La ricerca scientifica in campo medico fa passi da gigante e presto sarà possibile sottoporsi a una Tac meno “dannosa” per la salute del paziente.
L’algoritmo che permetterà la riduzione delle radiazioni dal 40 al 60% è stato messo a punto da due ingegnere cliniche italiane, precisamente campane, che hanno presentato il loro progetto sulla Tac al Health technology challenge (Htc), alla sua seconda edizione.
Il concorso è nato nel 2018 e quest’anno ha visto la partecipazione di 162 progetti da tutta Italia, frutto della collaborazione tra ingegneri biomedici, università e start up. Ma Michela D’Antò della Fondazione G. Pascale e Federica Caracò dell’Università degli studi Federico II con la loro “Valutazione di un protocollo per la verifica delle funzionalità di un sistema di riduzione della dose, installato su tomografi assiali computerizzati” hanno ottenuto il massimo punteggio della giuria tecnica e popolare. Hanno vinto così il primo premio, consegnato durante il XIX Congresso dell’Associazione nazionale degli ingegneri clinici (AIIC) a Catanzaro.
Lo studio sulla Tac a radiazioni ridotte
Partendo dalla Direttiva Euratom, che regola i “confini” da rispettare negli esami radiologici e nelle ricerche collegate, le due ingegnere hanno fatto degli studi su un algoritmo chiamato ASIR, Adaptive Statistical Iterative Reconstruction (Ricostruzione adattiva, statistica, iterativa), che permette di ridurre i danni prodotti dalle radiazioni ionizzate, mantenendo la stessa qualità dell’immagine. Avere delle lastre nitide è indispensabile per la correttezza delle diagnosi.
Lo studio è stato poi sperimentato presso l’Istituto Nazionale Tumori–IRCCS “Fondazione G. Pascale” su una cavia speciale: un fantoccio pieno d’ acqua. L’algoritmo, inserito sui sistemi per la Tac CT Light Speed e su Optima CT 660, ha dato ottimi risultati e potrà in futuro essere montato anche su macchinari già in funzione.
“Tali risultati (la riduzione delle radiazioni del 40-60%, ndr) dimostrano l’importanza dell’aggiornamento delle tecnologie esistenti per migliorare le prestazioni degli strumenti radiologici nell’ottica di assicurare al paziente prestazioni più accurate ma minimizzando i rischi”, hanno detto Michela D’Antò e Federica Caracò.
Chi potrà beneficiare della scoperta?
I primi ad avere vantaggi positivi saranno i malati oncologici, costretti a sottoporsi a molte analisi radiologiche, tra cui la Tac, durante la diagnosi e per tutta la durata della terapia. Gli ultimi dati Aiom-Airtum (Associazione Italiana di Oncologia Medica e Associazione Italiana Registri Tumori) del 2018 hanno registrato in totale 373.300 nuovi casi di tumore nel Paese, circa 4300 in più rispetto all’anno precedente.
Ma in Italia sono stati stimati oltre 40 milioni di esami radiologici effettuati ogni anno. Il numero elevato è dovuto anche a causa di tante analisi inappropriate e non strettamente necessarie. Radiografie e Tac vengono spesso prescritte con superficialità dai medici, non curanti delle conseguenze provocate dalle radiazioni a lungo termine. Anche in questi casi, l’algoritmo ASIR renderà l’analisi meno invasiva, limitando i danni fatti sul paziente da un medico un po’ troppo “frettoloso”.
Marina Lanzone