Sunak vuole frenare il prezzo dei prodotti alimentari di base: il nuovo piano del governo britannico

Regno Unito abbandona le norme ambientali Sunak vuole frenare il prezzo dei prodotti alimentari

Nel solco dell’inflazione galoppante, il governo britannico sta cercando di prendere provvedimenti per ridurre il forte impatto negativo che sta subendo la popolazione: in questo scenario, il premier Sunak vuole frenare il prezzo dei prodotti alimentari di base, sottoponendoli a calmiere.

I provvedimenti

La situazione, nel Regno Unito come in tutta Europa, non accenna a migliorare: l’inflazione continua il proprio trend in salita, mentre le popolazioni ne percepiscono sempre di più gli effetti sulla propria pelle. Tra i vari ambiti toccati da questa crisi, in Regno Unito sta degenerando il prezzo dei prodotti alimentari: per questo motivo l’attuale premier Rishi Sunak, insieme al suo esecutivo, vuole frenare il prezzo dei prodotti alimentari di base. Si è infatti cominciato a lavorare su dei potenziali accordi con le catene dei supermercati, così da calmierare i prezzi.

L’iniziativa giunge quindi nel mezzo di una crescente preoccupazione del governo per la pressione sostenuta sulle finanze delle famiglie a causa dell’inflazione e dell’aumento del costo dei prestiti. Questo provvedimento in particolare sarebbe il tentativo più incisivo di gestire i prezzi dei supermercati dai controlli stabiliti da Edward Heath nel 1973. Tuttavia, il governo insiste sul fatto che qualsiasi azione da parte dei rivenditori deve essere volontaria.

Queste informazione vengono riportate da The Telegraph, che aggiunge anche che il premier starebbe preparando un discorso pubblico per questa settimana per parlare dello stato dell’economia. I funzionari, nel frattempo, cercano di capire quanto a lungo l’inflazione possa persistere ad un livello così alto.

L’inflazione, a lungo sottovalutata

Ovviamente dell’inflazione si parla da molto tempo, e non si tratta di una notizia dell’ultimo minuto. Si può dire che il suo andamento per quest’anno è stato però sottovalutato per diversi motivi, di cui ne riportiamo due. Innanzitutto, è emerso la scorsa settimana come l’inflazione britannica sia scesa meno del previsto nel mese di aprile, con un tasso dei prezzi al consumo del +8,7%, in calo rispetto al +10,1% di marzo, ma comunque più alto delle previsioni che lo vedevano vicino al +8%.

Inoltre, ci si è resi conto di come questa crisi, inizialmente legata al costo dell’energia, si stia spostando verso i prodotti alimentari. Mentre i costi dell’energia, sebbene siano ancora altissimi, sono e, probabilmente, continueranno ad essere in calo (si stima che per il mese di luglio i prezzi medi annuali delle bollette andranno sotto i 2000£), i prezzi dei beni alimentari sono aumentati vertiginosamente, con un incremento della spesa media annuale delle famiglie di 1000£ rispetto ai valori del 2020.

La percentuale di aumento dei prezzi dei beni alimentari si è assestata sopra il 19%, segnando il più grande incremento degli ultimi 45 anni. Per avere un ulteriore termine di paragone, l’attuale Cancelliere Jeremy Hunt aveva affermato lo scorso mese che il tasso di inflazione sarebbe da considerare veramente pericoloso per l’economia quando supera il 10%.

Quando l’inflazione supera il 10%, essa destabilizza l’economia: non è un buon contesto in cui trovarsi. È pericoloso se la si mantiene lì.

In ogni caso, mentre i commercianti sostengono di star semplicemente alzando i prezzi in conseguenza all’aumento dei salari, dei costi dei fertilizzanti e dei prezzi dell’energia, molti prodotti di prima necessità, tra cui latte, uova e olio vegetale, hanno subito aumenti vertiginosi del prezzo nell’ultimo anno.

