Un evento sportivo nell’ombra del regime saudita
Dal 2 fino al 6 gennaio, l’Arabia Saudita ospiterà la Supercoppa Italiana, un torneo che vede sfidarsi le squadre di serie A dell’Inter, Atalanta, Juventus e Milan. Tuttavia, dietro i riflettori delle competizioni calcistiche di questa Supercoppa italiana in Arabia Saudita, si celano dinamiche ben più oscure legate al contesto politico e sociale del Paese ospitante. A differenza della recente assegnazione dei Mondiali di calcio 2034 al regno saudita, l’inizio del torneo italiano non ha sollevato grande indignazione. Il silenzio è assordante.
Così esordisce Amnesty International nella denuncia di una completa negligenza e ignoranza dei diritti umani nel grande evento calcistico che l’Arabia Saudita sta ospitando in questi giorni.
Sport e politica: un binomio inquietante
“L’Arabia Saudita utilizza lo sport, in particolare il calcio, come strumento di politica estera per promuovere la parte buona di sé e far dimenticare il resto, ovvero la pessima situazione dei diritti umani”, ha dichiarato Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty International Italia.
Come molti altri stati del Golfo, tra cui Qatar ed Emirati Arabi Uniti, il regno saudita sfrutta eventi sportivi come la Supercoppa italiana in Arabia Saudita per promuovere un’immagine di modernità, mentre dietro le quinte restano irrisolte questioni legate alla libertà e ai diritti fondamentali.
Un bilancio di sangue da non dimenticare
Secondo Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani, l’Arabia Saudita continua a detenere un primato tragico: solo nel 2024 sono state eseguite oltre 300 condanne a morte, un nuovo record. Spesso si tratta di condanne per reati legati al traffico di stupefacenti o per attività considerate una minaccia al regime.
Dal 2015, anno dell’ascesa del principe ereditario Mohammed bin Salman, le esecuzioni documentate hanno superato quota 1.000. Il contesto non riguarda solo il passato: il presente è segnato da un movimento per i diritti umani ridotto al silenzio, con attivisti incarcerati e voci critiche messe a tacere.
Donne e migranti: discriminazione e sfruttamento
Nonostante alcuni progressi apparenti, come il permesso per le donne di guidare, la discriminazione di genere rimane sistematica a causa del sistema del tutore maschile. Inoltre, la costruzione di infrastrutture sportive, in vista dei Mondiali del 2034, è strettamente legata allo sfruttamento del lavoro migrante. Gli operai, spesso provenienti da Paesi poveri, lavorano in condizioni disumane senza poter presentare reclami o difendersi da abusi.
Il ruolo dell’Italia: tra affari e ipocrisia
La Supercoppa Italiana in Arabia Saudita è solo una delle tessere del mosaico che lega l’Italia alla penisola arabica. L’accordo tra la Lega Serie A e il regime saudita, rinnovato fino al 2029, frutta 92 milioni di euro. A questi si aggiungono i 363 milioni derivanti dalla vendita di armi italiane e i 4,8 miliardi di export verso il regno di bin Salman.
L’ipocrisia politica è evidente: se nel 2018 alcuni leader italiani definivano questo accordo “vergognoso”, oggi, al governo, tacciono. La logica economica sembra prevalere su qualsiasi considerazione etica.
La festa del calcio e il silenzio sui diritti umani
Dal punto di vista sportivo, la competizione della Supercoppa italiana in Arabia Saudita ha già suscitato entusiasmi. La sfida tra Atalanta e Inter è stata definita una “finale anticipata”, mentre Juventus e Milan si contendono un posto di prestigio in un torneo che assegna premi milionari.
La distanza tra il terreno di gioco e la realtà circostante è abissale. A pochi chilometri dagli stadi, uomini e donne subiscono torture, arresti arbitrari e, in alcuni casi, la pena capitale per essersi opposti al regime.
Organizzazioni come Reprieve e l’Organizzazione Saudita Europea per i Diritti Umani hanno denunciato il tasso delle esecuzioni capitali. Nel 2024, sono state registrate almeno 388 esecuzioni, spesso per reati minori. La domanda posta dagli attivisti è inquietante: quante esecuzioni saranno necessarie prima che il mondo si accorga della situazione? Al ritmo attuale, entro il 2034 si potrebbe superare la cifra di 3.000 esecuzioni.
Lo sport può essere etico?
La Supercoppa Italiana in Arabia Saudita è più di un torneo sportivo: è il simbolo di un sistema in cui lo sport diventa complice di un regime che reprime i diritti umani. Nonostante gli sforzi delle organizzazioni internazionali per denunciare queste violazioni, il silenzio delle istituzioni e degli attori coinvolti nel business sportivo è assordante.
Mentre il pallone continua a rotolare, ci si chiede se lo sport, nella sua essenza, possa davvero rimanere estraneo a questioni etiche tanto rilevanti. Per ora, sembra che il denaro abbia l’ultima parola, a scapito di valori fondamentali.
Lucrezia Agliani