Quando nel 1983 Sven Vath inizia la sua carriera da dj non passa inosservato. Quel ragazzetto di appena 18 anni, con le sue esibizioni sui generis ed un abbigliamento chiacchierato, cattura immediatamente l’attenzione del suo pubblico, tanto da diventare di lì a poco resident dj del club Vogue.
Ma la fame di successo lo spinge oltre, così un anno dopo dà vita al progetto OFF in collaborazione con Michael Münzing e Luca Anzilotti, fino a scalare le vette delle classifiche musicali europee quello stesso anno e dare inizio ai tour.
Gli anni 90 sono, tuttavia, quelli che lo consacrano al mondo intero, con il new sound della techno e dell’acid house, di cui il beniamino Sven diviene il profeta indiscusso. E, nel bel meglio di un bpm scombussolante e da tranche, crea un’atmosfera musicale di solenne audacia, che si parafrasa nella voglia che ha il suo pubblico di ascoltare della buona musicale e lasciarsi finalmente andare.
Ed è sul far del nuovo millennio che vi è la svolta, con la nascita di Cocoon, un evento musicale sulla strenua del genere curato da Sven, un’etichetta poi, la Cocoon Recordings; ma anche percorso itinerante che denomina il suo tour, infine club, rinomato e apprezzato.
Ieri 3 settembre, insieme a Carola Pisaturo ed Einzelkind, Sven è approdato a Milano all’interno dell’itinerante Cocoon per il Social Music City, manifestazione musicale che raggruppa settimanalmente in un immenso spazio urbano, tra i migliori clubber al mondo, su iniziativa di 4 crew di promoter della notte milanese, quali Intellighenzia Electronica, Amnesia Milano, Dude Club & Contact.
All’interno di un dj set di più di 3 ore, il produttore discografico tedesco ha infiammato uno spazio immenso contenente una valanga di persone con i suoi suoni minimal e la sua grande carica emotiva.
Lo senti Sven alla consolle, senti il terreno cedere e mentre tutto attorno a te inizia a tremare, mentre il battito cardiaco inaspettatamente sale e la mente, esule, si estranea alla ricerca di nuovi orizzonti guidata da un sound inconfondibile.
Ti senti all’interno di una bella situazione in cui il “narratore” addetto ai lavori, guida il tuo corpo, la tua mente ed ogni singola particella del tuo corpo coordinandola alle sue “note”. E lo sfondo è quello di gente che sembra null’altro che la componente di un’unica orchestra che segue, avida di suoni, il suo Maestro.
Nel procedere sulla strada che conduce ai luoghi adibiti al Social, quelli del Market di Via Cesare Lombroso, respiri musica. Ne gusti le vibrazioni calato all’interno di un’atmosfera di vivida empatia con tutto quel che ti sta intorno.
Perché parliamo di una musica in diretta connessione con la meccanica del tuo corpo, dei movimenti impercettibili, che nella distensione musicale piena, in uno stato di totale abbandono ai sensi, finalmente cogli. Parliamo di un suono rude, secco, asciutto, privo di ritocchi barocchi pronti a plasmare dei dettagli di troppo. Un suono vero, da vivere a 360 gradi.
L’essenziale a portata di mano: forse vuol dire questo ascoltare l’animale della techno, seguirne la logica, valicarne i confini.
E quando la musica si spegne e la magia sembra scemare, una sola certezza aleggia, oltre al fumo bianco proveniente da ogni lato: tra tutti i sodali, solo uno è il re indiscusso, solo uno poteva far tremare il Market di Cesare Lombroso.
Ed è subito Electrica Salsa.
Di Ilaria Piromalli