L’economia egiziana è sull’orlo di una crisi finanziaria a causa della riduzione delle riserve in valuta estera.
La valuta egiziana, nel corso del 2022, ha perso il 60% del suo valore rispetto al dollaro. Questa rappresenterebbe la terza svalutazione della moneta in Egitto in meno di dieci mesi, che è stata scambiata a 26 lire per un dollaro. Si tratta della quotazione più bassa da quando, nello scorso ottobre, la Banca centrale ha deciso la svalutazione del 14,5%.
Negli ultimi anni l’Egitto ha vissuto una crisi economica piuttosto pericolosa. È infatti uno dei paesi più colpiti dall’inflazione delle derrate agroalimentari, in quanto è il più grosso importatore mondiale di grano. La sua economia è passata da una staticità perenne ad un periodo di ripresa e slancio. Ma ad oggi lo stato nord egiziano si trova di nuovo a rischio crisi. Infatti, la valuta nazionale ha subito un crollo verticale. La svalutazione del cambio raggiungerebbe il 60% rispetto al dollaro. Questa rappresenterebbe la terza svalutazione in Egitto in meno di dieci mesi. Il tasso di cambio è in caduta libera rispetto al dollaro questa settimana, passando da quasi 24,80 a 27,25 in poche sedute.
Come si spiega questa svalutazione del cambio?
Questa repentina svalutazione del cambio si spiega con gli accordi istituiti tra la Banca Centrale Egiziana e il Fondo Monetario Internazionale. A dicembre, il FMI ha accordato il prolungamento delle tempistiche di risanamento dei tre miliardi di dollari di prestiti erogati in passato. Il tempo entro cui questo denaro dovrà arrivare è 46 mesi.
Nel frattempo, il FMI si è inoltre offerto di sostenere il paese nordafricano attraverso il versamento di altri 14 miliardi, in cambio, questa volta, di riforme economiche. Tra le condizioni poste vi è la svalutazione della moneta nazionale. L’Egitto ha quindi sostenuto la flessibilità del cambio estero della lira egiziana per rispondere ad una delle richieste del Fondo Monetario Internazionale. La Banca centrale, per sostenere gli impegni finanziari ha inoltre emesso buoni del tesoro con un interesse del 25% annuo. L’iniziativa ha diffuso sfiducia nella valuta locale e l’attesa di un’imminente svalutazione è aumentata.
Desiderando salvaguardare la stabilità macroeconomica raggiunta, la Banca centrale egiziana sottolinea l’importanza della flessibilità del tasso di cambio per fungere da ammortizzatore per preservare la competitività dell’Egitto
Queste le parole dei responsabili politici.
È in vista una crisi finanziaria?
Dato che l’economia egiziana non appare competitiva, una valuta più debole ne agevolerebbe le esportazioni e attrarrebbe capitali dall’estero. Questo mitigherebbe i saldi correnti e le riserve valutarie. A questo proposito, i bond egiziani potrebbero anche trarre profitto da questo calo e dalla svalutazione del cambio.
A lungo andare, però, i rischi aumenterebbero, perché con un’inflazione che a novembre rasentava il 20%, la banca centrale andrà ad aumentare il tasso di interesse, già al 16,25% a dicembre. Sarebbe un rischio altissimo per le finanze dello stato.
A ciò si aggiunge la forte crisi che sta affrontando il paese a fronte della guerra, che ha travolto la già fragile situazione economica e politica dei paesi mediorientali. Infatti, anche l’Egitto è stato è stato colpito dal turbine della guerra in Ucraina, soprattutto per via della stretta dipendenza dal grano.
Se nel corso del nuovo anno dovesse sopraggiungere una rinnovata crisi finanziaria si dovrebbero pensare soluzioni drastiche per il paese.