metterli in situazione di crimine stile hollywoodiano, dentro di me pensavo, se loro possono fingersi buoni, perché io non posso disegnarli come cattivi? Era una pura azione contro la società dello spettacolo e di certo non del tutto legale, però è finita sempre a tarallucci e vino, le mie bufale le smentivo dopo poche ore e non hanno mai creato un reale danno, venivano sempre riconosciute soltanto come una provocazione. Attualmente c’è un disegno di legge che vuole dare 2 anni di carcere a chiunque pubblichi una fake news, beh, se la legge passasse e fosse retroattiva ho fatto un calcolo e non mi basterebbero 51 ergastoli.
Quanto si guadagna a fare il bufalaro? Se non è un fatto di soldi perché si decide di diventare bufalari?
Fino a qualche anno fa si guadagnava molto con i banner pubblicitari, dovete considerare la visibilità incredibile che aveva una bufala, uno scoop inventato e tutto tuo. Nell’underground bufalaro ero già molto conosciuto e siti di disinformazione mi hanno offerto guadagni oltre i 5000 euro al mese ma non ho mai accettato. Mi avrebbero fatto comodo tutti quei soldi visti i miei problemi economici costanti ma se avessi preso anche un solo euro dalle bufale non sarei mai riuscito a rivendicarla come forma d’arte e di critica, che è la mia unica missione.
Ti chiamano a parlare nelle facoltà: perché? Quali insegnamenti offre un bufalaro?
Non solo nelle facoltà ma anche nei festival di comunicazione. Quello che interessa molto di me non è solo “il perché” ma anche “il come”. Da quasi un anno ormai giro l’italia con il mio spettacolo/lezione dal titolo FAKE THE SYSTEM, ispirato al motto punk “fuck the system”; è ormai obsoleto aggredire il sistema con il “fottere” ma bensì con il “falsifica il sistema”, cioè con la strategia e l’inganno. Scatenare continuamente dei virali senza avere nessun canale di divulgazione crea interesse. Io non ho studiato nei libri per fare queste cose, ho iniziato osservando i comportamenti dei miei amici e dei colleghi nei social e della gente che mi sta intorno, così ho cominciato a fare i miei primi esperimenti studiando le provocazioni e le successive reazioni, raggiungendo così un’analisi abbastanza lucida sui meccanismi. Così sono diventato un esperto, il fatto è che se riesci a fare una bufala virale una volta è un caso, se c’è una seconda volta sei bravo, la terza bravissimo, la quarta geniale ma se ci riesci sempre e sistematicamente è ovvio che c’è dietro uno schema ben preciso e non solo la fantasia.
Ti consideri il miglior bufalaro d’Italia?
E’ sbagliato mettere tutti sullo stesso calderone, il miglior bufalaro d’Italia non significa niente, ce ne sono tanti ed ognuno lo fa per un motivo diverso. La bufala in sé non ha niente di sbagliato, è l’uso che se ne fa che fa la differenza. Il mio intento era quello artistico e di critica, stare ancora oggi qui a parlarne, dopo che le istituzioni hanno lanciato questa bufalafobia, fa di me un bufalaro un po’ atipico, che sta riuscendo nel suo intento.
Alice Porta