“Surviving in Scrubs” : la campagna contro il sessismo in ambito medico

"Surviving in Scrubs" dottoressa con camice

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La campagna “Surviving in Scrubs” mira a raccogliere e puntare la luce sulla misoginia ancora presente in ambito medico.

Due dottoresse  britanniche, Chelcie Jewitt e Becky Cox, hanno lanciato la campagna “Surviving in Scrubs” ( sopravvivere con i camici) contro le pratiche e dinamiche sessiste e misogine ancora ben radicate in ambito sanitario.

La campagna “Surviving in Scrubs”

La campagna nasce dalla necessità di raccogliere e segnalare i quotidiani episodi di sessismo, misoginia e discriminazione ai danni di donne e persone non binarie, tanto in quanto posizione di pazienti che di personale medico.
Come riportato sul sito ufficiale, un’indagine del 2021 rileva come ben il 91% delle donne operanti in ambito medico/sanitario sia stata soggetta ad episodi sessisti nel corso degli ultimi due anni. Il 47% ha percepito di essere svantaggiata per via del proprio genere, il 56% ha ricevuto commenti inerenti il proprio genere e il 31% ha vissuto episodi spiacevoli dal punto di vista fisico.
Un 84% riconosceva apertamente la presenza del sessismo in ambito medico e il 61% si sentiva addirittura scoraggiata all’idea di presentarsi al lavoro per via del proprio genere.




Raramente si parla con la serietà necessaria di queste realtà, per metterle in luce.
Qui subentra “Surviving in Scrubs” . Inviare la propria testimonianza è estremamente semplice: basta cliccare sull’apposita voce nel sito (“Submit your Story”) e vi verrà pubblicata anonimamente.
L’intento delle due dottoresse è che questa piattaformi crei una tale raccolta di pattern discriminatori da non poterlo più rendere un fenomeno ignorabile.

Alcuni esempi di discriminazione

Come afferma la dottoressa Jewitt, moltissimi atteggiamenti discriminatori e misogini sono completamente normalizzati.
Dalle battute sessiste da parte dei colleghi ad avance, molestie o tentate violenze da parte dei pazienti, l’elenco è lungo.
In una delle storie presenti sul sito, un paziente si è rivolto tutto il tempo ad una dottoressa con un nomignolo, mettendole la mano sulla coscia.
In un’altra testimonianza è possibile leggere  delle pesanti molestie da parte di un membro dello staff medico ai danni di quasi tutte le colleghe.
Nulla di tutto ciò accade agli omologhi uomini.
Non vengono presi meno sul serio solo perché uomini o perché di bell’aspetto. Non vedono le proprie competenze sminuite costantemente e non sono sottoposti a minacce, insulti, battutine o molestie quasi costanti.
Si stanno facendo passi avanti, ma fin troppo lentamente.
Di recente il sistema sanitario inglese ha pubblicato una guida sulla genitorialità LGBTQ+ anche grazie all’operato di molte e molti attivisti, che per anni hanno lottato affinché le proprie vite venissero rispettate e riconosciute.
Si spera che questa campagna, con il sito ufficiale di “Surviving in Scrubs” , possa ottenere un risultato analogo. L’obiettivo è il riconoscimento di quanto pratiche così discriminatorie siano diffuse e poi intraprendere azioni efficaci per limitarle ed eliminarle.
Si auspica che le numerose testimonianze, destinate purtroppo ad aumentare, possano spingere chi di dovere ad agire e possano sensibilizzare maggiormente la collettività.

 

Flavia Mancini

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