E’ passata solo una settimana da quando il candidato in netto vantaggio sugli altri era Bernie Sanders. Negli Stati del Super Tuesday, Joe Biden era ancora in forte difficoltà e, ancora più impantanato, sembrava essere l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, insieme a tutta la sua montagna di soldi. La settimana che è appena trascorsa, però, ha cambiato le carte in tavola: vediamo come.
Come funziona il Super Tuesday?
Il Super Tuesday è il tradizionale martedì di febbraio o di marzo in cui si svolgono le elezioni primarie nel maggior numero di Stati USA. Gli Stati coinvolti cambiano sempre e quest’anno sono stati: Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia. Su cinquanta Stati, il Super Tuesday mette in palio circa un terzo di tutti i delegati. E’ chiaro come i risultati di questa giornata siano quindi un forte indicatore del probabile candidato di ciascun partito politico.
Il Super Tuesday 2020
Innanzitutto, bisogna premettere che Joe Biden viene dalla super vittoria in South Carolina, lo stato più popoloso tra quelli chiamati al voto prima del Super Tuesday. Le primarie nello Stato del Palmetto portavano con sè un’altra incognita: il South Carolina è stato anche il primo stato a maggioranza afroamericana a esprimersi. Questo ha comportato, di fatto, l’eliminazione ufficiosa dalla corsa dei candidati Buttigieg e Klobuchar, a corto ormai di fondi e di speranze. Anche Sanders ha visto ridursi il suo vantaggio: i candidati, nel ritirarsi, hanno infatti dato il loro sostegno a Joe Biden e sono apparsi insieme a lui a Dallas.
Biden is back
Questa notte, però il plot twist. Joe Biden ha capovolto la situazione, in un modo senza precedenti. L’ex vicepresidente Usa ha vinto con margini molto ampi in Virginia e North Carolina: stati grandi, popolosi, ma soprattutto etnicamente diversi e cruciali per le presidenziali di novembre. Si è assicurato dei delegati proprio negli Stati sui quali Sanders puntava maggiormente. Il tornado Biden non si è poi fermato qui: ha trionfato al Sud, vincendo in Oklahoma, Arkansas, Tennessee e Alabama. Ha vinto al Nord: nel Minnesota, nel Maine e nel Massachusetts. Questi ultimi tre luoghi non sono meno significativi degli altri: il Minnesota è lo stato di Klobuchar, il Maine era il fiore all’occhiello per Sanders, il collegio dove aveva stravinto nel 2016 e il Massachusetts, con il suo orientamento generalmente molto a sinistra, sembrava potesse essere un campo di battaglia favorevole per Sanders. Assegnato a Biden anche il Texas, uno degli stati più influenti del paese.
Delusione Sanders
Sanders, invece, è tornato a casa con un magro bottino, se non fosse per la vittoria in California: il Vermont, il Colorado e lo Utah gli hanno accordato la loro preferenza, ma con risultati molto inferiori a quelli previsti o, comunque, con il fiato sul collo di Biden. Le operazioni di scrutinio sono ancora in corso e serviranno alcuni giorni per avere percentuali precise e definitive in merito, ma una cosa è certa: una California non basterà a compensare la disfatta di Sanders altrove.
Ehm, Bloomberg?
Bloomberg, invece, è andato pure peggio. In molti stati non ha nemmeno raggiunto la soglia di sbarramento per prendere parte alla distribuzione dei delegati. I 18 milioni di investimenti in spot televisivi nella sola Virginia non sono stati sufficienti: Biden ha vinto mettendo sul piatto meno di 400 mila dollari. Disastro pure in North Carolina, una sorta di quartier generale con un dispiegamento di comitati impressionante. Ironia della sorte: pure il Tennessee, lo Stato in cui ha fatto più comizi di tutti, gli ha voltato le spalle. Qui ha vinto di nuovo Biden, che in Tennessee manco si è preso la briga di andarci.
Qualcuno avvisi Elizabeth Warren
Non pervenuta Elizabeth Warren. Anche stanotte ha accumulato sconfitte, senza segnali di ripresa e arrivando terza pure nel suo Stato, il Massachusetts. Lei sembra crederci ancora, dichiarandosi “la donna che sfiderà Trump”, ma forse, come per Bloomberg, è giunto il momento di farsi da parte.
It ain’t over ’til it’s over
Oustider a parte, torniamo all’eroe Bernie Sanders. Nonostante un inizio di campagna entusiasta, i commentatori più avveduti avevano già commentato che, anche in questo caso, Sanders non ce l’avrebbe fatta. E così sembra essere: i risultati sono ancora inferiori a quelli ottenuti dallo stesso Bernie nel 2016 in questo stesso periodo. C’è da ammettere poi che la vittoria di Biden risulta veramente dirompente nello scenario elettorale statunitense. L’ex senatore del Delaware ha infatti vinto in posti così diversi, lontani ed eterogenei a livello di tessuto sociale che, probabilmente, si può iniziare davvero a parlare di coalizione democratica. Ma è anche vero che, come cantava Lenny Kravitz, “It Ain’t Over ’til It’s Over”, che mancano ancora il voto di 32 Stati, e che, soprattutto, il Partito Democratico è sempre un mondo a sé.
Come in tutto il mondo, insomma.
Elisa Ghidini