Sunak vuole frenare il prezzo dei prodotti alimentari, come insegna la linea francese

Gli accordi con i supermercati su cui sta lavorando l’attuale governo seguono un modello già adottato di recente in Francia, in base al quale i principali rivenditori del Paese devono far pagare il prezzo più basso possibile per alcuni prodotti alimentari essenziali. In Francia infatti, i supermercati che hanno aderito all’accordo con il governo hanno identificato i prodotti nei loro negozi che sarebbero stati soggetti al congelamento o alla riduzione dei prezzi. In molti casi, sono stati selezionati appositamente i prodotti a marchio proprio nella misura in cui i rivenditori hanno ritenuto più facile controllarne i costi.

L’accordo era stato annunciato a marzo, quando il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha dichiarato che un tale accordo con i rivenditori avrebbe trasformato il periodo tra aprile e giugno in un “trimestre anti-inflazione“. All’inizio del mese, Le Maire ha dichiarato che l’iniziativa è stata estesa per un altro trimestre, a causa dell’inflazione alimentare che in Francia ha raggiunto il record del 15%. In seguito ha minacciato di aumentare le tasse sui rivenditori “per recuperare gli extraprofitti realizzati ingiustamente sulle spalle dei consumatori” per chi si fosse rifiutato di abbassare ulteriormente i prezzi.

Le polemiche interne

Il proposito di introdurre un sostanziale taglio alle tasse voluto da Sunak e da tutto il Partito Conservatore sembra ormai essere un lontano ideale. Come è stato spesso ripetuto da Sunak e Hunt:

Prima di tagliare le tasse, dobbiamo affrontare l’inflazione e l’indebitamento elevati.

Una fonte proveniente direttamente dal Dipartimento del Tesoro ha però confermato quanto detto prima, ovvero che “l’inflazione alimentare è molto più resistente e difficile da eliminare di quanto avessimo previsto“. Anche i ministri dell’attuale governo si espongono, affermando che i tagli alle tasse sono ormai altamente improbabili fino alla prossima primavera.

Fonti che hanno accesso alle informazioni sul piano di Sunak che vuole frenare il prezzo dei prodotti alimentari, hanno affermato che una tale manovra andrebbe contro al libero mercato, e che potrebbe danneggiare i piccoli rivenditori che perderebbero affari a favore dei supermercati che offrono articoli a prezzo ridotto.

È molto facile puntare il dito contro i commercianti e dire che stanno facendo una fortuna, ma alcuni dei margini con cui operano non sono così grandi. Anzi, sono piuttosto stretti. Le pressioni sono tali che stiamo lavorando con i commercianti per sapere tutto ciò che possono fare per ridurre i prezzi per i consumatori.

Ormai l’attenzione nei confronti dell’inflazione è talmente elevata che lo stesso Hunt ha dichiarato di preferire che il Regno Unito cada in recessione, se ciò comportasse una riduzione dell’inflazione.

Sunak vuole frenare il prezzo dei prodotti alimentari, ma arriva tardi

Le prime impressioni che scaturiscono da questa vicenda è che pure il leader del Partito Conservatore, a cui è tanto caro il taglio delle tasse, sia obbligato a gettare la maschera davanti alla realtà e adottare politiche di controllo del mercato. Nel dibattito online infatti, tra i più schierati, già volano le accuse di socialismo nei confronti di Sunak.

Oltre a comprendere che tali decisioni sono dettate dalla necessità, e che quindi vanno oltre il mero schieramento politico basato sulle chiacchere da bar, è anche fondamentale capire che esse arrivano tardi. Nonostante le analisi sull’aumento dei prezzi (dell’energia in primis) fossero arrivate con largo anticipo rispetto all’inizio della crisi, in Europa e in Regno Unito le poche politiche adottate per impedirne gli effetti negativi sulla popolazione sono state ampiamente inefficaci. Il risultato è che i governi adesso si ritrovano a dover adottare misure che servono sostanzialmente a “metterci una pezza”, con ulteriori scarsi risultati.

Se inoltre, come accennato prima, il piano di Sunak si basa sulla volontà dei rivenditori di aderire a questo progetto (e non su un obbligo vero e proprio, più similmente a come è stato fatto in Francia), viene naturale immaginarsi quanto poco efficace sarà anche questo provvedimento, in uno scenario in cui le grandi catene dei supermercati, per mantenere alti i propri profitti, si rifiutano di collaborare.

Mattia Tamberi

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