Lo so, il titolo super-antibiotici contro super-batteri fa sorridere, cosa siano i super-batteri lo sappiamo tutti, anche su questa testata abbiamo parlato più volte di resistenza agli antibiotici e super-batteri, non ripeto quindi quanto già scritto, l’adattamento e l’evoluzione dei batteri è una processo naturale, sarebbe importante perlomeno astenerci dai comportamenti sbagliati che favoriscono l’emergere di ceppi resistenti.
Dall’università del Queensland arriva la notizia che il dottor Mark Blaskovich e il professor Matt Cooper dell’istituto di bioscienze molecolari hanno tentato un nuovo approccio, invece di cercare nuovi antibiotici hanno cercato di rendere super un antibiotico “vecchio” ancora efficacemente in uso ma che sempre più spesso si trova a fronteggiare super-batteri contro cui è inefficace. La ricerca è stata pubblicata su Nature communications.
Come rendere un antibiotico super
Ma che significa che i ricercatori hanno reso un antibiotico super? Il farmaco in questione si chiama vancomicina e fa parte di una classe di molecole organiche chiamate glicopeptidi, i ricercatori hanno fatto qualcosa che la natura fa ma che normalmente l’industria farmaceutica nello sviluppare antibiotici non ha mai fatto, si sono concentrati sulla capacità di far legare il farmaco specificatamente alla membrana cellulare del batterio e non a quella delle cellule umane. Hanno così ottenuto una versione modificata del vecchio farmaco che hanno chiamato vancapticina che ha una alta affinità con la membrana cellulare di batteri resistenti tanto alla vancomicina che alla daptomicina,
La super vancomicina dovrebbe essere efficace, ad esempio, contro lo staffilococco aureo resistente alla meticillina e l’enteroccco resistente alla vancomicina.
L’idea dei super antibiotici: da necessità virtù
Lasciatemi fare una considerazione, in questi tempi di ignoranti antivaccinisti complottisti che gridano contro le case farmaceutiche e la loro sete di profitti, mi viene da dire: perlomeno azzeccassero il bersaglio! perlomeno si lamentassero dei casi in cui davvero le case farmaceutiche (legittimamente) perseguono solo ciò che è conveniente commercialmente.
Sapete cosa ha spinto i ricercatori a cercare di “ringiovanire” i vecchi antibiotici? Blaskovich e Cooper non sono gli unici, ce ne sono in tutto il mondo che stanno perseguendo la stessa strada, spinti dal fatto che le case farmaceutiche stanno abbandonando la ricerca di nuovi antibiotici, è costoso, è difficile e non rende abbastanza da giustificare tanto sforzo, guadagnano molto di più dalle medicine per abbassare il colesterolo e quelle contro il cancro.
La domanda che si pone ora lo stesso professor Cooper è: l’approccio che ha dato origine alle vancapticine potrà essere replicato per altri vecchi antibiotici che stanno incontrando superbatteri resistenti?
Todini Roberto